Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Bangkok/Thailandia
ThaiBev è il nome più conosciuto della Thai Beverage Public Company Limited. Fu fondata nel 2003 dall’uomo d’affari e miliardario thailandese Charoen Sirivadhanabhakdi (nome familiare concesso nel 1988 dal re Bhumibol di Thailandia.
Nel 2012 estese la propria attività all’estero rilevando la Fraser and Neave (F & N), una società altamente riconosciuta a Singapore con un portafoglio di numerosi marchi rinomati. Proseguì, nel 2017, con una partecipazione del 75% nel Grand Royal Group (GRG), il maggior operatore nel mercato del whisky in Myanmar; nonché l’acquisizione del 53,59% di Saigon Beer-Alcohol-Beverage Joint Stock Corporation (Sabeco), un produttore di birra leader in Vietnam.
Sicché oggi la ThaiBev è la più grande azienda thailandese e una delle più grandi aziende produttrici di bevande del Sudest asiatico.
Una delle attuali più grandi società quotate a Singapore (nel 2006 ad un prezzo IPO di $ 0,28), ha una capitalizzazione di mercato superiore a US $ 17 miliardi.
Con attività in quattro segmenti (alcolici, birra, bevande analcoliche e cibo), ha 173 filiali, tra cui 18 distillerie, 3 birrifici e 11 stabilimenti per la produzione di bevande analcoliche in Thailandia.
La produzione di birra ebbe inizio nel 1994 col marchio Chang (che vuol dire “elefante”, l’animale culturalmente primordiale in Thailandia), utilizzando riso per il mercato nazionale e puro malto per quello estero. Furono quindi sviluppati un marchio Chang Light e un marchio Archa. Nel 2015 i tre marchi furono sostituiti dal nuovo marchio Chang Classic.
Chang Classic, lager di colore paglierino pallido (g.a. 5,2%, 5,5% in alcuni mercati asiatici); con utilizzo del riso. Con un’effervescenza abbastanza spinta, la schiuma bianca fuoriesce a bolle enormi, compatta, cremosa, ma non dura più di tanto. L’aroma è dolciastro e granuloso, a base di malto, paglia, cereali, pane; mentre, più in là, si percepiscono labili sentori di luppolo erbaceo e lievito speziato. Il corpo medio tende al leggero, in una consistenza decisamente acquosa. Anche il gusto risulta alquanto abboccato con alcuni livelli di malto granuloso alla base, qualche nota di mais, frutta matura, zucchero di canna; a tenere in piedi un equilibrio decente, ci pensa un po’ di luppolo amarognolo col supporto di qualche scorza di agrumi. Il finale, secco, pulito, accenna alla frutta acerba. Le impressioni dello sfuggente retrolfatto sanno tanto di erba e di terra.