Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
San Francisco, California/USA
Birrificio artigianale fondato, nel quartiere Hunters Point, nel 1997 da Steve Bruce e Forest Grey.
Nel 2015, grazie a un prestito ottenuto dalla Union Bank, ebbe inizio l’espansione. Ma le cose andarono male, così male che, a distanza di due anni, l’azienda finì in amministrazione commissariale.
A maggio del 2017 la Speakeasy Ales and Lagers fu rilevata dalla Hunters Point Brewery, una holding appartenente a Ces Butner, ex distributore di birra di Oakland.
Le birre, nella loro grande varietà, sono organizzate in serie distinte. Parecchi loro nomi riportano all’epoca del proibizionismo, allorché furoreggiavano mafiosi e criminalità organizzata.
Speakeasy Big Daddy IPA, india pale ale di colore ambrato e dall’aspetto lievemente velato (g.a. 6,5%). Proposta nel 1998, oggi è il fiore all’occhiello dell’azienda e occupa circa il 50% delle vendite. Con una carbonazione mediobassa, la schiuma bianchiccia emerge non abbondante ma densa, cremosa, di buona persistenza. L’olfatto si esprime fresco, pulito, con profumi di luppolo floreale, aghi di pino, agrumi, menta, che coprono abbastanza i più tenui sentori di fondo, come malto, frutta tropicale, miele, caramello. Il corpo, medio-pieno, ha una consistenza oleosa alquanto untuosa. Il gusto si propone fruttato e luppolizzato, caramellato e terroso, floreale e speziato, perfettamente bilanciato e con estrema facilità di bevuta. Nel finale si concentrano la resina e la scorza di pompelmo, introducendo una lunga suggestione retrolfattiva piacevolmente secca e amara.