Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Rogerstone/Galles
Una delle realtà più moderne e dinamiche gallesi, in un grande villaggio, rione e comunità di Newport.
L’ingegnere Gareth (“Gazz”) Williams aveva ereditato dal nonno la passione dell’homebrewing; ma iniziò a praticarla, nel solito garage, soltanto nel 1996, insieme al cognato Bradley Cummings, ingegnere anche lui.
Finì che, acquistato uno stabile di 3 mila metri quadri nell’area industriale di Maesglas, con un impianto da 10 barili, nel 2012 aprirono il microbirrificio Tiny Rebel (che vuol dire “piccolo ribelle”).
La produzione cominciò con la FUBAR e la Urban IPA. Ne seguirono altre (oggi se ne contano almeno 200), comprese le immancabili barrel aged, con distribuzione in alcuni pub della zona.
Nel 2013 fu aperto, a Cardiff, il primo bar di birra artigianale, Urban Tap House, seguito, nel 2015, da una filiale nella propria città, Urban Pop Up. Nel 2016 entrambi i locali saranno ribattezzati Tiny Rebel.
Sempre nel 2015, con il premio della Cwtch di “Migliore Birra della Gran Bretagna”, al Great British Beer Festival di agosto, la Tiny Rebel diventava il birrificio più giovane, e il primo nel Galles, ad aver ottenuto un simile riconoscimento.
Infine, a gennaio del 2017, grazie a un piano di espansione da 2,6 milioni di sterline, poté trasferirsi in una location molto più grande; e, con un impianto da 30 barili, avviò il potenziale produttivo a passare, dagli 800 ettolitri annui iniziale, a quello dei 50 mila. Il mese successivo comparvero anche le prime lattine.
Tiny Rebel FUBAR, american pale ale di color rame con sfumature aranciate e dall’aspetto chiaro (g.a. 4,4%). La prima realizzazione, e l’orgoglio della casa: una pale ale inglese pesantemente luppolizzata in stile statunitense. Per due anni consecutivi (2012 e 2013) fu “campione di Scozia”. FUBAR sta per Funked Up By A Rebel, dall’acronimo militare che vuol dire “una fesseria senza confini” (Fucked Up Beyond All Reason). La carbonazione è quasi piana; la schiuma, di un grigio perla, sottile, pannosa, stabile e aderente. Arancia, mandarino e fiori allestiscono un bouquet olfattivo pulito ed elegante, anche abbastanza intenso; con, in sottofondo, qualche alito biscottato, di miele, pasta frolla, marzapane. Il corpo medio ha una consistenza acquosa quanto basta. Nel gusto, un morbido tappeto di caramello, miele, malto biscotto, si mette al servizio della generosa luppolizzazione, con una presenza certamente percepibile, ma così delicata da lasciare in primo piano l’ondata di amarore citrico e agrumato. E la corsa termina proprio così: con un amaro, adesso di moderata intensità, che si fonde con la secchezza di note terrose ed erbacee. È invece la scorza d’arancia a rendere piccanti le brevi suggestioni del retrolfatto.
Tiny Rebel Urban IPA, india pale ale di colore ambrato e dall’aspetto velato (g.a. 5,5%). Seconda realizzazione, dopo la FUBAR, intende innestare nella IPA britannica l’amarore proveniente da luppoli americani, centroeuropei e svoleni. Per il birrificio infatti IPA sta per “Intercontinental Pale Ale”. Con una moderata effervescenza, la schiuma avorio sbocca sottile, densa, cremosa e di buona tenuta. Il bouquet olfattivo non si esalta certo per intensità; ma i suoi profumi si liberano freschi, puliti, eleganti: mandarino, ananas, mango, frutto della passione, polpa d’arancia, in primo piano e più in secondo, malto biscotto, foglie, luppolo lievemente citrico. Il corpo medio tende al leggero, in una consistenza oleosa un po’ untuosa. All’inizio, il gusto si propone con la dolcezza del malto biscotto e del caramello; ma presto si evolve, prima, in note di frutta tropicale, poi, in un amaro floreale e speziato. Anche il finale risulta abbastanza amaricante, da scorza di pompelmo e lime. Si rivelano invece piuttosto resinose e legnose, nel loro piccantino, le impressioni del discreto retrolfatto.
Tiny Rebel The Full Nelson, american pale ale di colore dorato tendente all’arancio e dall’aspetto confuso (g.a. 4,8%). Un’altra realizzazione del 2012, con malto Münchener e luppolo neozelandese Nelson Sauvin. La carbonazione è piuttosto sostenuta; la schiuma bianca, fine, compatta, cremosa, tenace. L’aroma non possiede tanta complessità; si sviluppa comunque fresco, pulito, elegante, nei suoi profumi di frutta tropicale, malto, uva, grano, pesca, arancia, cui, dal sottofondo, conferiscono una certa asprezza sentori di luppolo floreale, uva spina, cedro, pompelmo, lime. Il corpo leggero dispone di una scorrevolissima consistenza acquosa. Nel gusto la situazione si capovolge: è l’asprezza degli agrumi a menare le danze, mentre la dolcezza del malto e della frutta si rassegna al ruolo di base. Ne guadagna sicuramente l’equilibrio, e la birra non fatica a rinfrescare, dissetare, con la sua secchezza che si consolida nella pur brevità del finale. Le languide impressioni retrolfattive sanno di un fruttato abbastanza amaro.
Tiny Rebel Cwtch, amber ale di colore ambrato scuro e dall’aspetto nebuloso (g.a. 4,6%). Utilizza sei tipi di malto caramellato e tre varietà di luppolo agrumato americano. Nel 2015 fu premiata dalla CAMRA come “Migliore birra della Gran Bretagna”. La carbonazione è abbastanza contenuta; la schiuma ocra, sottile, densa, cremosa, di buona durata e allacciatura. Al naso, i profumi di agrumi e frutta tropicale prevalgono nettamente sui timidi sentori di caramello e malto tostato. Il corpo leggero dispone anche di una consistenza parecchio acquosa. Il gusto ostenta freschezza ed equilibrio, con i luppoli americani che, grazie al loro amarore agrumato, riescono a contrastare adeguatamente i malti tostati peraltro supportati dalla dolcezza della frutta tropicale. Con la sua aspra secchezza, il finale ripulisce il palato del minimo residuo zuccherino. Pertanto non fatica certo il discreto retrolfatto a imporre le proprie suggestioni amaricanti, di resina, pino, terra.
Tiny Rebel Clwb Tropicana IPA, american IPA di colore dorato e dall’aspetto lievemente velato (g.a. 5,5%). Fece il suo debutto nel 2016, infarcita di succo di frutta (ananas, mango, pesca, frutto della passione). Con una carbonazione piuttosto contenuta, la schiuma bianca esce fine, spessa, cremosa, sufficientemente stabile. L’aroma è intenso e ricco di frutta tropicale; ma non mancano, anche se più tenui, sentori di agrumi, vegetali a tratti resinosi e con qualche sfumatura di terriccio umido. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza pressoché acquosa. Generosamente luppolizzato all’americana ed enfatizzato dalla frutta tropicale, il gusto scorre a proprio agio su robusta base maltata, senza mai dare segni di sbilanciamento. Il finale, asciutto, elegante, persiste nel suo amarore erbaceo e agrumato. Nel retrolfatto, c’è un fagace ritorno della frutta tropicale che permea le impressioni vegetali e resinose.