Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Osaka/Giappone
Nel 1899 Shinjirō Torii aprì a Osaka, nell’isola di Honshū, il negozio Torii Shōten per la vendita di vini importati.
Nel 1907 il negozio iniziò a vendere un vino fortificato, chiamato Akadama Port Wine.
Per espandere ulteriormente l’attività, nel 1921 Torii trasformò il negozio nella società Kotobukiya e, due anni dopo, costruì la prima distilleria giapponese di whisky di malto, la Yamazaki Distillery.
Nel 1924 ebbe inizio la produzione di whisky. Cinque anni dopo, avvenne la vendita di Suntory Whisky Shirofuda, il primo whisky single malt giapponese che, nel 1963, diede il nuovo nome all’azienda, Suntory appunto. Nello stesso anno, la Musashino Beer Facrory iniziò la produzione della Suntory Beer.
Nel 1997 la società divenne l’unica imbottigliatrice, distributrice e licenziataria giapponese dei prodotti Pepsi.
Nel 2009 Suntory diventò una società di partecipazione denominata Suntory Holdings Limited e stabilì: Suntory Beverage & Food Limited, Suntory Products Limited, Suntory Wellness Limited, Suntory Liquors Limited, Suntory Beer & Spirits Limited, Suntory Wine International Limited e Suntory Business Expert Limited.
Sempre nel 2009, Suntory annunziò che stava negoziando una fusione con la Kirin, trattativa fallita l’anno dopo. Ancora nel 2009, acquistò Orangina, marchio del gruppo francese Orangina Schweppes, e le bevande energetiche della Frucor (filiale di Danone in Australia e Nuova Zelanda).
Nel 2013 debuttò nella borsa di Tokyo, raccogliendo quasi 4 miliardi di dollari.
Nel 2014 acquistò il più grande produttore americano di bourbon, la Beam Inc., ribattezzandola Beam Suntory e diventando così il terzo più grande produttore di alcolici al mondo. Nello stesso anno, acquistò i marchi Lucozade e Ribena della britannica GlaxoSmithKline.
Quanto all’attività birraria, con 8 milioni di ettolitri annui, Suntory figura al 30° posto tra i grandi produttori mondiali, con una quota di mercato dello 0,4%. Mentre in Giappone si distingue senz’altro dai concorrenti per la qualità dei suoi prodotti: decisamente morbidi e, cosa insolita per il Paese, di puro malto.
Suntory Malt’s The Draft, premium lager di colore giallo dorato (g.a. 5%); il prodotto di punta. Con una moderata effervescenza, la schiuma bianca sbocca fine, compatta, cremosa, e di appena sufficiente durata e allacciatura. Al naso, per la sua delicatezza, il malto appena si percepisce; mentre spirano, ugualmente, deboli ma persistenti, sentori dolciastri di cereali, contrastati energicamente, sino a venir fagocitati, da un luppolo floreale con sfumature erbacee. Il corpo, medio-leggero, ha una consistenza acquosa un po’ appiccicosa. Nel suo regolare percorso, un morbido gusto maltato viene costantemente attraversato da infiltrazioni amarognole che danno brio ed equilibrio alla bevuta. Il finale arriva pulito e secco, con qualche richiamo di cereali; ma sfocia in un corto retrolfatto resinoso dove si fanno ben valere le suggestioni amaricanti del luppolo.
Suntory Craft Select IPA, india pale ale di colore paglierino leggermente aranciato (g.a. 6,5%). Con una moderata effervescenza, la schiuma bianca fuoriesce fine, spessa, abbastanza persistente e di bella allacciatura. Anche l’aroma si apre piuttosto tenue, comunque pulito e fresco, a base di malto dolciastro, caramello, agrumi, cereali, pino, citronella, resina, biscotto, luppolo erbaceo: tutti gli elementi ad apportare il loro contributo per un delicato bouquet di gradevole finezza. Il corpo medio presenta la tipica consistenza a chiazza di petrolio. L’imbocco è ispirato a un malto dolciastro, supportato da caramello, polpa di agrumi e frutta tropicale; ma pian piano emergono le note sempre più amare di un luppolo a base di erbe con cui si chiude la corsa abbastanza lunga e regolare. La sufficiente persistenza retrolfattiva, nella sua secchezza, prosegue con intense impressioni amare, di resina e scorza di pompelmo.