Stigbergets Bryggeri

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Göteborg/Svezia
Nella strada Oscarsgatan di Göteborg è documentata l’attività di un birrificio, chiamato Stigbergets, tra il 1722 e il 1824. Senza alcun legame con esso, nel 2013, i proprietari del ristorante Kino, all’interno del teatro Hagabion, e l’ex homebrewer Olle Andersson, aprirono un microbirrificio per servire il ristorante appunto e alcuni altri bar. Seguì l’apertura, sempre all’interno del teatro, del Bar Kino, con nove spine per la birra della casa.
Con la distribuzione infine delle bottiglie tramite il monopolio Systembolaget, all’inizio del 2016 si rese indispensabile portare il potenziale produttivo annuo a 400 mila ettolitri. Sempre di bene in meglio, la capacità produttiva fu aumentata a 800 mila ettolitri nel 2018, con spostamento dell’attività nel sobborgo di Ringön.
Nonostante fossero le porter lo stile preferito di Olle Andersson, fu con le IPA che il birrificio cominciò a farsi un nome, prima, in Scandimavia, poi, in altri paesi europei. Precisamente, seguendo la moda americana del New England; anche se il birraio sosteneva di continuare quella che era stata la sua produzione casalinga.
Sicché le torbidissime birre Stigbergets, caratterizzate dall’assenza di filtraggio e dall’utilizzo di cereali non maltati, come frumento e avena, vengono luppolizzate nell’ultima fase della bollitura e sottoposte a dry hopping molto spinti.
Stigbergets Amazing Haze, india pale ale di colore arancio pallido e dall’aspetto torbido (g.a. 6,5%); con doppio dry hopping di Mosaic e aggiunta di avena. La carbonazione è piuttosto bassa; la schiuma biancastra, minuta, compatta, cremosa, sufficientemente durevole. L’aroma è una vera e propria esplosione di luppolo, con eleganti, freschi, pungenti, succosi, sentori di agrumi e di frutta tropicale. Il corpo medio ha una consistenza spiccatamente oleosa. Il gusto si snoda molto secco, pulito, gradevole, con l’amarore piccante e alquanto terroso del luppolo opportunamente ammorbidito dalla leggera effervescenza e, soprattutto, dall’avena. L’alcol, che è rimasto molto ben coperto per l’intera durata della bevuta dal carattere fruttato della birra, si sbriglia nel finale, ma con discrezione, come a voler instaurare col suo tepore un sincero rapporto di cordialità. Più rigido si rivela invece il rampicante nel retrolfatto, costringendo la base maltata a tirar fuori le unghie per non soccombere, a detrimento dell’ultima prova di equilibrio.
Stigbergets American Pale Ale Amarillo Citra, american pale ale di colore arancio pallido e dall’aspetto fangoso (g.a. 5,2%); con utilizzo dei luppoli americani Amarillo e Citra appunto. Con una moderata effervescenza, la schiuma bianca emerge sottile, compatta, cremosa, di ottima tenuta e aderenza. L’aroma si apre fresco e pulito, ricco e intenso, con sentori di frutta tropicale, agrumi, malto, caramello e, più in là, fiori, erbe, luppolo fruttato. Il corpo medio tende decisamente al leggero, in una tessitura abbastanza acquosa. Nel gusto, l’ingresso, timidamente ispirato a cereali e cracker, cede presto il campo a succose note di frutta tropicale che scivolano pian piano in una consistenza amarognola, di pino, erba fresca, luppolo agrumato. Nella secchezza del finale si nota una certa acidità da uva spina. Piuttosto lungo, il retrolfatto accenna insistentemente a croccanti suggestioni di cereali.
O/O Brewing/Göteborg
Ma Olle Andersson, birraio della Stigbergets Bryggeri, insieme all’amico d’infanzia Olof Andersson (anche lui con un passato da homebrewer e impegnato nel marketing a Copenhagen), nel 2012 aveva aperto la beer firm O/O Brewing servendosi ovviamente dell’impianto della Stigbergets.
Nel 2017 la beer firm divenne microbirricifio, con sede a Hisingen (vicino all’aeroporto). A quel punto, Olle Andersson lasciò la Stigbergets, sostituito dai birrai Lucas Monryd e Andreas Görts, titolari della beer firm All In Brewing con produzione presso diversi birrifici.
O/O Narangi, india pale ale di colore arancio pallido e dall’aspetto velato (g.a. 6,8%). Narangi, in hindi “arancia”, allude al carattere agrumato conferito dalla pesante luppolizzazione con Mosaic, Citra e Columbus. La carbonazione è abbastanza contenuta; la schiuma bianca, ricca, compatta, cremosa, tenace. L’aroma, fresco e pungente, è sotto il dominio incontrastato degli agrumi, che consentono alla frutta tropicale soltanto qualche labile indizio. Il corpo medio ha la tipica consistenza a chiazza di petrolio. Nel gusto, secco e pulito, il deciso amarore del rampicante è ottimamente bilanciato dalla delicata, ma solida, base di cereale. Il finale è un invitante pot-pourri di note resinose, erbacee, piccanti. Succose impressioni di agrumi connotano la discreta persistenza retrolfattiva.