Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Tuntenhausen/Germania
Il castello di Maxlrain, nell’antico Sundergau (oggi in gran parte equiparato al distretto di Bad Aibling), viene menzionato per la prima volta, sotto il nome di Mahsminreini, in un documento del secolo IX come proprietà del vescovo di Freising.
Ne divennero in seguito proprietari i Maxlrain, una dinastia di conti che, assurti a potenti maestri, acquisirono il regno di Waldeck, con la sua città principale di Miesbach.
Nel 1577 il castello fu distrutto da un incendio. Ricostruito in tardo gotico tra il 1582 e il 1585, fu rimaneggiato in stile rococò nel 1720 dal pittore e stuccatore bavarese Johann Baptist Zimmermann.
L’ultimo conte della dinastia Maxlrain fu Johann Joseph Maximilian Veit, che morì nel 1734 senza eredi maschi. La figlia sposò un conte di Satzenhofen e, nello stesso periodo, ottenne dal principe Max Joseph III il permesso di produrre birra.
Nel 1870 il castello fu acquistato dal conte Max Graf von Arco-Zinneberg per il proprio figlio Ludwig che costruì un birrificio esterno più moderno nell’ala a ovest, come è giunto fino a noi.
Nel 1936 il castello fu venduto al conte Leo di Hohenthal e Bergen, i cui figli morirono nel corso della seconda guerra mondiale.
Nel 1982 Christina, la nipote del conte Leo, sposò Erich, principe di Lobkowicz. E, a tutt’oggi, sia il castello che il birrificio, con annessi e connessi, sono nelle mani loro e dei cinque figli.
La produzione ha prevalente carattere artigianale, con uso di macchinari ridotto all’indispensabile. Anche la distribuzione è essenzialmente regionale. Quanto alla qualità, parlano i tanti riconoscimenti ottenuti dall’azienda. Tra essi, nel 2016, 500° anniversario del Reinhetsgebot, il titolo di “migliore birreria della Germania” della DLG (Deutsche Landwirtschafts-Gesellschaft, Società Tedesca per l’Agricoltura).
Maxlrainer Festbier, oktoberfest/märzen di colore oro antico (g.a. 5,5%); birra natalizia, realizzata con una miscela di malti chiari e scuri. Con una media effervescenza, la schiuma bianca si leva abbondante, fine, cremosa, stabile. L’intensità olfattiva è abbastanza elevata, con cereali, miele, fiori di montagna, crosta di pane, malto, erbe aromatiche, e una ventata dolciastra di alcol; come appare gradevole la finezza. Il corpo leggero tende al medio, in una consistenza oleosa pressoché appiccicosa. Le stesse sensazioni avvertite al naso si trasferiscono in bocca, dove trovano freschezza ed equilibrio grazie a un delicato amarore di luppolo e a una contenuta acidità. Il finale, asciutto e pulito, reca calde note di whisky. Impressioni amabili di malto granuloso caratterizzano la lunga persistenza del retrolfatto.
Maxlrainer Schloss Trunk, kellerbier di colore ambrato chiaro e dall’aspetto piuttosto velato (g.a. 5,3%); offerta in bottiglia con tappo meccanico. Con una moderata effervescenza, la spuma bianca sbocca sottile, cremosa, tenace. L’aroma si apre abbastanza granuloso e dolce, con odori floreali e fruttati; più in sottofondo, di pane, miele d’acacia, biscotti, lievito, agrumi. Il corpo, da leggero a medio, presenta una trama decisamente acquosa. Le sensazioni del palato non si discostano più di tanto da quelle olfattive, a eccezione di un amarore erbaceo abbastanza incisivo che caratterizza, nella funzione di equilibratore, la seconda parte del percorso. Il finale eroga, nella sua pur secca brevità, un mix di malto e tostature, nocciola e mandorla. Dallo sfuggente retrolfatto spirano impressioni burrose di lievito.
Maxlrainer Aiblinger Schwarzbier, schwarzbier di colore marrone con sfumature ambrate e rosso rubino e dall’aspetto opaco (g.a. 5%). È dedicata a Aibling, dal 1895 Bad Aibling e dal 1933 con lo status di città. Si trova a cinque chilometri dal birrificio e, nelle sue terme, il medico Desiderius Beck nel 1845 cominciò a praticare dei trattamenti con i fanghi. Con una scarsa effervescenza, la schiuma beige emerge densa, pannosa e di ottima tenuta. Malti scuri, pane nero, caramello, frutti di bosco, prugna, cioccolato, tostature, caffè, liquirizia, fumo, uvetta, si elevano a protagonisti di un ricco bouquet olfattivo pulito ed elegante. Il corpo, da medio a leggero, ha una consistenza alquanto acquosa. Caramello, biscotto, frutta, malto, liquirizia, noci, trovano nelle tostature e in lievi note terrose il pendant di un buon equilibrio gustativo; mentre la fresca nota acida è un omaggio del caffè e dei frutti scuri in decomposizione. Il finale è a metà strada fra l’amabilità del malto e la secchezza del luppolo. Anche il retrolfatto deve a caramello e tostature le sue piacevolissime impressioni dolceamare.
Maxlrainer Pils, pilsener di colore dorato pallido (g.a. 4,9%); prodotta con malti bavaresi e luppoli provenienti dalla regione dell’Hallertau. Con una carbonazione decisa, la spuma bianchissima sprizza ricca, sottile, cremosa, di lunga durata ed eccellente aderenza. L’aroma si esprime ai minimi livelli intensivi: sentori erbacei e floreali, di frutta e malto, non vanno al di là di una finezza normale. Il corpo, prettamente sottile, ha una tessitura oleosa un po’ untuosa. Nel gusto, un luppolo erbaceo e speziato defluisce sulla base dolciastra maltata e fruttata prendendo via via note sempre pià aspre, terrose, amare. Il finale apporta qualche suggestione dolce di lievito. Ma il retrolfatto è lì in agguato, col suo secco amarore.