Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
San Marcos, California/USA
La Stone Brewing Co., sorta a San Marcos nel 1996, nel 2006 si trasferì a Escondido, in una nuova struttura personalizzata. Tra essa e il Pizza Port esisteva da tempo una buona amicizia. La prima pinta di Stone Pale Ale infatti era stata spillata, nel 1996, proprio al Pizza Port, che peraltro aveva da sempre servito nei propri locali anche i prodotti ritenuti interessanti di altri birrifici. Ciò facilitò la compravendita del sito abbandonato.
Così, Vince e Gina Marsaglia, proprierai del Pizza Port, Tomme Arthur, mastro birraio dal 1997 al Pizza Port di Solara Beach, e un altro socio, Jim Comstock, aprirono il birrificio artigianale Port Brewing Company.
Tomme Arthur, da Solana Beach, si spostò a San Marcos, per supervisionare il nuovo progetto. Progetto, che, oltre a incrementare la produzione per servire altri pub, contemplava anche la realizzazione del suo vecchio sogno. Sicché, nella stessa struttura di San Marcos, la Port Brewing Company fu affiancata da The Lost Abbey (“L’Abbazia Perduta”), specializzata nella produzione di birre d’ispirazione belga, sia sour che invecchiate in barrique.
La Port Brewing Company, come tanti altri birrifici della zona di San Diego, non ha una storia brassicola alle spalle. Libera pertanto da legami col passato, può sbizzarrirsi a suo piacimento nella produzione di birre peraltro di alta qualità, non disdegnando creazioni estreme, come gli hop monster (“mostri di luppolo”) che vanno spesso oltre le 100 IBU.
Port Brewing Older Viscosity, american strong ale marrone scuro, tendente al nero, e dall’aspetto quasi impenetrabile (g.a. 12%). La base di partenza è la Old Viscosity (g.a. 10,5%), un blend di birra fresca e del 20% di birra invecchiata per almeno tre mesi. L’ulteriore invecchiamento, per un periodo non inferiore a sei mesi, avviene in botti di bourbon Heaven Hill. La carbonazione è praticamente assente; la schiuma, di un beige cupo, fa solo una fugace comparsa. L’olfatto presenta un’intensità molto elevata, con i suoi elementi che raggiungono una finezza attraente: in primo piano, bourbon, con malto tostato sullo sfondo; a seguire, tabacco e cuoio, vaniglia e liquirizia, legno e ossidazione, caramello e melassa, cioccolato fondente e frutta sotto spirito. Il corpo pieno si presenta in una consistenza tra oleosa e cremosa. Nel gusto, è ancora il bourbon a far da battistrada, e si tira dietro tutte le sensazioni avvvertire al naso; mentre il caffè provvede a erogare una buona dose di acidità. Il finale propone tostature e rovere, con qualche richiamo balsamico. Lunghe e insistenti, esalano dal retrolfatto cordiali suggestioni di liquore al cioccolato.
Port Brewing Santas Little Helper, imperial stout di colore nero e dall’aspetto opaco (g.a. 10%). È un’offerta natalizia, con aggiunta di zucchero di canna e zucchero candito belga per aumentare la gravità originale. Con una carbonazione media, la schiuma cioccolato emerge sottile, cremosa e di ottima tenuta. Malto torrefatto, caffè, vaniglia, luppolo fiorito, frutta scura secca, cacao, liquirizia, zucchero di canna, lievito, sono i componenti di un bouquet olfattivo di attraente finezza. Il corpo pieno, quasi pesante, ha una consistenza decisamente cremosa. Con l’alcol ben presente, ma ugualmente ben nascosto, il gusto rievoca le sensazioni avvertire al naso, sotto l’egida di un perfetto equilibrio tra la dolcezza del cereale e l’amarore del rampicante. Il finale si propone compiutamente asciutto nella sua lunghezza. L’alcol viene allo scoperto nel retrolfatto, e riscalda deliziosamente le persistenti suggestioni amarognole di liquirizia.
Port Brewing Hop 15, imperial IPA di colore ambrato chiaro e dall’aspetto velato (g.a. 10%). Fu realizzata nel 2002, per il 15° anniversario del ristorantino aperto a Solana Beach da Vince e Gina Marsaglia. Il numero 15 sta a indicare le 15 varietà di luppolo aggiunte ogni 15 minuti in fase di bollitura. Superfluo sottolineare che siamo in presenza di una “bomba” luppolizzata, con oltre 100 unità di amaro. La carbonazione è piuttosto alta; la schiuma ocra, sottile e compatta, non abbonda ma rimane a lungo. L’olfatto si manifesta con una vera e propria esplosione aromatica. Ai fortissimi profumi di pompelmo, scorza d’arancia, resina di pino, erbe, legno, fiori, peperoncino, tengono dietro, più blandi, non però meno freschi e penetranti, sentori di malto, caramello, frutta tropicale (dal mango al litchi, dal melone alla papaia). Il corpo appare pieno, e di consistenza più cremosa che oleosa. Nel gusto, la solida base, allestita con cura da malto e caramello, non regge più di qualche secondo all’assalto feroce dei luppoli, e finisce per fare da “connivente” alveo di piena. Il finale indugia parecchio nella propria secchezza, per ripulire il palato dal minimo residuo cerealicolo. Rimane quindi un lungo retrolfatto amaro, dalle impressioni resinose a tratti pungenti, e col calore alcolico che invita irresistibilmente alla sublimazione dell’ebbrezza.