Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Protivín/Repubblica Ceca
Birrifio in un piccolo comune della Boemia Meridionale: il più importante della regione Prácheň e, da sempre, uno dei più prestigiosi del Paese.
L’anno della nascita non è documentato. Dagli archivi risulta però che nel 1540 Jan Pernštejn donò a Ondřej Ungnad e a sua moglie Bohunka la cascina Protivín con tutte le relative pertinenze, tra cui il birrificio. C’è pertanto da ritenere che la birreria esistesse già prima di quella data.
Nel 1551 Ondřej Ungnad concesse alla seconda moglie Anna la fortezza, la birreria e il terreno circostante.
Nel 1711 il birrificio divenne proprietà della famiglia principesca degli Schwarzenberg.
Nel 1892, al posto dello zuccherificio, fu costruita una grande malteria.
C’è da annotare che proprio in questo birrificio fu sperimentato per la prima volta il rivoluzionario metodo di produzione Nathan che utilizzava l’anidrice carbonica sviluppata dalla fermentazione di base. Un particolare, questo, che sottolinea la preminenza della Pivovar Protivín nel settore della ricerca e dell’innovazione tecnologica.
A cavallo dei secoli XIX e XX la birra Protivín veniva venduta, non solo in tutta l’area dell’Impero austro-ungarico, ma anche all’estero. Il birrificio aveva magazzini a Praga, Pilsen, Vienna, Trieste, Zagabria, Berlino e New York.
Quest’epoca d’oro si concluse durante la prima guerra mondiale, quando la fabbrica di birra perse molti dei suoi clienti stranieri.
Nel 1948 la società fu nazionalizzata. Tra il 1950 e il 1952 la fabbrica di birra fu incorporata nella società nazionale Jihočeské pivovary, con sede a České Budĕjovice.
Nel 1953-1955 la Pivovar Protivín divenne l’impianto operativo fondamentale di pivovary Pošumavské. Tre anni più tardi la fabbrica fu restituita alla società nazionale Jihočeské pivovary.
Nel giugno del 2000 Jihočeské pivovary vendette la Pivovar Protivín alla città di Protivín. Nello stesso anno il Consiglio Comunale decise di vendere la fabbrica di birra a un gruppo di uomini d’affari di Liberec.
L’ultimo capitolo della storia della Pivovar Protivín iniziò nel febbraio del 2008, quando fu acquistata dal Pivovary Lobkowicz Group, con l’intenzione di rafforzare la posizione della fabbrica di birra nella regione e di espandersi in mercati esteri.
Il marchio Platan, che significa “sicomoro”, fu ispirato dal bellissimo viale di alberi di sicomoro lungo il sentiero che porta al birrificio. Creato 1973, è rimasto a designare la più famosa produzione della Pivovar Protivín.
Lobkowicz Premium, premium pilsner di colore dorato pallido (g.a. 4,7%); la birra più prestigiosa del Pivovary Lobkowicz Group. Introdotta nell’autunno del 2009, attualmente è appannaggio esclusivo del mercato tedesco. Utilizza l’acqua proveniente dal lago sotterraneo della Boemia Meridionale, malto della Moravia (con esclusione di qualsiasi surrogato) e luppolo Saaz di Žatec. Le tecniche di produzione sono rimaste quelle tradizionali: fermentazione a bassa temperatura per 8 giorni in grandi vasche a cielo aperto e maturazione per 35 giorni. Mentre l’etichetta reca lo stemma della vecchia famiglia nobile dei Lobkowicz. La carbonazione è piuttosto alta; la schiuma bianca, generosa e spessa, durevole e aderente. L’aroma si apre fresco e delicato, proponendo subito un mix dolce di malto, caramello, pane, nocciola, burro, grano; seguono sentori, un po’ aspri ma piacevoli, di erbe e luppolo floreale. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza abbastanza acquosa. Nel gusto, un luppolo amaro e piccantino prende le misure all’iniziale sfuriata di miele, caramello e mais; e crea un eccellente equilibrio che tiene sotto controllo fino all’arrivo di una buona punta di acidità. La corsa si chiude secca, granulosa di malto. Ma ecco inserirsi il corto retrolfatto con le sue suggestioni amarognole, “punteggiate” di fieno bagnato.
Malastrana Bohemian Beer, czech pilsner dal classico colore dorato chiaro (g.a. 4%). Il nome si ispira al quartiere di Praga (spesso chiamato Piccolo Quartiere) Malá Strana, dominato dal celebre castello e unito alla Città Vecchia dal suggestivo ponte Carlo in pietra sulla Moldava. La carbonazione è vivace; la schiuma, di un bianco albume, trabocca enorme, cremosa, di eccezionale durata e aderenza. Al primo impatto, l’aroma dà l’impressione di essere insignificante; man mano però che alitano i profumi si capisce che si tratta piuttosto di estrema delicatezza, capace addirittura di mascherare la complessità, per far godere distintamente, uno per uno, i suoi componenti. E quei componenti sono malto granuloso e dolciastro, burro, luppolo erbaceo, esteri fruttati, cereali (in partiocolare, il mais), crosta di pane, miele millefiori, erba appena tagliata. Forse l’armonia tra loro è rimasta in parte nelle intenzioni del birraio; ma la complessità, c’è, eccome. Il corpo, da leggero a medio, ha una trama abbastanza acquosa, quella necessaria per una briosa scorrevolezza di bevuta. Una pecca esiste in questa birra, se proprio vogliamo cercare il pelo nell’uovo, e possiamo rintracciarla nel gusto: quel malto granuloso e dolciastro, anche un pochino cremoso, sa tenersi in piedi e farsi valere per l’intera corsa, permettendo al luppolo erbaceo più l’apporto di acidità che di amarore. Nel corto finale l’erbaceo del rampicante riesce a prendere il sopravvento, con una secchezza ripulente. La freschezza del retrolfatto, piacevolmente amarognola, appare contaminata da qualche suggestione metallica.
Malastrana Dark, dunkel di colore marrone scuro, quasi nero, con riflessi rossastri (g.a. 4,7%). Con una carbonazione moderata, la schiuma, di un beige pallido, sbocca densa, cremosa, tenace e aderente. L’olfatto esprime la sua elevata intensità in una finezza gradevole: dal malto torrefatto all’orzo tostato, dalla nocciola alla carruba, dal caramello alla toffee, dal pane nero alla frutta scura secca, dal cacao allo zucchero di canna, dalla liquirizia alla salsa di soia: il tutto intiepidito da un alito di porto. Il corpo, da leggero a medio, presenta una consistenza inizialmente acquosa che si fa presto untuosa. Il gusto inizia con la dolcezza del malto caramellato; prende via via note di biscotto, uvetta, pane nero, toffe, liquirizia; si avvia al traguardo sotto l’egida del legno, del luppolo terroso, del cuoio, delle tostature apportatrici di una prolungata acidità. Cioccolato, caffè e caramello segnano la breve durata del finale. Da parte sua, il retrolfatto eroga suggestioni di madera e mandorla amara.
Platan Jedenáct Svĕtlý Ležák 11°, czech pilsner di colore giallo paglierino (g.a. 4,6%). La carbonazione è parecchio sostenuta; la schiuma bianchissima, fine, spessa, di notevole durata e sufficiente allacciatura. L’aroma si esprime in una consistenza quasi burrosa, con sentori che stentano a partire ma che dopo poco rivelano intensità e persistenza: malto dolciastro e granuloso, legno, cracker, luppolo floreale, pane, fieno, cereali, agrumi. Il corpo, medio-leggero, ha una trama molto acquosa. Il gusto risulta pulito, rinfrescante, piacevolissimo, con le sue note dolci, amare e acide che armonizzano alla perfezione creando l’equilibrio caratterizzante la birra di razza. Nel finale, l’aspra secchezza ripulente introduce le sensazioni amarognole ed erbacee di luppolo del corto retrolfatto.