Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Xàtiva/Spagna
Microbirrificio nella comunità autonoma di Valencia. Nato appena nel 2010, il suo progetto entusiasmante, grazie alla originalità, alla qualità e alla presentazione, in pochi anni è riuscito, non solo a ottenere preziosi riconoscimenti nelle competizioni mondiali, bensì anche a conquistare i mercati di ben 21 paesi, tra cui Germania, Francia, Italia, Olanda, Inghilterra, Danimarca, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Messico, Australia.
Ha anche un accordo di joint venture con un birrificio di Buenos Aires, che però produce soltanto La Socarrada.
La produzione annua supera ormai i 2 milioni di bottiglie.
Il marchio principale, La Socarrada (“la carbonizzata”), viene dal nome gentilizio degli abitanti di Xàtiva, socarrats, che in valenciano vuol dire “bruciati”. Durante la guerra di successione, nel 1707, infatti Xàtiva fu posta sotto assedio dai seguaci di Filippo V per essere poi incendiata e distrutta.
La Socarrada Cervesa Artesanal Premium, spiced ale di colore oro carico tendente all’ambrato e dall’aspetto torbido (g.a. 6%); rifermentata in bottiglia. È una “gastro-ale”, prodotta specificatamente cioè per essere servita e gustata insieme al cibo. Utilizza miele di rosmarino e rosmarino. La carbonazione è abbastanza contenuta; la schiuma bianca, enorme, compatta, cremosa, ma piuttosto evanescente. Alla freschezza, l’olfatto abbina una complessità straordinaria: ovviamente il rosmarino si fa la parte del leone, ma concede piena libertà di espressione anche a sentori di altre erbe aromatiche, pane tostato, malto, lievito, crosta di pane bagnato, uva, pesca, mela verde, luppolo. Il corpo medio tende al sottile, in una consistenza alquanto oleosa. Anche nel gusto il rosmarino intende dire la sua, ma lo fa in maniera molto più blanda, anche perché viene presto a scontrarsi con la dolcezza fruttata (pera, mela, fico), con il fervore dello zenzero e del pepe nero, con il calore pressoché irruente dell’etanolo. Il finale è di una secchezza amaricante ai limiti dell’astringenza. Le deliziose sensazioni del discreto retrolfatto si rifanno invece all’orzo tostato, al miele, alla caramella d’orzo.