Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Vyhne/Slovacchia
Il più antico birrificio slovacco e il terzo in termini di produzione del Paese. Si trova in un villaggio, nella regione di Banská Bystrica, noto per le sue terme fin dal 1427.
Ma già nel 1326 il birrificio, insieme al monastero di Vyhne, fungeva da stazione di riposo lungo la strada che portava attraverso l’Europa centrale a Baghdad.
Nel 1473 i Templari rilevarono la proprietà dagli Ospitalieri, passandola, nel 1524, alla città di Banská Bystrica che la diede in affitto a privati.
Per la domanda crescente, nel 1767 ebbe inizio la costruzione di un nuovo e più grande birrificio progettato dall’architetto Jozef Bircher. Nel 1769 iniziava ufficialmente la produzione sotto la supervisione del famoso birraio Ján Tesák.
Col diminuire della domanda invece, nel 1893 la città di Banská Bystrica vendette il birrificio a Charles Kachelmann che, due anni dopo, costruì un nuovo stabilimento e destinò quello vecchio a malteria.
Nel 1928 il birrificio fu rilevato dalla Slovenská Banka, che creò la compagnia Slovenský Pivovar a Sladovňa Vyhne.
Durante la seconda guerra mondiale, il villaggio di Vyhne fu occupato dalle truppe tedesche. Il birrificio fu devastato; diversi impiegati furono arrestati o uccisi, tra questi ultimi, il direttore Jaroslav Raiman.
Soltanto a settembre del 1945, dopo le necessarie riparazioni, il birrificio poté riprendere la produzione. Ma, nel 1948, avvenne la nazionalizzazione; e, nel corso dei decenni successivi, si ritrovò incorporato in istituzioni statali che cambiarono nome diverse volte.
Dopo la creazione della Slovacchia indipendente, il birrificio fu privatizzato, passando attraverso due mani e cambiando anche nome. Nel 2004 fu completamente modernizzato. Nel 2006 la maggior parte delle sue azioni furono acquistate dalla società inglese Endemit: la supervisione della produzione venne affidata al gruppo Moravian PMS Přerov, un azionista di minoranza, e fu anche ufficialmente adottato il nuovo nome del birrificio, Pivovar Steiger, dal marchio principale della birra.
Steiger 10% Svetlé, pilsener di colore dorato (g.a. 4,1%). In precedenza, con il contenuto alcolico del 3,7%, veniva chiamata Steiger 10% Classic Výčapné Svetlé. La carbonazione è abbastanza sostenuta; la schiuma bianca, alta, sottile, pannosa, di lenta dissoluzione e senza lasciare traccia di allacciatura. L’aroma dolciastro, a base di malto, paglia, cereali, miele, frutta, pane, lieve tostatura, viene sufficientemente equilibrato dai sentori di un luppolo a base di erbe. Il corpo tende decisamente allo scarno, nella tipica consistenza acquosa. Anche il gusto si propone con una certa dolcezza granulosa e un discreto amarore che finisce per diventare piacevole amarognolo. Nel finale si leva una rinfrescante punta acida. Il retrolfatto, appena accennato, sa tanto di erbaceo nella sua asciuttezza.
Steiger 11% Tmavý, dunkel di colore marrone scuro con sfumature rossastre (g.a. 4,5%). Con una media effervescenza, la schiuma cachi fuoriesce ricca, densa, cremosa, di buona ritenzione ma scarsa allacciatura. Malto, caramello, melassa, prugne, uva passa, pane nero, zucchero di canna, per la componente dolce e per quella amara, erbe, liquirizia, luppolo terroso, allestiscono un variegato e gradevole bouquet olfattivo. Il corpo, medio-leggero, ha una consistenza acquosa un po’ appiccicosa. Il gusto, amabile di malto, con insufflazioni di caramello, miele e nocciola, si snoda piacevole, abbastanza intenso, poco persistente; mentre, in assenza del luppolo, sono le tostature ad apportare il necessario amarore e la rinfrescante punta di acidità. Il finale presenta la tipica secchezza della birra scura, con lieve affumicatura. Da parte sua, il retrolfatto si ispira a una suggestione di luppolo blandamente amara e di durata discreta.
Pivovar Stein/Bratislava
Fu fondata nel 1873 da Ian Andrew Melvin Stein.
Nazionalizzata nel 1948, nel 1989 riprese il nome originale Stein, ma restando ancora azienda statale.
Nel 1995 fu trasformata in società per azioni. Nel 2007 lo stabilimento venne chiuso e la produzione trasferita a Vyhne, presso la Steiger.
Stein Svetlé 10%, pilsener di colore dorato chiaro (g.a. 4,1%); birra leggera per il consumo quotidiano della città. Viene lavorata con aggiunta di zucchero. L’etichetta riporta la data dell’imbottigliamento. La carbonazione è piuttosto alta; la schiuma bianca, bassa, densa, cremosa ma di rapida dissoluzione. L’aroma si libera delicato, dolciastro, con malto in testa e, a seguire, pasta, miele, paglia, fieno, biscotti; mentre un luppolo erbaceo si limita a rimanere in sottofondo. Il corpo è abbastanza leggero, e di consistenza acquosa. Anche nel gusto il rampicante predilige il ruolo di deuteragonista, facendo da sostanziosa base per il cereale. Verso il corto finale, si levano note vegetali un po’ appiccicose, preludio comunque delle sensazioni erbacee amarognole che compaiono nello sfuggente retrolfatto.