Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Vel’ký Šariš/Slovacchia
Società creata il primo gennaio 2007 dalla fusione delle birrerie Šariš e Topvar di proprietà della SABMiller.
Pivovar Šariš/Vel’ký Šariš
Il più grande birrificio della Slovacchia in termini di volume di produzione, fu fondato, nel distretto di Prešov, nel 1964, ma iniziò la produzione tre anni dopo. Fu rilevato dalla SABMiller nel 1997, con una produzione annua di 1,2 milioni di ettolitri (quota nel mercato nazionale del 28%).
Pivozat Topvar/Topol’čany
Il birrificio, nella regione di Nitra, iniziò a essere costruito nel 1957 e fu completato nel 1964, mentre la malteria era in funzione già dal 1960. Fu poi acquistato dalla SABMiller nel 2006, con una produzione annua di oltre 500 mila ettolitri e una quota di mercato nazionale dell’11%. Nel 2010 però il suo stabilimento venne chiuso e la produzione trasferita a Vel’ký Šariš.
Infine, nel 2016, con l’acquisto della SABMiller da parte della Anheuser-Busch InBev, la Pivovary Topvar passò alla giapponese Asahi.
Šariš Svetlé 10%, czech pilsener di colore dorato abbastanza profondo (g.a. 4,1%). La carbonazione è alta, ma non eccessiva; la schiuma bianca, ampia, densa, cremosa, di buona persistenza. L’aroma non appare ben distinto, dal momento che malto e luppolo abbozzano soltanto i loro profumi; mentre, dal sottofondo alita qualche indizio agrumato, anche di menta. Il corpo medio presenta una spiccata consistenza acquosa. Il gusto rasenta addirittura i limiti della neutralità, con cereale e amaricante che, adesso, si coprono a vicenda. Solo in prossimità del traguardo si avverte una nota rinfrescante di acidità, intanto che la fine del percorso si appresta a entrare in una ruvida secchezza. E il retrolfatto non può che risultare sfuggente, nel suo assoluto anonimato.
Šariš Jantár 12°, amber lager di colore ambra chiaro (g.a. 5,2%). Con una media effervescenza, la schiuma biancastra fuoriesce fine, compatta, cremosa, sufficientemente stabile. L’aroma non è così intenso, ma fresco, pulito, gradevole, a base di malto caramellato, e con sottofondo di luppolo speziato. Il corpo medio è abbastanza acquoso per assicurare una buona scorrevolezza. Anche nel gusto una solida base di malto caramellato riesce a snodarsi a proprio agio, con il minimo pericolo di stucchevolezza scongiurato da note di terra e di resina che finiscono per prendere il sopravvento sulla scorza d’agrumi. La secchezza ripulente del breve finale prelude alle labili suggestioni luppolizzate dall’accento di malto tostato del retrolfatto.
Topvar 12% Premium, czech pilsener di colore oro chiaro (g.a. 5%). Tra le birre più popolari sul nercato locale, è anche quella più richiesta all’estero. La carbonazione è abbastanza vivace; la schuma bianca, un po’ ruvida ma abbondante, sottile, di notevole tenuta e aderenza. Sentori burrosi permeano il consistente aroma floreale, erbaceo e speziato; mentre, più in là, esalano indizi di cereali, paglia, malto, pane. Il corpo medio ha una consistenza liscia e leggermente appiccicosa. Il gusto, pieno e brioso, è dominato dal fine amaro del luppolo, che fluisce elegantemente su base levigata e asciutta di malto biscotto. Note erbacee e speziate segnano la brevità del finale. Mentre il retrolfatto accenna piacevolmente a sensazioni di malto fresco che hanno però tutta l’aria di un sottile amaricante.
Topvar 12% Tmavé-Marina, dunkel di colore marrone scuro (g.a. 5,2%, in precedenza 5,5%). Con una media effervescenza, la schiuma beige, densa, cremosa, si rivela stabile e di buona allacciatura. L’aroma si apre delicato e alquanto dolce, con malti tostati, caramello, pane scuro, tavolette di cioccolato, acqua minerale, noci, prugne secche, cola, fieno, cereali; mentre non manca qualche indizio di fumo, liquirizia, cenere, seminterrato, foglie verdi, anche vinoso, addirittura di sherry. Il corpo, medio-leggero, ha una consistenza inizialmente acquosa che presto diventa alquanto untuosa. Nel gusto, i malti tostati prendono subito il sopravvento, con ben distinte e persistenti note di caramello, zucchero di canna, nocciola, cioccolato fondente, frutti scuri, caffè, uva passa: un guazzabuglio di sapori che finiscono pian piano tra le fauci di un intransigente combinato (fumo, cuoio, carbone, luppolo terroso e legnoso). E, intanto che l’alcol conferisce con discrezione il proprio contributo calorico, le tostature si apprestano a connotare il finale con la loro acidità rinfrescante. Nel retrolfatto, le impressioni di caramello, caffè e cioccolato esalano in una secchezza acre che sa tanto di bruciacchiato.