Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Ghaziabad/India
Verso la fine degli anni ’20 dell’Ottocento, Edward Abraham Dyer lasciò l’Inghilterra per andare a fondare il primo birrificio in India, a Kasauli, sulle montagne dell’Himalaya. Da questo birrificio, incorporato soltanto nel 1855 come Dyer Breweries, uscì la prima birra asiatica, Lion, che gli amministratori e i soldati britannici di stanza in India consideravano “buona come quella di casa”.
Presto Dyer si trasferì nella vicina Solan, non lontana dalla capitale britannica estiva Shimla, per l’enorme disponibilità di acqua dolce fresca. Fondò quindi altri birrifici, tra i quali quelli di Shimla e Solan che, nel 1887, vendette a un altro imprenditore inglese trasferitosi in India, H.G. Meakin. Neanche quest’ultimo si risparmiò nella fondazioni di altre birrerie.
Dopo la prima guerra mondiale, i birrifici Dyer e Meakin si fusero e, quando, nel 1937, la Birmania fu separata dall’India, la compagnia fu ristrutturata con le sole attività indiane come Dyer Meakin Breweries, una società pubblica quotata alla borsa di Londra.
Dopo l’indipendenza, Narendra Nath Mohan acquisì la quota di maggioranza della Dyer Meakin Breweries, ne assunse la direzione nel 1949, costruì nuove birrerie e, nel 1967, ribattezzò la società come Mohan Meakin Breweries.
Negli anni Settanta le attività produttive dell’azienda furono diversificate in altri campi, tra cui cereali per la colazione, succhi di frutta, acqua minerale, aceti, bottiglie di vetro, estratto di malto. Nel 1982, a significare che la società non era impegnata solo nella produzione di birra, la parola Breweries fu tolta dalla ragione sociale, mentre continuava la fondazione di altri birrifici.
Il quartier generale del grande gruppo di società è a Ghaziabad, nello stato federato dell’Uttar Pradesh.
Lion, lager di colore dorato intenso (g.a. 5%). Nata negli anni ’40 dell’Ottocento come IPA, divenne lager una ventina di anni dopo. Fu la birra numero uno in India fino agli anni ’60 del Novecento, quando comparve la Golden Eagle Lager che, a sua volta, negli anni ’80, dovette cedere il primato alla Kingfischer. Rimasta comunque abbastanza comune nell’India settentrionale, grazie alla nuova etichetta e a una valida campagna di marketing, la Lion si sta espandendo nei mercati di tutto il Paese. Da non dimenticare però che essa ha un posto d’onore nella storia come prima marca di birra in Asia. La sua popolarità con gli inglesi durante il periodo di massimo splendore dell’Impero portò allo start up di altre birre Lion in tutto il mondo. Con una carbonazione da media ad alta, la spuma bianca erompe soffice, di buona allacciatura e ottima ritenzione. L’aroma è piuttosto debole, a base di malto, riso, mais, verdure, luppolo leggermente floreale. Il corpo sottile ha una consistenza spiccatamente acquosa. Il gusto di malto, morbido e cremoso, reca, nella seconda parte del medio percorso, piacevoli note, prima, amare e, poi, acidule. Il finale si rivela corto, fresco e asciutto. Lo sfuggente retrolfatto esala qualche aspra suggestione amarognola e terrosa.
Golden Eagle Lager, lager di colore paglierino molto pallido (g.a. 5%). Con una media effervescenza, la spuma bianchiccia emerge scarsa, non molto fine e tanto meno duratura. L’aroma di luppolo erbaceo è abbastanza intenso, a tratti quasi pungente; accetta comunque la convivenza di delicati sentori floreali, di malto, torba, mais, pane, resina. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza acquosa. Del tutto particolare si rivela il gusto: il fumo sembra avere il dominio assoluto sulle flebili note di malto, erbe, grano, caramello, terra. Nel finale, secco e aspro, emerge una fresca punta acida. Un buon luppolo segna invece piacevolmente il corto retrolfatto.