Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Aigen-Schlägl/Austria
Siamo nel distretto di Rohrbach, in Alta Austria. Il birrificio è quello dell’abbazia di Schlägl, fondata nel 1218 dai premostratensi. La produzione della birra, sicuramente iniziata molto prima, è documentata però dal 1580.
Nel 1865 l’impianto produttivo, dalle cucine, fu spostato nell’ex granaio, oggi la Stiftskeller, dove poter mangiare e degustare le birre della casa. Nel 1954 infatti la produzione venne trasferita in un moderno edificio al di fuori dell’abbazia, per aumentare la capacità e dotarsi di una moderna linea d’imbottigliamento che confeziona anche la birra del birrificio trappista Engelszell.
Sotto la guida del mastro birraio Reinhard Bayer, la produzione, tipicamente artigianale, propone tradizionali birre ben luppolizzate, con appena una nota di malto, ma ricche di sapore.
Schlägl Doppel Bock, doppelbock di colore oro antico (g.a. 7%); una produzione invernale, disponibile da novembre. Con una moderata effervescenza, la schiuma biancastra si leva alta, solida, croccante, di eccellente tenuta. A dominare l’olfatto sono profumi di miele, cereali, malti dolci, biscotto, caramello, mela rossa, frutta secca a guscio, lievito; con sullo sfondo sentori di erbe, agrumi, luppolo floreale; e solo una sfumatura di diacetile. Il corpo, medio-pieno, ha una consistenza cremosa, quasi di burro fuso. Il gusto, morbido e scorrevole, caldo e avvolgente, inizia amabile, con predominio del caramello che, a metà corsa, cede il campo alla frutta matura, a sua volta, seguita da un delicato amarore erbaceo e, in prossimità del traguardo, da una lieve, rinfrecante, acidità. Il finale risente abbastanza del riscaldamento alcolico, nella sua secca dolcezza persistente. Le lunghe impressioni del retrolfatto sono all’insegna di malti tostati amarognoli, di un erbaceo piccante, di una certa terrosità per niente sgradevole.
Ma la specialità della casa è:
Schlägl Roggen Gold, roggen bier di colore dorato e dall’aspetto opaco (g.a. 4,9%). La carbonazione è decisamente bassa; la schiuma bianca, abbondante, fine, cremosa, di lenta dissoluzione. L’aroma dà subito l’impressione di essere alquanto piccante; presto però entrano in scena, armonicamente tra loro, sentori floreali, di malto dolce, frutta secca, segale, lievito, caramello, miele, biscotto, fiocchi di mais. Il corpo appare piuttosto sottile, nella sua consistenza oleosa. Il gusto si snoda morbido e asciutto, con intense note floreali, agrumate e fruttate: la dolcezza prova più volte a imporre il proprio dominio, ma un buon luppolo amaro è costantemente in agguato a scongiurare il minimo pericolo di stucchevolezza. Nel finale si ripete lo scontro tra cereale e amaricante, ed è quest’ultimo a conquistare un leggero vantaggio con un’incisiva impronta mentolata. Il corto retrolfatto è invece un inno alla segale, con delle suggestioni croccanti e speziate.