Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Mannheim/Germania
Antica azienda del Baden-Württemberg il cui nome, in inglese, vuol dire “albero di quercia”. Da documenti ufficiali risulta che nel 1679 il Comune accordò la licenza per una taverna con birreria annessa (all’epoca, a Mannheim, esistevano circa 25 fabbriche di birra) al vallone Jean du Chêne. Il birrificio, in Mauritzgasse (oggi Quadrat Q 5), fu chiamato “Zum Eichbaum”, dal nome del proprietario: Chêne si traduce in tedesco “Eichbaum” appunto.
Dopo nove anni di guerra, nel 1689 Mannheim era completamente distrutta. Ricostruita la città, nel 1717 John Blanckart, di Hanau, riaprì sullo stesso sito la birreria osteria “Zum grünen Eichbaum”, che divenne una delle più popolari della città e beneficiò del grande sviluppo economico di Mannheim nel secolo XVIII.
Nel 1827 l’azienda fu rilevata da Heinrich Forschner, di Schriesheim, che spostò il birrificio dall’altro lato del fiume Neckar, lasciando in Mautitzgasse i locali per la degustazione. Continuarono l’“opera” due ricercatori, i fratelli Hoffmann, che, nel 1870, ampliarono la fabbrica nelle dimensioni giunte ai giorni nostri.
Nel 1881 la Eichbaum fu trasformata in società, e continuò la sua espansione.
Prima della grande guerra, risultava una delle 100 più grandi fabbriche di birra tedesche. Ma, nel 1918, con l’occupazione alleata, il suo mercato era in ginocchio. Nel 1929 cercò riparo, prima, nella collaborazione, poi, nella fusione con la chiusa Werger Brauerei di Worms. Nacque la Eichbaum Verger Brauereien, con sede a Worms.
Col nazismo, poiché il 18% delle azioni era in mano a ebrei, all’azienda fu vietata la vendita di birra. Solo nel 1936, con l’uscita degli ebrei, la fabbrica iniziò una buona ripresa. Ma era in agguato la seconda guerra mondiale, che le tagliò letteralmente le gambe.
Terminata la guerra, la Eichbaum Verger Brauereien divenne fornitore principale dell’esercito degli Stati Uniti. Con una rapida ripresa, nel 1966 la fabbrica vendette ben 440 mila ettolitri di birra.
Poi, nel 1970, la quota di maggioranza della Eichbaum Verger Brauereien fu acquistata dalla Henninger di Francoforte sul Meno. E, con le misure di austerità adottate nel 1978, venne chiuso lo stabilimento di Worms, mentre la sede della fabbrica ritornava a Mannheim.
Nel 1991 la Freiberger Brauhaus, in Sassonia, che nel 1948 era diventata proprietà dello Stato, passò alla Eichbaum Verger Brauereien. Poi, nel 1996, il gruppo di società Gebrüder März, l’azionista di maggioranza della Henninger, fallì. Nel 1999 Dietman Hop, uno dei cinque fondatori della SAP (la multinazionale europea per la produzione di software) rilevò la quota di maggioranza della Henninger e, l’anno dopo, costituì, a Mannheim, la ACTRIS, società madre di un gruppo di bevande e immobiliare. E, chiaramente, la Eichbaum Verger Brauereien divenne di sua proprietà.
Nel 2001 la ACTRIS iniziò il ritiro dal mercato delle bevande per concentrarsi sul settore immobiliare a Francoforte. Vendette quindi il marchio Henninger alla Binding, programmando sul suo sito la costruzione, entro il 2016, di uffici e appartamenti. Infine, nel 2006, anno del completo ritiro dal mercato delle bevande, la ACTRIS vendette la Freiberger Brauhaus al Radeberger Gruppe. Per la Eichbaum Verger Brauereien invece veniva annunciato un management buy-out da parte dell’ex Consiglio ACTRIS. Nasceva così, alla fine del 2009, la Privatbrauerei Eich-baum.
La produzione attuale va oltre 1 milione 600 mila ettolitri all’anno, in una vasta gamma di tipologie e con gradazioni alcoliche diverse.
Quanto invece all’acqua utilizzata, c’è da fare una precisazione. Per la vicinanza della fabbrica al cimitero principale di Mannheim e l’estrazione da tre pozzi in loco, l’acqua viene affettuosamente chiamata “acqua cadavere” o “Friedhofsbräu”. Ma data la profondità dei pozzi, 103, 118 e 133 metri, non esiste alcun pericolo di contaminazione: l’acqua è isolata da più strati di barriera nella parte inferiore degli strati superiori.
Eichbaum Leichter Typ, light lager di colore dorato (g.a. 2,2%). L’effervescenza è abbastanza vivace; la schiuma, fine e di lenta allacciatura. All’olfatto il luppolo si estrinseca con decisione, accompagnato da deboli sentori di zucchero d’orzo, malto, fieno, agrumi, pane. Il corpo è quasi scarno, con una trama acquosa. Il rampicante ritorna nel gusto, per tessere, col proprio fine amarore, una base al malto di media durata. Il finale arriva secco, di un delicato amaro erbaceo, lasciando uno sfuggente retrolfatto pulito, croccante.
Eichbaum Export, export di colore oro pallido (g.a. 5,5%). Con una carbonazione abbastanza contenuta, la spuma si leva non così abbonandante, mentre presenta una lenta dissipazione. Al naso si sprigiona un morbido aroma di luppolo polveroso, supportato da malto, pasta, frutta, e un pizzico di spezie. Il corpo medio, armonico, ha una consistenza un po’ acquosa. Il gusto, pieno di malto, compie la sua corsa regolarmente, tra note di cereali, agrumi, fieno, mele, e un tocco di limone. Il finale si presenta asciutto e moderatamente amaro. Il retrolfatto appare granuloso, di una luppolizzazione piuttosto astringente e con una piacevole suggestione di nocciola.
Eichbaum Pilsener, pilsener di colore giallo paglierino chiaro (g.a. 4,8%). La schiuma, con una vivace effervescenza, sbocca alta, ricca, ma scompare rapidamente. L’aroma è caratterizzato dall’amaricante, fresco e pungente; mentre fanno da spalla sentori di lievito, erbe, malti dolci, paglia, miele. Il corpo, tra medio e leggero, presenta una tessitura, sì acquosa, però morbida e delicata. Il gusto prende quota agrodolce, più sul lato dolce, per far largo, verso la fine del percorso, alla scalpitante secchezza del luppolo. Secchezza, che s’intensifica al punto da lasciare, nel breve retrolfatto, una gradevole impressione di pulizia con richiamo di una amarore erbaceo.
Eichbaum Ureich Premium Pils, premium pilsner di colore dorato pallido (g.a. 4,9%); il prodotto di punta dell’azienda. Ureich, che significa “originale”, allude al carattere fortemenente luppolizzato. Con una carbonazione abbastanza vivace, la schiuma erompe sottile e compatta. L’aroma è aspramente segnato da un luppolo erbaceo, con qualche accenno di scorza di limone, lievito belga, cereali, e un pizzico di pepe. Il corpo, medio-leggero, presenta una consistenza un po’ acquosa. Anche il gusto reca l’impronta decisa dell’amaricante; mentre il malto rimane nelle note di fondo. Non da meno il retrolfatto, molto asciutto, si rifà al luppolo, dopo un finale un po’ acido.
Eichbaum Schwarzbier, schwarzbier di colore nero (g.a. 4,9%). Elaborata con malto scuro e luppolo settembrino, non subisce il filtraggio. La densa spuma beige, gestita da una carbonazione morbida, scompare quasi immediatamente. L’aroma è quello del malto torrefatto, con sentori, in secondo piano, di caramello, liquirizia, frutta secca, pane, cioccolato, caffè tostato, erbe. Il corpo medio ha una trama piuttosto acquosa. Il gusto sa esprimersi in tutta la delicata dolcezza del malto, erogando, nella breve finitura, una punta di acidità da tostature. Il retrolfatto, a malapena sufficiente, propone impressioni asciutte di luppolo.
Eichbaum Hefe Weizen Hell Alkoholfrei, lager analcolica di colore giallo e dall’aspetto velato (g.a. 0,5%). Viene trattata come una normale lager, e dealcolizzata soltanto alla fine del processo produttivo. Sorprendentemente, anziché il mosto, è il malto a caratterizzare, sia pure in forma vaga, aroma e palato. Addirittura si riscontra, dopo il corto finale secco, una punta di luppolo amaro nel retrolfatto. L’effervescenza è media; la spuma, abbondante e sottile, di ottima allacciatura. Il corpo, da leggero a medio, ha una tessitura tra acquosa e oleosa.
Eichbaum Hefe Weizen Hell, hefe weizen di colore arancio e dall’aspetto tipicamente torbido (g.a. 5%). Con una piacevole carbonazione media, la schiuma si leva alta, compatta e di sufficiente durata. L’aroma è fresco e speziato, con qualche sentore anche di grano, lievito, banana matura, vaniglia. Il corpo medio si presenta in una consistenza piuttosto acquosa. Anche il gusto porta il segno, però delicato, delle spezie, insieme a note di luppolo. La finitura risulta fruttata e citrica. Il retrolfatto, inizialmente dolciastro, finisce per esalare forti impressioni di lievito, frammiste a toni amarognoli e di grano acido.
Eichbaum Hefe Weizen Dunkel, dunkel weizen di colore marrone con riflessi gialli (g.a. 5%). L’effervescenza è piuttosto vivace; la spuma, enorme, cremosa, stabile. L’olfatto e il palato sono caratterizzati da un tenue malto e dallo speziato in cui risaltano con eleganza forti sentori di chiodi di garofano. Il corpo medio si presenta in una trama un po’ acquosa. Il corto finale, alquanto secco e amaro, introduce un non più lungo retrolfatto dalle suggestioni acidule.
Eichbaum Kristall Weizen, kristall weizen di colore dorato e dall’aspetto limpido (g.a. 5%). La schiuma bianca, alta, densa, tenace, è gestita da un’effervescenza abbastanza sostenuta. Nell’aroma fruttato sono evidenti sentori di chiodi di garofano, spalleggiati da vaniglia, scorza di limone, banana matura, caramello, grano leggermente tostato. Il corpo medio tende al sottile, in una tessitura decisamente acquosa. Il carattere brioso, scorrevole, rende la bevanda piacevole e rinfrescante, con i soliti, stuzzicanti, chiodi di garofano che entrano anche nel sapore. Il finale sa di mela verde. Il discreto retrolfatto richiama la banana e, lontanamente, un luppopo erbaceo.
Eichbaum Apostulator, doppelbock di colore rubino (g.a. 7,9%). Con una carbonazione piuttosto piana, la spuma beige fuoriesce minuta, cremosa, ma di rapida dissoluzione. Il malto torrefatto che caratterizza il palato, su base alcolica molto asciutta, si percepisce, prima, distintamente nell’aroma. Il corpo medio presenta una trama da acquosa a oleosa. Il finale è lungo e dolce, con intense note fruttate. Non da meno, di ottima persistenza, il retrolfatto eroga deliziose impressioni di tostature avvolte in un caldo alone alcolico. Una lager insomma che possiamo tranquillamente definire potente, densa, vivace, appagante.