Turbinen Bräu

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Zurigo/Svizzera
Rilevata nel 1984 dalla concittadina Hürlimann, la Löwenbräu di Zurigo venne chiusa due anni dopo. Nel 1996 la Hürlimann si fuse con la Feldschlösschen, e la produzione fu trasferita a Rheinfelden. Dunque, a Zurigo, la produzione di birra era bell’e morta.
Ma nel 1997, grazie ad alcuni appassionati, nella periferia industriale della città, nasceva la Turbinen Bräu, così chiamata perché vicina agli edifici dell’ex fabbrica di turbine Sulzer-Escher Wyss.
Sotto la guida dei mastri birrai Adrien Weber e Roland Rüegsegger, l’azienda ebbe un rapido sviluppo. Nel 2002 poté quindi trasferirsi all’interno della vecchia fabbrica di turbine che, nel frattempo, era stata sottoposta a un radicale intervento di recupero industriale; tanto che, oggi, oltre al birrificio, ospita anche un ristorante (Turbinenhalle) e una sala concerti.
Molto ampia la gamma di birre proposte, sia di alta che di bassa fermentazione, ispirate alla tradizione, non solo tedesca, anche belga e britannica.
Turbinen Gold Sprint, export di colore dorato e dall’aspetto a malapena velato per mancanza di filtraggio (g.a. 5,2%); il fiore all’occhiello del birrificio, nel pieno rispetto del Reinheitsgebot. Con una media effervescenza, la schiuma bianca fuoriesce non tanto fine, ma pannosa, di sufficiente tenuta e aderenza. L’aroma si libera quasi in sordina, a base comunque di malto, cereali, fieno, pane, paglia polverosa, verdure; e con un remoto accenno di luppolo erbaceo. Il corpo medio ha una consistenza parecchio acquosa. Neanche il gusto si esalta più di tanto, anche se pulito, rinfrescante. Cereali e crosta di pane quasi sostituiscono il malto, mentre la responsabilità equilibratrice poggia tutta, ed esclusivamente, sulle spalle di un peraltro poco ispirato luppolo floreale. Il corto finale apporta una croccante secchezza. Non certo più lungo si rivela il retrolfatto, nelle sue amarognole impressioni erbacee con qualche venatura metallica.