Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Stockport/Inghilterra
Birrificio regionale nel Metropolitan Borough della Greater Manchester.
Nel 1838 William Robinson acquistò da Samuel Hole la locanda Unicorn Inn. Nel 1849 il figlio maggiore, George, produsse la prima birra, Robinsons Ale.
Nel 1859 il figlio di George, Frederic, comprò un magazzino sul retro della locanda per aumentare la capacità produttiva. In poco tempo la birra Robinsons era disponibile in tutti i pub dell’area intorno a Stockport.
Per controllare la qualità della birra venduta, dal 1878 Frederic iniziò ad acquistare case pubbliche. Alla sua morte, nel 1890, 12 pub servivano esclusivamente i prodotti Robinsons.
Oggi, i pub Robinsons sono più di 300, dislocati nel nordovest dell’Inghilterra e nel nord del Galles.
Ma, nel 2015, aveva avuto inizio anche l’acquisto di tutta una serie di birrifici. L’ultimo colpo, e il più grosso, avvenne nel 1982, con la Hartley’s Brewery di Ulverston (nel Cumbria), risalente al 1755.
Nel 1991 anche alla Hartley’s toccò la triste sorte della chiusura e la sua produzione venne trasferita a Stockport. Mentre l’attrezzatura fu venduta a Paul Theakston, impegnato nell’apertura della sua Black Sheep (vedi).
Sempre nelle mani dei discendenti del fondatore (quinta-sesta generazione), la Robinsons Brewery è un’impresa moderna che nulla ha tolto alle tradizioni di famiglia, pur dovendo tener conto dell’evoluzione brassicola. Anche le vecchie stalle per i cavalli Shire, utilizzati nelle occasioni importanti, sono rimaste lì, accanto alla fabbrica di Lower Hillgate, una specie di torre tradizionale rimasta invariata nella sua capacità originaria e dalla quale escono ogni anno 35 mila barili di birra.
Hartley’s XB, ordinary bitter ale di colore ambrato chiaro (g.a. 4%). Si tratta di un marchio della ex Hartley’s Brewery, creato nel 1949 dal capo birraio Eric Simpson. La carbonazione è alquanto bassa; la schiuma crema, fine, densa, pannosa, di buona tenuta e allacciatura. L’aroma si espime con una certa dolcezza, a base di malto tostato, lievito, agrumi, frutta, caramello, biscotti, luppolo legnoso. Il corpo, piuttosto sottile, ha anche una consistenza spiccatamente acquosa. Su solida base di luppolo speziato e terroso defluisce un sottile sapore di malto la cui secchezza sminuisce la scalpitante amabilità fruttata. Il finale, abbastanza debole, reca ancora qualche sfumatura dolce. Impressioni di resina, con qualche richiamo metallico, definiscono l’equilibrio nella corta persistenza del retrolfatto.
Robinsons Old Tom, old ale di colore marrone scuro con riflessi rubino (g.a. 8,5%). Prende il nome dal gatto, il cui musetto rotondo è riportato sul colletto della bottiglia, che viveva nel birrificio quando, nel lontano 1899, il prodotto fu concepito. Uno dei più armoniosi esempi dello stile, ha vinto prestigiosi premi, tra cui World’s Best Ale e Champion Beer of Britain. La carbonazione è da leggera a media; la schiuma caramello, sontuosa, fine, cremosa, resistente. Nell’elevata intensità olfattiva, malto tostato, caffè, marzapane, carruba, melassa, cioccolato, frutta matura e dolce, zucchero bruciato, sono attraversati da sentori ossidativi e da una diffusa percezione di liquirizia che contribuiscono a rendere gradevole la finezza. Il corpo, pieno ma non pesante, ha una consistenza oleosa. Le prime sorsate sanno di caffè, noci, cioccolato e liquirizia; seguono note di fichi secchi, datteri, uva passa; e, intanto, arriva il piacevole amarognolo del luppolo, mentre la delicata acidità delle tostature ripulisce la lingua dal caramellato del malto. Da parte sua, l’alcol, nelle vesti di un vino liquoroso, riscalda con discrezione il palato. Il finale, abbastanza lungo, è di un amaro erbaceo con suggestioni di menta. Stuzzicanti impressioni di fumo si esaltano in un croccante retrolfatto tostato.
Robinsons Unicorn, best bitter ale di colore dorato/rame (g.a. 4,3%). È la pluripremiata ammiraglia della casa, originariamente chiamata Robinsons Best Bitter appunto. Fu creata nel 1896 da Frederic per il padre William, presso la Unicorn Inn, da cui ha preso successivamente il nome. Con una carbonazione da morbida a piatta, la schiuma bianca fuoriesce spessa, cremosa, di buona resistenza e stabilità. Pane, caramello e miele; malto tostato, erbe e luppolo floreale; paglia, fieno e zucchero; uva spina, terra e frutta: sono gli elementi impegnati seriamente nell’allestire un bouquet olfattivo di elevata intensità e finezza attraente. Il corpo, tra leggero e medio, ha una trama grassa tendente a cremosa. Il gusto si snoda con discreta fluidità, iniziando dolce e pieno di malto, passando quindi a una consistenza moderatamente amara, seguita, a sua volta, da una delicata nota acidula fruttata. Solo nel finale comincia a prender piede un amaro deciso, che rimane però piacevolmente nelle suggestioni retrolfattive sotto le sembianze della scorza di limone/pompelmo con uno sfuggente richiamo della paglia ammuffita.
Robinsons Old Tom Whit Chocolate, old ale di colore ambrato carico tendente al marrone (g.a. 6%); pastorizzata. Originariamente etichettata come Robinsons Chocolate Tom, prese l’attuale denominazione nel 2011. La ricetta fu sviluppata in collaborazione con il celebre cioccolatiere Simon Dunn. La carbonazione è piana; la schiuma beige, minuta, cremosa, durevole e aderente. L’olfatto esprime con delicatezza i suoi profumi di malto tostato, caffè, lattosio, uva passa, caramello, prugne, vaniglia, cioccolato al latte, sottile bourbon; intanto che il luppolo rimane discretamente sullo sfondo. Il corpo medio si propone in una consistenza squisitamente cremosa. Anche nel gusto il luppolo preferisce fare da base, bilanciando “attentamente” le note del malto tostato, del cacao zuccherato, della vaniglia, del caramello, della frutta matura. La lieve punta di acidità in prossimità del traguardo è opera delle tostature; il calore che infervora piacevolmente l’intero percorso invece, il “debito” tributo dell’etanolo. Il finale si dilunga abbastanza nel suo amarore erbaceo che viene però mitigato man mano dalla vaniglia, blanda inzialmente, poi determinante. Impressioni alcoliche e di cioccolato fondente riscaldano e danno la carica, rispettivamente, alla discreta persistenza del retrolofatto.