Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Cambridge, Maryland/ USA
Il secondo microbirrificio del Maryland dalla fine del proibizionismo, sorse nel 1989 a Cambridge, in una sezione del vecchio impianto d’imballaggio Phillips, una struttura abbandonata per la produzione di ostriche. Il nome, quello delle oche selvatiche che a ottobre arrivano nel giardino della fabbrica. I fondatori: due avvocati della zona di Washington, Ted Garrish e John Byington, la donna d’affari Nancy Davis e la giornalista Rich Klein. Il mastro birraio, Alan Pugsley.
Originariamente però era un brewpub, in quanto vigevano ancora le leggi dell’era proibizionista che limitavano la produzione e la vendita di alcolici negli stessi locali. E la prima produzione fu la Wild Goose Amber, basata sulla tradizionale bitter inglese.
Con Jim Lutz a presidente della compagnia dal 1991, la Wild Goose s’ingrandì enormemente, apportò un notevole miglioramento alla gamma regolare e stagionale e divenne il più prestigioso microbirrificio dell’East Coast.
Ma ecco che, nel 1997, il marchio Wild Goose fu acquistato dalla Frederick Brewing Company che, l’anno successivo, iniziò la sua produzione a Frederick appunto.
Finita in amministrazione controllata, nel 2006 la Frederick Brewing Company fu rilevata dalla Flying Dog Brewery, sempre di Frederick.
A dicembre del 2010 la Logan Shaw Brewing Company di Washinton acquistò da Flying Dog Brewery il marchio Wild Goose con l’intenzione di abbinarlo alle proprie birre artigianali, senza però mai produrne un lotto.
Alla fine del 2015 il marchio Wild Goose fu venduto alla National Brewing Company di Baltimora, che già alla fine degli anni ’70 aveva smesso la produzione. Pertanto le due birre superstiti del marchio Wild Goose vengono oggi prodotte a Baltimora dalla Oliver Brewing Co.
Wild Goose IPA, india pale ale di colore arancione con sfumature ambrate e dall’aspetto nebuloso (g.a. 6%). Oltre al malto caramello e a un luppolo resinoso, la ricetta prevede aggiunta di frutta matura. Con una media effervescenza, la schiuma, di un bianco piuttosto sporco, sbocca rocciosa, sottile, cremosa, di buona tenuta e allacciatura. Pane, agrumi, caramello e malto tostato dolce, seguiti a ruota da un mix di luppolo floreale/erbaceo/terroso, peraltro supportato, dal sottofondo di fieno, resina e abete rosso, allestiscono un bouquet olfattivo ricco e attraente. Il corpo medio si presenta in una tessitura cremosa tendente all’oleosa. Il gusto, pulito, soffice e vigoroso, dopo un inizio abboccato, assume gradatamente mature, decise, note di luppolo agrumato, vegetali ed erbacee, sfociando in una secchezza di estrema pulizia. La discreta persistenza retrolfattiva propone sottili impressioni fruttate.
Stagionale
Wild Goose Snow Goose Winter Ale, english strong ale di colore marrone con riflessi ambrati e dall’aspetto intorbidato dai sedimenti di lievito (g.a. 5,9%). È un prodotto invernale (snow “neve”), ispirato alle vecchie ale inglesi. La carbonazione è moderata; la schiuma beige, non così generosa, abbastanza sottile, cremosa, di buona ritenzione e allacciatura. L’aroma si apre con uno strano accenno di menta, subito fagocitato da sentori di malto tostato, grano, melassa, fumo, caramello, miele, burro, zucchero di canna; intanto che dal sottofondo si levano spunti di aceto, pino, legno carbonizzato, chiodi di garofano, luppolo agrumato. Il corpo, da leggero a medio, ha una cosistenza abbastanza acquosa. All’inizio il sapore è lievemente dolce, quasi che malto e zucchero di canna, dal naso, si fossero trasferiti in bocca; poi cominciano a prendere quota note amare, di caramello bruciato e luppolo terroso, accompagnate da un tocco di noce moscata e dal discreto calore etilico. Il finale luppolizzato arriva piacevolmente secco, pulito, quasi croccante. Le lunghe sensazioni retrolfattive hanno un tocco dolceamaro, una sorta di combinazione di resina e malto tostato.