St. Stan’s Brewery

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Modesto, California/USA
Garith Helm e sua moglie Romy rimasero talmente affascinati dalla birra durante un viaggio in Germania che, tornati in patria, presero subito a documentarsi sulla produzione tedesca.
Cominciarono i tentativi, seguirono altri soggiorni all’estero… finché non venne alla luce una altbier, non tanto diversa da quella di Düsseldorf. Gli esperimenti continuarono, sempre di bene in meglio. Nel 1981, anche per l’incoraggiamento degli amici, i coniugi Helm decisero di costruire un piccolo birrificio nei pressi della loro abitazione. A lavori ultimati, iniziarono la produzione: era il 1984. Sei anni dopo, per l’inarrestabile domanda, dovettero pensare a mettere su qualcosa di più ampio respiro.
E il nuovo complesso, al centro della città, conteneva un negozio di articoli da regalo, un ristorante, e il più grande brewpub della California. Quella insomma che era nata come provinciale attività di famiglia, con birre soltanto per la spina, “sfornava” adesso un’infinità di prodotti che, dagli Stati Uniti, arrivarono a invadere il mondo intero.
Si esaltavano in modo particolare le crude altbier, di carattere estremamente morbido e delicato. Venivano elaborate secondo la birrificazione ibrida di Düsseldorf (alta fermentazione e maturazione a freddo).
Poi, nel 2015, arrivò la chiusura; seguita però, due anni, dalla riapertura con birrificio artigianale e sala da ballo. Mentre riprendeva la produzione delle “vecchie” birre unitamente a delle nuove.
St. Stan’s Red Sky Ale, red/amber ale di colore ambrato profondo e dall’aspetto lievemente velato (g.a. 5,8%). Utilizza il 98% di malto d’orzo e il 2% di malto di frumento; il luppolo tedesco Tettnang e gli americani Cascade e Fuggle. La carbonazione è abbastanza contenuta; la schiuma beige, fine, cremosa, di scarsa durata e senza allacciatura. L’aroma, dolcemente maltato all’inizio, finisce per esairirsi tra i legnosi sentori di un luppolo floreale. Il corpo medio ha una consistenza piuttosto acquosa. Anche il gusto attacca con un certo orientamento alla dolcezza; ma viene man mano equilibrato da un fresco amarore di luppolo e dalla raffinata asciuttezza del frumento. Nella persistente secchezza del finale si sviluppa un’altrettanto ostinata nota di acidità. Le suggestioni del retrolfatto evidenziano la netta predominanza di malto tostato con un flebile richiamo di luppolo terroso.