Põhjala

Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Tallinn/Estonia
Microbirrificio che può ben considerarsi il “padre” della Craft Beer Revolution estone. È anche il birrificio di maggior successo nel Paese, che addirittura è stato capace di entrare da subito nel novero dei migliori produttori di birra europei.
Nacque nel 2011, come beer firm, a opera di tre vecchi amici appassionati di birra: Gren Noormets, Peeter Keek, Enn Parel. Successivamente si aggregò Tilt Paananen, ex amministratore delegato di Skype Estonia.
In occasione di una visita alla scozzese BrewDog, i soci della beer firm avevano conosciuto il giovane birraio Chris Pilkington. E quando, nel 2014, decisero di mettere su uno stabilimento produttico proprio, non faticarono, offrendogli una quota di partecipazione societaria, a portarselo in Estonia.
Grazie all’indiscutibile qualità dei suoi prodotti, il birrificio partì a spron battuto. Oggi Chris Pilkington coordina un team di birrai provenienti da diverse nazioni. La produzione ha ormai raggiunto mezzo milione di ettolitri all’anno.
Gli stili sono rappresentati in gran parte da ale “modaiole”: continuative, stagionali, occasionali, invecchiamenti in botte, nonché collaborazioni con altri birrifici (come il norvegese Lervig, il danese To Øl, lo statunitense Boneyard Beer). Ma le birre che hanno maggiormente contribuito all’affermazione dell’azienda, in patria e all’estero, sono quelle scure (stout e porter), specie in versioni imperial o affinate in botte, e caratterizzate da una particolare quanto gradevole dolcezza. Non dimentichiamoci che i paesi affacciati sul Baltico sono stati la culla della baltic porter. Di notevole interesse le etichette, ispirate a un minimalismo di straordinaria espressività.
Già nel 2016 Põhjala aveva aperto il locale cittadino Speakeasy, a due passi dalla città vecchia e di fronte alla stazione dei treni. A fine 2017 avviò un ambizioso piano di espansione da 4 milioni di euro, per ospitare in 2500 metri quadrati impianti, taproom e negozio.
Põhjala Pime Öö, imperial stout di colore nero inchiostro e dall’aspetto impenetrabile (g.a. 13,6%). Pime Öö vuol dire “notte oscura”. Con una carbonazione molto bassa, la schiuma beige scuro fuoriesce sottile e cremosa, ma scarsa ed evanescente. L’aroma si propone di elevata intensità, nella tipica dolcezza di casa Põhjala, e attraente finezza: malto tostato, frutta scura, melassa, ciliegia sciroppata, vaniglia, cioccolato, biscotto, caffè, liquirizia, pandispagna; intanto che l’alcol inizia a esalare il suo calore, con il riscaldamento della birra. Il corpo, quasi pieno, presenta una consistenza morbida e cremosa che non intralcia minimamente la scorrevolezza della bevuta. Anche il gusto si rivela segnato dalla dolcezza, a opera, prima, di liquirizia e melassa, poi, di caffè, cioccolato e tostature, che tengono in piedi un apprezzabile equilibrio, col supporto dell’alcol capace di asciugare, almeno in parte, la componente sciropposa. Nel finale, sale in cattedra la generosa luppolizzazione, portandosi dietro note di resina e di terra avvolte in un alone di anice. La lunga persistenza retrolfattiva ha tutto il tempo per cacciare il rampicante e sostituire il suo amarore con quello delle tostature, peraltro insufflate di caffè con un accenno di cioccolato.
Põhjala Must Kuld, porter di colore marrone scrurissimo, quasi nero, e dall’aspetto opaco (g.a. 7,8%). Il nome vuol dire “oro nero”. La ricetta richiede aggiunta di lattosio. Con una carbonazione da morbida a piatta, la spuma cappuccino emerge sottile e cremosa, duratura e aderente. L’olfatto mette subito in evidenza la sua consistenza amabile, con profumi che svariano dal malto tostato al caramello, dal pane di segale al ribes nero, dal cioccolato al latte alla melassa, dalla prugna all’uvetta, dal miele alla vaniglia, dalla liquiriza allo zucchero di canna. Il corpo, medio-pieno, si presenta in una tessitura tra oleosa e cremosa. Non da meno, il gusto comincia col riproporre la dolcezza del caramello, della vaniglia, della liquirizia, del miele, del cioccolato al latte; fino all’arrivo delle note amare, del caffè, del pane tostato, della polvere di cacao, e acide, dei malti scuri. Il finale è secco, legnoso, aspro, ai limiti dell’astringenza; ma viene presto stemperato dalle lunghe sensazioni retrolfattive, ispirate dal miele e dal caffé torrefatto al calore dell’ornai sbrigliato alcol.