Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Decorah, Iowa/USA
Microbirrificio in una cittadina a 20 chilometri dal confine con il Minnesota.
Clark Lewey e la moglie Barb, titolari di una grossa industria fornitrice di attrezzature, espositori e merchandising nel settore del beverage, pensarono bene di proporre una buona birra artigianale in una zona totalmente invasa dai prodotti dei colossi Anheuser-Busch, Miller, Coors. Toppling Goliath vuol dire infatti “che rovescia Golia”, cioè un piccolo birrificio che fa fuori un gigante.
Dopo sei mesi di homebrewing in garage, vendettero una casa nel Wyoming e, con un impianto da 58 litri, nel 2009 aprirono il microbirrificio, che proprio stentava a decollare. Solo dopo otto mesi, Clark si decise a fare quanto indispensabile. E, da Iowa City, arrivò Mike Saboe, col quale il birrificio cambiò subito musica.
In capo a un anno la capacità dell’impianto dovette essere portata a 11 ettolitri, aumentata a 35 nel 2014. Ma il birrificio proprio non riusciva a soddisfare la domanda crescente. Venne quindi progettata un’ambiziosa espansione per portare a 115 ettolitri il potenziale dell’impianto produttivo. In attesa, nel 2015, fu commissionata al birrificio Brew Hub, in Florida, la produzione in lattina di quattro birre.
Finalmente, a febbraio del 2018, venne inaugurato il nuovo birrificio, costato circa 15 milioni di dollari. Insieme, fu aperta un’ampia taproom su due livelli con ristorante da 700 posti a sedere.
Toppling Goliath PseudoSue, american pale ale di colore dorato e dall’aspetto abbastanza chiaro (g.a. 6,8, all’origine 5,8%). È una “single hop”, che predilige lo statunitense Citra. Con una media effervescenza, la schiuma bianca sbocca fine, compatta, cremosa, di buona durata e allacciatura. L’aroma è fresco, pulito, intenso, con agrumi e frutta tropicale che si prestano docilmente all’innesto armonico di miele, resina, sempreverde, aghi di pino, erbe appena tagliate, in un bouquet senz’altro attaente. Il corpo medio ha una consistenza acquosa quanto basta. Nel gusto, l’inizio amabile conferito dal miele e dalla frutta tropicale fresca va pian piano cambiando rotta, per raggiungere il più presto possibile l’amarore di un pungente luppolo agrumato. Una meticolosa secchezza asciuga, ripulisce il palato, e predispone l’ingresso di un discreto retrolfatto carico di erbe aromatiche.
Toppling Goliath Golden Nugget IPA, india pale ale di colore arancione dorato e dall’aspetto alquanto confuso (g.a. 6,8%). Il nome si riferisce a due degli ingredienti utilizzati: il malto Golden Promise (versione scozzese del Maris Otter) e il luppolo Nugget. Il produttore si vanta di aver fatto scoprire, con questo prodotto, lanciato nel 2011, l’amaro alla gente dell’Iowa. Con una morbida, delicata, effervescenza, si forma una schiuma bianchiccia piuttosto grossolana, ma densa, cremosa, di apprezzabile tenuta. Di elevata intensità, l’olfatto ostenta profumi di finezza attraente: agrumi, resina, luppolo floreale, aghi di pino, erbe appena falciate, si fondono armonicamente con gli odori dolci di frutta tropicale che spirano dal sottofondo. Il corpo medio ha una consistenza tipicamente oleosa. Un fragrante malto biscotto si appropria subito della dolcezza della frutta tropicale per allestire una solida base che regga l’ondata aspra e amara della generosa luppolizzazione. La secchezza ripulente del finale ha il compito precipuo di preparare il terreno a un lungo retrolfatto dalle pungenti sensazioni amaricanti.
Toppling Goliath Pompeii IPA, india pale ale di colore dorato tendente all’arancio e dall’aspetto alquanto velato (g.a. 6,2%). Vide la luce nel 2013, nell’ambito della serie Hop Patrol, ovvero IPA “single hop”. Il riferimento alla Casa del Fauno di Pompei, che conserva alcuni dei mosaici più famosi del mondo, intende sottolineare che la birra, ugualmente, preserva il gusto “lussuoso” del luppolo Mosaic. Con una carbonazione molto delicata, la schiuma biancastra emerge fine, compatta, cremosa, di buona tenuta. L’aroma si libera intenso e fresco, a base di frutta tropicale, pompelmo, arancia, limone, luppolo floreale, erbe e, in sottofondo, un timido sentore di citronella. Il corpo medio ha una consistenza pressoché oleosa. Il gusto si snoda all’insegna della morbidezza e della pulizia, con note di miele e malto biscotto che cedono presto il campo alla frutta tropicale, a sua volta, fagocitata da un amaro agrumato di assoluta eleganza. Il finale, decisamente secco, apporta un’ondata di resina. Anche la lunga persistenza retrolfattiva intende dire la sua, persistendo in sensazioni peraltro piacevolmente luppolizzate.