Track Brewing Co

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Manchester/Inghilterra
Sam Dyson aveva cominciato a praticare l’homebrewing già ai tempi dell’università. Adesso lavorava a Londra e alloggiava nella zona di Bermondsey. Qui si trova il Bermondsey Beer Mile, un chilometro di strada dove, sotto le arcate della linea ferroviaria, un’alta concentrazione di birrifici (con taproom, beershop, pub) rappresenta la new wave brassicola cittadina. Ma fu un tour in bicicletta negli Stati Uniti, dove conobbe da vicino la loro Craft Beer Revolution, a far scattare l’idea di aprire un mibrobirrificio.
Prima, frequentò un corso sulla produzione della birra; poi, lavorò per qualche tempo alla Camden Town Brewery di Londra; infine, ritornò nella città natale, Manchester, e nel 2014 realizzò il suo sogno, nel Piccadilly Beer Mile, nei pressi dell’omonima stazione ferroviaria. Mentre assumeva la direzione della produzione Matt Dutton, che aveva appena vinto il National Homebrew Champion organizzato dal BrewDog di Manchester.
Superfluo sottolineare che anche questo microbirrifio, la cui produzione è arrivata ormai a 180 birre, ha un debole per le luppolizzatissime IPA.
Track Cotopaxi, double/imperial IPA di colore arancione dorato e dall’aspetto velato (g.a. 8%); commercializzata in fusto da marzo 2016. Il riferimento allo stratovulcano andino intende sottolineare le irruenti caratteristiche, in termini di alcol, aroma e amaro di un’autentica imperial IPA. La carbonazione è moderata; la schiuma crema, fine, spessa, non abbondante ma durevole. L’aroma riesce a mantenere un’intensità costante dei suoi elementi, dalla frutta tropicale agli agrumi, dal caramello al malto biscotto, dal pane morbido alla brioche, dalla vaniglia all’arancia candita; intanto che, dal sottofondo, fanno capolino sentori floreali, di lievito, anche di terra. Il corpo medio ha una ben distinta consistenza oleosa. Nel gusto, l’alcol è fin troppo presente (lo era del resto anche all’olfatto), ma sa adempiere al proprio compito con giudizio, riscaldando il tanto quanto basta, infervorando ovvero ma non disturbando. Calde note di frutta sotto spirito infatti, insieme alla dolcezza della frutta tropicale, da una parte e dall’altra, la leggera speziatura dei lieviti con piacevoli toni pepati, combinano a meraviglia una IPA dall’amarore americano bilanciato dal dolce fruttato di una tripel belga di razza. Il finale, abboccato, caldo e fruttato, pare voglia concedere una breve pausa di preparazione all’ondata di persistenti suggestioni amaricanti.
Track/Wylam Loose Morals, rye IPA di colore arancio sfumato e dall’aspetto opalescente (g.a. 5,9%). Si tratta di una collaborazione con Wylam Brewery di Newcastle upon Tyne. Abbondantemene luppolizzata con gli americani Citra e Idago 7, utilizza anche grandi quantità di segale e avena. Con una media effervescenza, la schiuma bianchiccia sbocca piuttosto grossolana, ma ricca e cremosa, di buona tenuta e allacciatura. Il bouquet olfattico si esalta per freschezza e pulizia dei suoi profumi di pompelmo, lime, cedro, che però lasciano non tanto spazio ai più timidi sentori di frutta tropicale; mentre devono accettare, sia pure a malavoglia, il contributo paritario degli aghi di pino, della segale, di luppoli floreali e speziati. Il corpo medio ha la tipica consistenza a chiazza di petrolio. Anche nel gusto la dolcezza della frutta tropicale si limita al ruolo di deuteragonista, concedendo la libera espressione agli agrumi, alla delicata speziatura della segale, alla resina degli aghi di pino e a una certa terrosità della luppolizzazione. In ogni modo, il livello di amaro non va mai oltre le righe, e l’equilibrio rimane sano e salvo. Nel finale, è la segale a salire in cattedra, con le sue note sia pure blandamente terrose e pepate. Le impressioni del discreto retrolfatto si ispirano invece a un peraltro piacevole amarognolo misto di resina e scorza d’agrumi.