Schutzenberger

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Schiltigheim/Francia
A volte chiamato Schutz, è un birrificio alsaziano indipendente e uno dei più antichi del Paese.
Fu fondato da Jean Melchior Klein nel 1740 a Strasburgo come Brasserie Royale, e diventò il fornitore ufficiale della corte. Ma pare che già nel 1715 sullo stesso sito esistesse una fabbrica di birra.
Nel 1766 Jean-Daniel Scutzenberger sposò la vedova del proprietario, Anne-Catherine Klein Bickelhaub.
Durante la rivoluzione francese, la Brasserie Royale divenne la Grande Brasserie de la Patrie.
Con l’importazione, per primo, della tecnica di bassa fermentazione, nel 1844 Louis Scutzenberger fece scavare le prime cantine a Schiltigheim, dove nel 1838 s’era costruita la villa e dove, tra il 1864 e il 1866, trasferì il birrificio.
Finita in amministrazione controllata nel 2005, l’anno successivo la Grande Brasserie de la Patrie Schutzenberger dovette chiudere i battenti per la liquidazione giudiziaria dell’Alta Corte di Strasburgo.
Ma eredi e azionisti non si arresero, decisi a preservare i marchi e riprenderendere l’attività, cosa che avvenne nel 2013.
Il birrificio dispone di ristorante-bar. Mentre, tra le poche birre tornate in produzione spiccano Jubilator e Patriator.
Schutzenberger Jubilator, helles bock/maibock di colore dorato (g.a. 6,8%). La carbonazione è bassa; la schiuma bianca, sottile, cremosa, tenace. L’aroma si libera con il dominio di un malto granuloso e pulito; intanto che spirano sentori, in secondo piano, di luppolo floreale e, dal fondo, di erbe, fieno, mais, paglia, caramello. Il corpo medio ha una consistenza leggermente cremosa. Nel gusto, è ancora il malto a tentare il predominio per mancanza di secchezza; ma presto arriva un’ondata di luppolo appunto secco e legnoso, e l’equilibrio viene sufficientemente stabilito, fin verso il traguardo, quando si leva una lieve acidità per il benestare definitivo. Il finale dura abbastanza, in un mix di malto caramellato e luppolo piccante e speziato. Non si mostra da meno la persistenza del retrolfatto, con impressioni amarognole, erbacee e resinose.
Schutzenberger Patriator, scottish ale, versione wee heavy, di colore ambrato scuro (g.a. 6,8%). Con una media effervescenza, la schiuma beige, enorme e cremosa, non ha lunga durata. L’aroma non è molto intenso, regala comunque un bel bouquet di biscotto e caramello, frutta secca e cacao, prugna e uvetta; mentre dal fondo spira un caldo alcol accompagnato da una sfumatura torbata. Il corpo medio ha una tessitura leggermente oleosa. Nel gusto si avverte una certa corrispondenza con le precedenti sensazioni del naso: la dolcezza del biscotto e del caramello, della prugna e dell’uvetta, viene sufficientemente bilanciata dalle note amaricanti della frutta secca e acide dei malti scuri; mentre l’alcol continua nel suo riscaldamento, ma con la massima discrezione. Il finale, che dura abbastanza, va pian piano asciugandosi per sfociare in una consistenza amara di mandola. Nell’articolata ricchezza retrolfattiva esplode una gamma di suggestioni, e si mettono in particolare evidenza pepe, carbone, quercia.