Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Wellington/Nuova Zelanda
Beer firm creata nel 2008 dai mastri birrai Stu McKinlay e Sam Possenniskie, dopo aver fatto un giro per il mondo a carpire i segreti del mestiere. Non a caso quindi vengono considerati tra i più innovativi fautori del recente sviluppo della birra arigianale in Nuova Zelanda. Il nome invece è un gioco di parole che deriva dal gruppo musicale rap statunitense Beastie Boys.
La produzione, di chiara matrice inglese e belga, oltre a tre birre annuali, ne contempla, in edizione limitata, altre per ogni stagione.
Le birre, che fanno riferimento alla cultura popolare, vengono di solito abbinate al cibo oppure a musica, film, luoghi o persone.
Per la Nuova Zelanda, le birre vengono sviluppate a Wellington e realizzate presso i birrifici Urbanaut di Auckland e Invercargill, vicino a Invercargill appunto.
Ma l’attività della Yastie Boys va oltre i patri confini. Già nel 2015 Stu McKinlay si trasferì a Londra per dare inizio al progetto di espansione del marchio in Europa. Nel 2017 il progetto raggiunse perfino Sydney. E, quando, nel 2018, arrivò James Kemp, head brewer della Marble Brewery di Manchester, Stu McKinlay si trasferì definitivamente in Inghilterra, dove la birra viene realizzata presso la BrewDog di Ellon.
Yeastie Boys Pot Kettle Black, black IPA di colore ebano e dall’aspetto opaco (g.a. 6%). Lanciata nel 2008, l’anno successivo aumentò il tasso alcolico del 5,2%. Viene prodotta sia in Nuova Zelanda che nel Regno Unito. La carbonazione è da leggera a media; la schiuma moca, di buone dimensioni, sottile, densa, cremosa, anche sufficientemente stabile e aderente. Nella sua elevata intensità, il bouquet olfattivo spande attraenti profumi maltati (dalla mandorla al caramello scuro), vegetali (geranio), floreali (biancospino), fruttati (dal cocco, al melone retato all’uva spina), di torrefazione (caffè, orzo in tazza, cacao); mentre dal sottofondo fanno capolino con insistenza sentori di agrumi, pino, luppolo terroso. Il corpo medio ha una consistenza oleosa un po’ untuosa. Ottimo l’equilibrio che riescono ad allestire con disinvoltura le note tostate del malto e quelle amare, pungenti, di un generoso luppolo agrumato. Il finale si distende maltato, con richiami secchi di cioccolato fondente e liquirizia. Il commiato del retrolfatto appare piuttosto complesso: lunghe sensazioni di luppolo aromatico amaro, pino, malto tostato, caffè, lievito terroso.
Yeastie Boys Inari Biru, golden ale di colore dorato e dall’aspetto alquanto velato (g.a. 4,8%). Viene prodotta nel Regno Unito con luppoli tedeschi, avena e riso Koshihikari, pregiata qualità giapponese. Il nome, in giapponese, significa appunto “birra di riso”, indicata per accompagnare piatti tipici come sushi, sashimi, tempura. La carbonazione è moderata ma un po’ spinosa; la schiuma bianca, enorme, minuta, soffice, cremosa, di media durata e ottima allacciatura. Il bouquet olfattivo ostenta perfetta pulizia nei suoi intensi profumi di malto e cereale fresco, pesca e melone bianco, lime e pompelmo giallo, ginestra e porridge, pepe bianco e luppolo agrumato. Il corpo. medio-leggero, presenta una tessitura piuttosto cremosa. Il gusto, piacevolmente luppolizzato e delicatamente speziato, risulta notevolmente rinfrescante e dissetante, con le sue note di riso e altri cereali tostati, gesso, pino, paglia, lievito, biscotto, erbe, buccia d’arancia; mentre diventa un po’ gommoso quando la birra si riscalda. Ugualmente piacevole si rivela il finale, asciutto e piuttosto amaro. Impressioni fruttate caratterizzano il retrolfatto, in cui una parvenza di dolcezza viene contaminata da un tocco di salinità.