Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Rotterdam/Paesi Bassi
La Oranjeboom (“Albero d’Arancio”) di Rotterdam risaliva al 1671. Il nome era riferito, non tanto agli aranceti, quanto alla stirpe degli Orange Nassau che, con Guglielmo I il Taciturno, diedero inizio al movimento di rivendicazione dell’indipendenza dal Governo spagnolo ottenuta nel 1581.
Dopo aver raggiunto un posto di rilievo nel settore birrario olandese, la Oranjeboom cadde in grave crisi; ed ecco arrivare la britannica Allied Breweries che la rilevò nel 1967. L’anno successivo Allied Breweries comprò anche Drie Hoefijzers (“Tre Ferri di Cavallo”) di Breda, sorta nel 1538 e adesso tra i maggiori produttori di birra dei Paesi Bassi.
Nel 1990 la fabbrica di Rotterdam venne chiusa e la sua produzione trasferita a Breda, sicché Oranjeboom sopravviveva solo come marchio.
Nel 1991 anche la Raaf Brouwerij di Heumen, nata nel 1984, fu incorporata da Allied Breweries, che la chiuse tre anni dopo.
Seguì, nel 1995, il passaggio di Allied Breweries alla Interbrew e, nel 2004, la chiusura della fabbrica di Breda da parte della InBev.
La produzione del marchio Oranjeboom fu pertanto trasferita a Dommelen, presso l’impianto della Dommelsche, rilevata anch’essa dalla Interebrew nel 1968.
Oggi, a eccezione dell’area del Benelux, il nome commerciale Oranjeboom è di proprietà della United Dutch Breweries di Breda. Questa compagnia era la filiale olandese di InBev, ma nel 2007 fu ceduta alla società d’investimento olandese Nimbus Hands-on Investors di Zeist. Essa non possiede impianti di produzione, acquista pertanto la sua birra da vari birrifici europei.
Oranjeboom Premium Lager, premium lager di colore dorato chiaro (g.a. 5%); prodotta dalla tedesca Hofbrauhaus Wolters. Con una moderata effervescenza, la schiuma bianca sbocca fine, spessa, di scarsa ritenzione ma buona aderenza. La fragranza dei cereali si libera fresca ed elegante, con qualche accenno erbaceo, di agrumi, paglia, luppolo floreale. Il corpo medio tende al leggero, in una briosa consistenza acquosa. All’imbocco, il gusto si rivela alquanto dolce di malto, anche con qualche sfumatura mielosa; poi arriva il luppolo a prendere in mano le redini, senza però arrogarsi l’esclusiva, e, pian piano, si compone un apprezzabile equilibrio che rende il prodotto piacevole con le sue note amarognole. Il finale appare piuttosto aspro. Le brevi suggestioni retrolfattive richiamano labilmente il malto, ospitato in uno strato di erbe secche e pungenti.
Classe Royale Pilsener Bier, pilsner di colore giallo paglierino (g.a. 5%); prodotta a Lovanio da AB InBev. Con una carbonazione abbastanza forte, la schiuma bianca erompe ricca, a bolle enormi, di sufficiente durata e buona allacciatura. Al naso, il luppolo fiorito si esprime in forma piuttosto tenue, quasi a non voler far sfigurare i sentori che lo contornano, di malto, agrumi, paglia, miele, cereali, erbe aromatiche. Il corpo medio tende al leggero, in una tessitura decisamente acquosa. Anche il gusto, peraltro fresco e pulito, appare quasi neutro. Fanno a malapena capolino note di lievito, malto, fieno, luppolo fruttato. Solo nel finale spunta una consistenza amara di un certo rilievo, ma di breve durata. Dallo sfuggente retrolfatto emergono suggestioni polverose e asciutte di radici e foglie del dente di leone.