Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Leça do Balio/Portogallo
Leça do Balio, fino al 1999 Leça do Bailio, è un villaggio nel comune di Matosinhos, nel distretto di Porto. Qui, agli inizi dell’industrializzazione del settore delle bevande, fu costituita nel 1890, a opera di sette fabbriche, alcune delle quali attive da diversi decenni, la CUFP (Companhia União Fabril Portuense das Fábricas de Cerveja e Bebidas Refrigerantes).
Durante il periodo rivoluzionario portoghese, che seguì la Rivoluzione dei garofani, nel 1975 la CUFP fu nazionalizzata. Due anni dopo lo Stato ristrutturò il settore, unendo le cinque società nazionalizzate in due, Centralcer e Unicer-União Cervejeira (CUFP, Imperial e Copeja).
Nel 1988 Unicer fu trasformata di società a responsabilità limitata con capitale pubblico di maggioranza e con la denominazione Unicer- União Cervejeira, SA. Questo, grazie al suo sviluppo economico e finanziario: la produttività si era più che triplicata, superando i 300 milioni di litri; mentre, con una costante concentrazione sulle esportazioni, la birra che lasciava il Paese superava i 4 milioni di litri.
E fu proprio con la Unicer che il Governo iniziò il processo di privatizzazione: al 49 % del capitale, nel 1989, seguì, l’anno successo, il 51 % detenuto dalla Stato.
Negli anni Novanta Unicer continuò a investire nella modernizzazione tecnologica in tutti i suoi settori, rafforzando la propria leadership. Mentre già dal 1992 produceva e commercializzava il marchio Carlsberg in Portogallo.
Alla fine del 2000 la Unicer-União Cervejeira, SA cambiò il nome in Unicer-Bebidas de Portugal, SA; l’anno successivo diventò invece una holding, riorganizzando e potenziando le varie unità aziendali.
È del 2017 invece il nome attuale, dalla birra più famosa, la Super Bock.
Il gruppo Super Bock è una società con la maggioranza del capitale portoghese e centro decisionale in Portogallo. Il gruppo Carlsberge possiede soltanto il 44%.
La più grande azienda di bevande portoghese, oltre che nei settori delle birre, dell’acqua in bottiglia, delle bevande analcoliche, del sidro e del vino, svolge la propria attività anche nella produzione e nella vendita del malto, addirittura nell’ambito del turismo.
È anche il più grande esportatore portoghese di birra, in oltre 50 paesi, con la Super Bock nel ruolo della birra portoghese più venduta nel mondo.
Cerveja Super Bock Classic, helles bock/maibock di colore dorato (g.a. 5,8%). Prodotta secondo il metodo tedesco, risulta una delle birre portoghesi più conosciute, con una quota del mercato interno del 3%. È, questo, il risultato raggiunto con un investimento di circa 5 milioni di euro, per una birra “forte e corposa”, a dir del produttore, destinata ai consumatori frequenti. Con una carbonazione abbastanza contenuta, la schiuma bianca, a pori fini, sbocca, abbondante, compatta, cremosa, tenace. L’aroma, di sicuro non esplosivo, sa comunque rendersi piacevole con un croccante maltato, sostenuto peraltro da sentori di caramello, fieno, frutta e un alito di alcol. Il corpo medio si propone in una consistenza leggermente oleosa e un po’ pesante. Il gusto, sospinto da brio e carattere, propende alquanto per la dolcezza e, con la connivenza di un pacato luppolo erbaceo, riesce a esprimersi deliziosamente equilibrato e intenso. Il finale si ostina nel richiamo della frutta secca. Nella sua scarsa persistenza, il retrolfatto esala invece suggestioni in cui convivono caramello e un leggero amaro terroso e tostato.
Cerveja Cristal, lager di colore giallo pallido (g.a. 5,1%). Conosciuta anche come Cristal Pilsener, figura tra le più popolari del Paese nella sua tipologia. Con una media effervescenza, la schiuma bianca risulta abbastanza generosa, un po’ grossolana, comunque di buona tenuta e allacciatura. L’aroma si apre un po’ sottotono, con malto dolciastro e granuloso, mais, paglia e sentori a malapena percettibili di luppolo. Il corpo tende decisamente al leggero, nella sua peraltro consistenza acquosa. Anche nel gusto la componente maltata, con pane, miele e cereali, parte il quarta apportando una certa amabilità con una base talmente solida da non lasciar prevedere alcun cambiamento; invece, già a metà del discreto percorso, un’ondata amara si alza lentamente anche se non riesce a comporre del tutto l’equilibrio per la sua scarsa efficacia. Un amaro più deciso compare nel corto finale, ma si dilegua tra le sensazioni quasi metalliche dello sfuggente retrolfatto.
Cheers Preta Sem Álcool, lager analcolica di colore mogano chiaro (g.a. 0,5%). Utilizza anche mais e orzo non maltato. I valori nutrizionali sono leggermente superiori alla media. La carbonazione tende un po’ verso l’alta; la schiuma beige fuoriesce abbastanza copiosa, sottile, cremosa, di giusta durata e allacciatura. L’aroma si estrinseca con una certa dolcezza, a base di malto tostato, caramello, pane di segale, e con qualche accenno di caffè e liquirizia. Il corpo, decisamente sottile, ha la tipica consistenza acquosa. Anche il gusto, come a fare il contrappunto all’olfatto, si snoda altrettanto impresso dal malto, favorito dal sottofondo ben riconoscibile di mosto e lasciando, a ogni sorsata, un lieve appiccicume al palato. Il corto finale ha il compito di ripulitura con la sua secchezza. Qualche fugace sensazione vinosa salta fuori dallo striminzito retrolfatto.