Untitled Art

Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Waunakee, Wisconsin/USA
Beer firm nata nel 2016 a opera di Isaac Showaki e Levi Funk. Vediamo un po’ chi erano all’epoca questi due signori.
Isaac, dopo otto anni di consulenza per birrifici, nel 2015 si era messo in proprio, con Octopi Brewing, producendo in prevalenza da contoterzista e commercializzando le sue birre con diversi marchi, l’ultimo, che darà il nome alla beerr firm, Untitled Art.
Levi invece, proprietario della Funk Factory Geuzeria, era un cliente di Octopi, che gli forniva il mosto per le fermentazioni spontanee.
L’enorme crescita, peraltro non così sperata, portò già nel 2019 ad avviare un ambizioso piano di espansione.
La produzione verte principalmente sulle IPA, non disdegnando qualche imperial stout. Ma, a mettersi particolarmente in mostra, sono le collaborazioni con altri birrifici.
Quanto invece alla parte grafica, Untitled Art si ispira al birrificio dell’Ontario Collective Arts Brewing, che mira a fondere la creatività della birra artigianale con i talenti emergenti di artisti, musicisti e registi.
Untitled Art/Bottle Logic Neapolitan Stout, imperial stout di colore marrone molto scuro, quasi nero, e dall’aspetto opaco (g.a. 11%). Sicuramente una delle collaborazioni più importanti, col birrificio californiano Bottle Logic. Con aggiunta di fragole, vaniglia e cacao, cerca di riprodurre nelle vesti di birra una delle torte attualmente più in voga negli Stati Uniti, Neapolitan Cake, evoluzione di un gelato che cominciarono a produrre in America nel secolo XIX gli immigrati napoletani. La carbonazione è morbida e piacevole; la schiuma moca, fine, spessa, cremosa, abbastanza durevole e aderente. Nell’aroma è la fragola a farsi la parte del leone, concedendo comunque sufficiente spazio a sentori di vaniglia, caffè liquido, malto carbonizzato, liquirizia, cioccolato fondente, pane nero, terra fresca, un solo accenno di luppolo; e con delicato sottofondo etilico. Il corpo medio tende al pieno, in una densa consistenza cremosa. Anche nel gusto la fragola si arroga il diritto di aprire le danze, cedendo pian piano all’intromissione di vaniglia, cioccolato al latte, zucchero di canna, melassa, liquirizia. Ne risulta un sapore piuttosto dolce ma non stucchevole, che comunque, nel finale, raggiunge un buon equilibrio grazie al sottile apporto amaro delle tostature, del cacao e di un luppolo terroso. Da parte sua, l’alcol si comporta in modo elegante: per l’intero percorso della bevuta fa sentire il proprio calore ma piacevolmente. Si rivela abbastanza spinoso il retrolfatto, nel suo compito dissimulatore di indissolubili suggestioni di fragola.