Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Pottstown, Pennsylvania/USA
Pete e John Giannopoulos aprirono un primo Sly Fox Brewhouse & Eatery a Phoenixville nel 1995 e un secondo a Royersford nel 2004; infine, nel 2012, un grande birrificio a Pottstown, con sala degustazione e pub.
Grazie alle oculate e lungimiranti decisioni aziendali, nonché all’abilità dei mastri birrai Bill Moore e Brian O’Reilly, la Sly Fox è oggi considerata uno dei principali birrifici artigianali del Mid-Atlantic. La sua produzione, di 19 mila ettolitri annui, viene distribuita, non solo in Pennsylvania, anche negli stati di New York, Delaware, New Jersey, Maryland, Virginia e Washington.
Da annotare infine che, durante la Craft Beer Revolution americana, l’azienda fu tra le prime a utilizzare la lattina. E, al Great American Beer Festival del 2007, la sua Sly Fox Pikeland Pilsner fu la prima birra in lattina nella storia a vincere la medaglia d’oro.
Sly Fox Rte. 113 India Pale Ale, india pale ale di colore ambrato carico con riflessi ramati e dall’aspetto leggermente velato (g.a. 6,6%). È considerata la migliore birra, nella sua tipologia, del Medio Atlantico. Utilizza senza risparmio i migliori luppoli del Pacifico nordoccidentale e inglesi. Con una media effervescenza, la schiuma ocra erompe sottile, densa, cremosa, sufficientemente stabile. A dominare il ricco e gradevole bouquet olfattico sono chiaramente i luppoli, con i loro profumi floreali e agrumati, erbacei e resinosi; in secondo piano, emergono sentori di malto, caramello, miele; abbastanza lontano alita invece qualche richiamo terroso e di carruba. Il corpo medio tende al pieno, in una consistenza spiccatamente oleosa. Una robusta base di malto caramellato, col supporto della fresca frutta tropicale, regge abbastanza bene l’intenso, inarrestabile, amarore della pesante luppolizzazione. Verso il finale, l’equilibrio accusa qualche segno di cedimento; ma subentra in suo aiuto la secchezza con un taglio netto, come a voler voltar pagina. Infatti la lunga persistenza retrolfattiva propone suggestioni resinose, amare sì, ma avvolte in un cordiale alone etilico.