Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Copenhagen/Danimarca
In danese, Two Beers, To Øl vuol dire “due birre”. Si tratta di un’azienda internazionale che produce birra artigianale.
Nel 2005 Tore Gynther e Tobias Emil Jensen si ritrovarono ad avere, come insegnante di fisica e matematica al liceo, nientepopodimeno che Mikkel Borg Bjergsø.
Sotto la guida di Mikkel appunto e insieme ad alcuni altri allievi, cominciarono a praticare l’homebrewing nella cucina messa loro a disposizione dalla direzione scolastica fuori dagli orari accademci, quindi principalmente di notte.
Nello stesso 2005 Mikkel abbandonò la vita accademica per spiccare il volo nel campo brassicolo, diventando cioè Mikkeller. Tore e Tobias invece, che avevano allora solo 16 anni, si decisero a ricalcare le orme dell’ex insegnante nel 2010. Nacque così la To Øl, un’altra birreria zingara, che esordì con la Overall IPA, una collaborazione, inevitabile, con Mikkeller. Mentre la produzione avveniva prevalentemente in Belgio, presso gli impianti della De Proefbrouwerij, la prediletta di Mikkeller.
Nel 2016 fu inaugurato il brewpub BRUS nel quartiere Nørrebro di Copenhagen: bar, negozio, ristorante e birrificio in grado di confezionare la birra in lattina e distribuirla con il marchio To Øl CPH. Seguì l’apertura di un secondo BRUS, in Norvegia, a Oslo. Mentre continuava la collaborazione con Mikkeller e venivano aperti in comproprietà numerosi bar e negozi di birre artigianali in Danimarca, Islanda e isole Faroe.
Intanto, nel 2017, erano arrivati capitali freschi, portati da nuovi soci che avevano rilevato la quota di Jensen uscito dalla società.
Con l’apertura di un vero e proprio birrificio a Svinninge, in Danimarca, dal 2019 cominciò a rendersi sempre più importante l’indipendenza dalla De Proefbrouwerij. E oggi la vasta gamma To Øl annovera più di 400 birre, esportate in oltre 40 paesi di tutto il mondo. Birre di carattere, forti e ricche di sapore.
Da non dimenticare infine le tante collaborazioni, oltre a Mikkeller, con la estone Põhjala, la norvegese Lervig, la scozzese BrewDog.
To Øl Reparationsbajer, american pale ale di colore ambrato tendente al rame e dall’aspetto nebuloso (g.a. 5,8%); una gluten free. È definita “la birra del recupero”, quella birra cioè che consente di affrontare la nuova settimana lavorativa dopo il tour de force etilico del weekend. E i due birrai zingari danesi si vantano di essere riusciti a crearla grazie a studi empirici di qualche anno, con malti pale, Monaco, melanoidin e Caramunich, aggiunta di fiocchi di avena e luppoli Warrior, Amarillo, Centennial e Nelson Sauvin. Fatto sta che per due anni consecutivi (2011 e 2012) la Reparationsbajer ottenne la medaglia d’oro al Beer & Whisky Festival di Stoccolma. Con una media effervescenza, la schiuma ocra sbocca fine, compatta, cremosa, duratura. Freschezza, pulizia ed eleganza presentano un bouquet olfattivo di elevata intensità in cui si esaltano profumi di frutta tropicale, pera, lampone, pompelmo, lime, cedro, erba appena falciata, pino, prezzemolo, dragoncello, biancospino. Il corpo tende al leggero, pur nella sua consistenza oleosa. Nel gusto, una dolce base biscottata consente lo snodarsi a proprio agio di note fruttate ed erbacee: e, fin dal primo sorso, si viene deliziati da un equilibrio, a dir poco, perfetto. Una buona vena amara reca, nel finale, uno stuzziucante piccantino. Il lungo retrolfatto rimane carico di lime, pompelmo, mapo.
To Øl First Frontier IPA, india pale ale di colore arancio pallido e dall’aspetto opalescente (g.a. 7,1%). È la prima birra di una mini serie che ha come tema la “frontiera”. Abbondantemente luppolizzata con gli americani Warrior, Simcoe e Centennial, utilizza anche fiocchi d’avena. La carbonazione è piuttosto alta; la schiuma biancastra, ricca, sottile, compatta, cremosa, di notevole durata. L’olfatto, con eleganza e pulizia, elargisce profumi agrumati, floreali, di frutta tropicale, resina, pino, rosmarino; e, non appena la birra si riscalda, esala qualche dolce sfumatura di pesca e albicocca. Il corpo, medio-leggero, ha una consistenza alquanto oleosa. Nel gusto, si nota subito la scarsità della componente maltata, a tutto vantaggio dell’amarore, che viene a malapena contrastato da uno spunto caramellato e dalla dolcezza dell’alcol, supportati dall’avena. Con il suo secco piccantino, il finale non fa che agevolare le lunghe impressioni amaricanti del retrolfatto.
To Øl Sesson, saison di colore dorato sfumato e dall’aspetto lievemente velato (g.a. 4.6%). Appartiene alla Session Series, inaugurata nel 2014. Luppolizzata con Citra, Simcoe e Mosaic, utilizza un po’ di destrosio per alleggerire il corpo e accentuare gli altri aromi. Con una vivace effervescenza, la schiuma bianca, ricca, densa e pannosa, ostenta resistenza e allacciatura. Il bouquet olfattivo è un mix organico di profumi, floreali, agrumati, tropicali, con un sottofondo rustico di paglia, acido di frumento, speziato di lievito. Il corpo, decisamente leggero, dispone anche di una spiccata consistenza acquosa. Frutta, malto, agrumi, lievito, spezie, erbe e pino allestiscono, a loro volta, un notevole equilibrio gustativo, con una secchezza che spalanca le porte al finale amaro, pulito e gradevole. Erbe aromatiche e scorza d’agrumi connotano invece le sfuggenti impressioni retrolfattive.
To Øl Fall of Man, imperial porter di colore nero ebano impenetrabile (g.a. 11,4%). Il nome vuol dire ”la caduta dell’uomo”. Utilizza caffè, vaniglia e cacao. La carbonazione è quasi piana; la schiuma moca, ampia, fine, compatta, cremosa, tenace. Caffè liquido e in grani, fruit cake, orzo tostato, cioccolato fondente, malto bruciato, allestiscono un elegante bouquet olfattivo all’insegna dell’alcol; mentre dal sottofondo fanno capolino vaniglia, liquirizia, cenere, quercia. Il corpo pieno si esalta nella sua consistenza cremosa. Tostature, caffè, liquirizia, cioccolato amaro, vengono bilanciati, nel gusto, dal caramello, dalla vaniglia, dalla marmellata di lamponi, dalle prugne secche. Mentre, in prossimità del traguardo, l’acidità del malti scuri e la generosa luppolizzazione hanno il compito di consegnare al finale un palato asciutto, da ripulire del minimo residuo zuccherino. Da parte sua, l’alcol, che si è limitato a un discreto riscaldamento in fase di degustazione, esplode nella lunga persistenza retrolfattiva, a infervorare le già coinvolgenti suggestioni di caffè, liquirizia, tostature.
To Øl Jule Mælk, imperial stout di colore nero profondo impenetrabile (g.a. 15%). Il nome vuol dire “il latte di Natale”. Potente birra natalizia dunque invecchiata in botti di rovere nuove. Non utilizza spezie, ma tanti tipi di malto, diverse varietà di luppolo, lattosio in abbondanza e zucchero di cassonade. La carbonazione è molto bassa; la schiuma marrone, imponente, fine, compatta, cremosa, tenace. Al naso, si mette subito in evidenza la dolcezza della melassa e dello zucchero caramellato; mentre rimane in sottofondo un pur scalpitante sentore aspro di marasca. Il corpo pieno ha una consistenza decisamente oleosa. Nel gusto, il primo a comparire è il caramello, cui tiene dietro un confuso pot-pourri in cui si distinguono a malapena note di malto torrefatto, frutta secca, lattosio, cioccolato, butterscotch, caffè espresso, umami, soia, melassa, liquirizia dolce, prugna e uvetta sotto spirito, anche catrame e, di nuovo, asprezza di marasca. L’alcol, superfluo sottolinearlo, avvolge sia l’olfatto che il palato; ma lo fa con accortezza, addirittura facendosi desiderare in momenti di voluto rilassamento. Nel finale, si mette invece distintamente in mostra l’effetto dell’invecchiamento in botte nuova, con toni legnosi, asciutti e di un amaro erbaceo. E, ciliegina sulla torta, l’ampia ricchezza retrolfattiva, con le sue sensazioni facilmente riconoscibili e ben distinte tra loro: caffè, tostature, frutta scura, tabacco, fumo, cioccolato e… tutto il calore del brandy.