Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Chelsea, Massachusetts/USA
Bryan Greenhagen poteva contare su un dottorato in agraria al Massachusetts Institute of Technology e una quindicina d’anni di homebrewing quando, insieme alla moglie (Emily), decise d’intraprendere l’arte brassicola, in seguito a un viaggio di nozze in Belgio. Ma iniziò in maniera anomala, e molto più semplice: sviluppò un ceppo di lievito e acquistò delle botti per farvi fermentare il mosto prodotto da terzi, in particolare da Pioneer Brewing di Sturbridge. Correva l’anno 2011 quando vide la luce la prima birra, Mystic Saison, tipico prodotto belga appunto.
Col tempo iniziarono le coltivazioni di lieviti spontanei. Infine, nel 2015, l’inaugurazione di un vero e proprio impianto produttivo, con spazi adeguati per un ampio affinamento in botte.
Mystic Table Beer, saison di colore arancio sfocato e dall’aspetto torbido (g.a. 4,3%); creata nel 2013. Versione leggera della forte Saison del debutto (g.a. 7%), peraltro non più in produzione, si ispira alle “birre da tavolo” ma di scuola americana. La carbonazione è decisamente vivace, e anche un po’ pungente; la schiuma bianca, minuta, cremosa, tenace. Sotto la direzione, quasi un maestro d’orchestra, del lievito belga, crosta di pane, miele, banana, luppolo floreale, agrumi, erbe, frutta secca e, tra le spezie, coriandolo, pepe, zenzero, allestiscono un bouquet olfattivo di elevata intensità e finezza attraente. Il corpo appare molto leggero, e di consistenza acquosa. Il gusto è di un floreale piuttosto aspro, supportato da erbe aromatiche, lievito, essenza di mandorle, pane, miele, scorze di agrumi, coriandolo, peperoncino; mentre, nella secoda parte della corsa di media durata, è soltanto il malto a tener fronte alla debole acidità vinosa. Il finale si rivela secco e fruttato, con spezie e lieviti. Impressioni legnose e di pepe, con un amarognolo alquanto astringente, animano la sfuggente persistenza del retrolfatto.