Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Quoyloo/Scozia
Una delle principali birrerie artigianali del Regno Unito, nelle isole Orcadi. Il suo nome infatti significa “birrificio orcade”. Fu fondata, nel 1988, da Roger White nell’edificio di una vecchia scuola risalente al 1870.
Nel 2002 Neill Cotton fondò invece la Atlas Brewery. E, due anni dopo, dall’unione delle due aziende nacquero le Highland & Islands Breweries, conservando ciascuna la propria indipendenza produttiva.
Col suo fallimento del 2006, la compagnia diventò Sinclair Breweries, con sede a Cawdor: dal nome dell’acquirente, Norman Sinclair, noto uomo d’affari diplomatosi all’istituto di tecnologia della Robert Gordon University di Aberdeen.
Infine, nel 2010, la Atlas Brewery fu chiusa e la produzione spostata nello stabilimento della Orkney Brewery.
Orkney Dark Island, old ale di colore bruno con riflessi rubino e dall’aspetto quasi opaco (g.a. 4,6%). È la birra iconica dell’azienda, tuttora elaborata secondo la più rigorosa tradizione. Con un’effervescenza piuttosto contenuta, la schiuma moca emerge sottile, compatta, di buona ritenzione. L’aroma si schiude maturo e fruttato con esteri lievemente vinosi, nonché qualche blando sentore di malto, luppolo, torba, caramello, liquirizia. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza un po’ oleosa. Malto e luppolo, cioccolato e frutta scura, lattosio e salsa di soia, luppolo e legno di ciliegio, combinano l’eccellente equilibrio capace di offrire un gusto ricco e cremoso. Da parte loro, le tostature non fanno mancare quella punta di acidità che disseta e rinfresca. Il finale, abbastanza asciutto, apporta un tocco di cioccolato. Nel corto retrolfatto si alternano suggestioni di prugne secche e fumo.
Orkney Dragonhead, stout di colore marrone scuro, quasi nero, e dall’aspetto opaco (g.a. 4%). La carbonazione è moderata; la schiuma cappuccino, tipicamente densa, cremosa e duratura. Un luppolo resinoso domina l’elevata intensità olfattiva, di gradevole finezza: dai fondi di caffè al cioccolato fondente, dal cuoio al tabacco, dalla frutta scura alla liquirizia, dal caramello al malto torrefatto, dal fumo alla cenere, dal legno alla torba. Il corpo medio tende al leggero, in una consistenza abbastanza oleosa. Nel gusto invece s’impone il malto tostato, con “belle” note di zucchero bruciato e, in sottofondo, dolcezza e acidità; mentre un luppolo piccante e alquanto terroso “vigila” attentamente sulla persistenza di un equilibrio decente. Il finale, secco e ruvido, introduce un corto rertrolfatto in cui l’asprezza del luppolo si scioglie in delicate sensazioni amarognole.
Orkney Skull Splitter, scotch ale di colore rosso rubino scuro e dall’aspetto leggermente velato (g.a. 8,5%). È una birra per l’inverno, la seconda più forte della casa. Per il suo nome, nel 2008 rischiò di vedersi interdetta la vendita in territorio britannico. Skull splitter letteralmente significa “spacca cranio”, un nome quindi troppo aggressivo, secondo il Portman Group (il gruppo di controllo per le bevande alcoliche). Ma, nello stesso anno, la Orkney Brewery riuscì a far valere le proprie sacrosante ragioni. A parte la fama internazionale della birra, con alle spalle una storia ventennale costellata di premi (tra essi, il riconoscimento della CAMRA di “birra britannica campionessa suprema dell’inverno 2001”), Skullsplitter aveva un’importanza storica, in quanto era il soprannome di Thorfinn Torf-Einarsson, settimo conte vichingo delle isole Orcadi intorno al 950. Con una carbonazione mediobassa, la schiuma ocra fuoriesce sottile, cremosa, ma non molto persistente. All’olfatto, cherry brandy, scotch whisky e toni vinosi infervorano, senza però sminuirli nella loro intensità, sentori di malto caramellato, fichi, datteri, prugne, caramella mou. Il corpo medio ha una consistenza oleosa. Malto dolce e tostato, sostenuto da frutta secca, melassa, caramello, agrumi, spezie, accompagna, in un’eccezionale setosità, il sapore verso un finale deliziosamente denso e carico di alcol. Il retrolfatto si dilunga abbastanza nelle sue suggestioni, a tratti un po’ aspre e amarognole, di frutti rossi e liquirizia.