South Australian Brewing Company

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Adelaide/Australia
Nacque, come South Australian Brewing, Malting, and Wine and Spirit Company, nel 1888 a Thebarton (oggi sobborgo interno-occidentale di Adelaide) dalla fusione di Kent Town Brewery (fondata nel 1856), West End Brewery (fondata nel 1859) e Rounsevell & Simms’s Wine and Spirit Buniness.
Nel giro di poco tempo vennero assorbite piccole fabbriche, a Broken Hill, a Waverly, a Port Augusta. In seguito, diversi di questi impianti furono chiusi e i loro canali distributivi passarono in eredità alla South Australian.
Nel 1938 il colpo grosso, con il primo birrificio di Walkerville, sobborgo di Adelaide.
Fondata dai coloni inglesi William Colyer e William Williams, la Walkerville Brewery, ammettendo proprietari di alberghi come azionisti e assorbendo piccoli birrifici, nel 1898 divenne Walkerville Cooperative Brewery. Dopo varie fusioni, trasferì le sue operazioni a Southwark (ora parte di Thebarton). Nel 1920 risultava la più grande azienda birraria del Sud Australia. Nel 1925 veniva quotata alla borsa di Adelaide. Acquistata poi dalla South Australian, nel 1949 fu ribattezzata Southwark Brewery.
Negli anni Sessanta la South Australian ottenne per un certo periodo la licenza di produrre la Guinness. Stipulò quindi un accordo di collaborazione con l’unica altra fabbrica di birra dell’Australia Meridionale, la Cooper’s, produttrice di ale.
Nel 1980 cessò l’attività l’impianto della West End; quello della Kent Town, aveva già chiuso da tempo. Pertanto l’intera produzione era concentrata nello stabilimento della Southwark, uno dei più tecnologicamente avanzati del mondo.
Infine, nel 1993, la South Australian Brewing Company fu acquistata da Lion Nathan.
Oggi l’azienda controlla circa il 70% del mercato meridionale del Paese. Le sue birre hanno un carattere un tantino più secco rispetto a quelle degli altri grandi produttori australiani.
Southwark Old Stout, foreign extra stout di colore nero con venature rosse in controluce e dall’aspetto totalmente opaco (g.a. 7,4%). Realizzata nello stile della vecchia russian imperial stout, in base a una ricetta messa a punto 40 anni fa, è disponibile solo in bottiglia. Ed è una delle birre scure preferite in Australia, soprattutto come scaldino invernale. Con una carbonazione ridotta ai minimi termini, la schiuma moca esce abbondante, densa, cremosa, di buona durata e allacciatura. L’olfatto è ricco, intenso, pulito, a base di cacao amaro, malto tostato, caffè, vaniglia, caramello, liquirizia, melassa, cioccolato fondente; e con sfumature fruttate (in particolare, mela), di limone, erbe fresche. Il corpo medio tende al pieno, in una consistenza leggermente sciropposa. Sotto l’egida di un luppolo terroso e floreale si concentrano, nel gusto, forti sapori di caffè, malto torrefatto quasi bruciato, cioccolato fondente, con una sottile venatura acida da tostature. Il finale ostenta un equilibrio eccezionale, tra le sue note dolciastre, tostate e luppolizzate. Le persistenti suggestioni retrolfattive risultano, prima, aspre e astringenti, poi, calde e cioccolatose.
West End Draught, lager di colore oro ambrato (g.a. 4,5%). Con una media effervescenza, la schiuma bianca, soffice e cremosa, non abbonda ma dura abbastanza. L’aroma si esprime tenue e pulito, a base di malto granuloso, frutta, mais, limone, grano, cartone; e con sentori di fondo provenienti da erbe, metallo, verdure. Il corpo appare piuttosto snello, in una consistenza parecchio acquosa. Nel gusto troviamo ancora, accompagnato da note erbacee e vegetali, un malto granuloso che scorre a proprio agio in un alveo di luppolo secco. Il corto finale ha un piacevole sapore di cereali. Una suggestione di straordinaria freschezza connota lo sfuggente retrolfatto amarognolo.