Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Kildare/Irlanda
Beer firm nella provincia di Leinster.
Alla Rye River Brewing Company di Celbridge, Alan Wolfe era addetto alla parte commerciale. Nel 2014 vi arrivò l’homebrewer Alex Lawes per imparare, da assistente birraio, il mestiere e mettersi in proprio in capo a un anno. Ma, l’anno successivo, la Rye River rimase senza birraio, e Wolfe convinse Lawes a prendere il suo posto, dandogli carta bianca.
Lawes aprì comunque, nell’aprile 2016, la beer firm potendo realizzare le proprie birre sull’impianto della Rye River. Solo che il nome scelto, White Label, utilizzato da un’altra azienda del settore beverage, dovette essere modificato in Whiplash. Da parte sua, Wolfe accettò di dargli una mano nelle pratiche commerciali, ma solo nel tempo libero.
E invece, a dicembre 2017, i due lasciarono la Rye River per dedicarsi completamente alla Whiplash e producendo le birre sugli impianti della Larkin’s Brewing Co. di Wicklow.
Whiplash Body Riddle, american pale ale di colore oro chiaro e dall’aspetto lievemente velato (g.a. 4,5%); con utilizzo di frumento maltato. Il debutto avvenne a giugno del 2017. Con una morbida effervescenza, la schiuma, di un bianco sporco, si alza non così abbondante, ma fine, cremosa, di buona durata e allacciatura. L’aroma è piuttosto tenue, comunque la sua estrema pulizia consente di distinguere chiaramente i sentori di buccia di limone, succo di pompelmo e aghi di pino che si esaltano sul fresco sottofondo di ananas, mango, frutto della passione. Il corpo medio ha una consistenza che oscilla tra l’acquosa e l’oleosa. Il gusto si snoda quasi setoso, piacevole, seducente, integrando a meraviglia le due componenti, dolce (malto, grano, pesca, avena, frutta tropicale) e amara (resina, erbe, agrumi, pino, luppolo floreale). Il finale, abbastanza secco, risulta più di piccante che terroso. Aggiunge una sensazione di mandorla amara, lo sfuggente retrolfatto.
Collaborazione
Whiplash/Wylam Do You Wanna Touch Me, double/imperial IPA di colore giallo dorato con riflessi arancio e dall’aspetto torbido (g.a. 8,3%). Si tratta di una collaborazione con Wylam Brewery di Newcastle upon Tyne. Mentre il nome è quello di un singolo del cantante glam roch britannico Gary Glitter. Utilizza avena e zucchero candito belga. Con una media effervescenza, la schiuma bianca si alza non così ricca, ma fine, compatta, cremosa, abbastanza durevole. L’aroma è un’autentica esplosione, non tanto fine comunque calda, di frutta tropicale (mango, ananas, melone, papaia, frutto della passione) che, come se non bastasse, si tira dietro sentori di pompelmo, fragola, cereali, uva, pesca; intanto che dal sottofondo esalano, piuttosto sfumati, spunti erbacei, floreali, di luppolo umido. Il corpo medio tende al pieno, in una consistenza oleosa alquanto viscosa. Attraversato da morbide note di lievito speziato, il gusto si snoda, denso, quasi cremoso, in una dolcezza maltata e fruttata tenuta rigidamente sotto controllo dall’amarore di un luppolo a base di erbe e della scorza di agrumi. Molto più che al naso, qui l’alcol sembra si sia sbrigliato più del dovuto, a detrimento, ovvio, della facilità di bevuta. Il finale non dura più di tanto, in un’astringenza resinosa poco piacevole. Di ben più lunga persistenza risulta il retrolfatto, sempre caldo, però stratificato in sensazioni vegetali, terrrose, agrumate, luppolizzate.