Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Ukiah, California/USA
Michael Laybourn e Norman Franks, due homebrewer impiegati in un’impresa di costruzioni, erano stati licenziati per una riduzione del personale.
Michael Lovett e Don Barkley facevano i birrai alla New Albion di Sonoma (il primo microbirrificio moderno americano, fondato nel 1976 da Jack McAuliffe) che aveva chiuso i battenti nel 1982. John Scahill, un loro amico, sicuramente non versava in una situazione migliore.
Qualcosa dovevano pur fare, i cinque disperati. Portando con sé le attrezzature della New Albion e l’unica coltura di lievito, si misero in viaggio verso il Nord. Stabilitisi a Hopland, nella contea di Mendocino, aprirono il primo brewpub della California dopo il proibizionismo, il secondo negli Stati Uniti, ovvero un birrificio autorizzato a vendere sia la propria birra che il cibo nello stesso luogo. Nacque così, nel 1983, la Mendocino Brewing Company, nei locali di un vecchio saloon. E vide la luce anche la prima birra, chiamata Red Tail Ale, sia dal nome del colore che di un inno locale dal titolo The Redtail Hawk. Mentre sarebbe rimasta l’usanza di dare alle birre il nome di un rapace.
Le cose si misero subito per il verso giusto: in breve tempo il brewpub divenne microbirrificio. Nel 1987 si era già alla distribuzione di massa. A capo di un decennio, finanziata da un’offerta pubblica, sorse nella vicina Ukiah una fabbrica vera e propria.
Nel 1994 la società divenne pubblica. Tre anni dopo, si presentò a comprare circa tre quarti delle azioni un certo Vijay Mallya. Stiamo parlando della 664a persona più ricca del mondo. Nel 1983 aveva infatti ereditato l’“impero” creato dal padre, VittalI, ossia United Breweries Group, con interessi che vanno dall’industria chimica a quella farmaceutica, e produttore tra l’altro della birra Kingfisher. Sicché, facendo parte di UB Group, la società possiede, a Saratoga Springs (New York), la Olde Saratoga Brewing Company, che produce birre di marca Kingfisher per il mercato statunitense. Mentre, nel gennaio del 2018, chiuse la Mendocino Brewing Ale House, in un anonimo centro commerciale sempre a Ukiah. E pare sia in pericolo la Mendocino Brewing Company stessa: Mallya, che risiede a Londra, sta cercando di bloccare l’estradizione in India per accuse di frode e riciclaggio di denaro.
Anche se i metodi di fabbricazione sono rimasti quelli tradizionali, i prodotti della Mendocino si propongono in uno stile nuovo, a esprimere un rinnovato carattere classico del microbirrificio americano.
Mendocino Red Tail Ale, amber ale di colore ramato pesca e dall’aspetto torbido (g.a. 6%); in stile inglese e rifermentata in bottiglia. La prima realizzazione del brewpub, oggi il marchio di punta, che copre l’80% della produzione. Con una morbida effervescenza, la schiuma bianchiccia emerge imponente, vaporosa e abbastanza solida. L’aroma fruttato, con accenni floreali, si libera fresco e pungente, lasciando, benché minimo, uno spazio per malto, lievito, sciroppo d’acero, luppolo erbaceo. Il corpo, medio-leggero, ha una particolare trama viscosa. Con la propria morbida base, un generoso malto caramellato consente al luppolo fruttato la libera espressione del suo amarore rinfrescante, a tratti anche un po’ astringente. Il lungo finale, asciutto e croccante, introduce un intenso retrolfatto dolceamaro, di frutta matura e luppolo in fiore.
Mendocino Black Hawk Stout, dry stout di colore marrone scuro, quasi nero, e dall’aspetto opaco (g.a. 5,2%). In linea con la tradizione irlandese, anche se più fruttata, figura anch’essa tra i primi prodotti del 1983. Con una moderata effervescenza, la schiuma, di un bel nocciola, emerge ricca, cremosa, di buona allacciatura e durata. L’aroma, di elevata intensitù, si sprigiona gradevole nella sua finezza: frutta scura, luppolo, melassa, pane nero, toffee, malto torrefatto, caramello, fumo, cioccolato fondente, terra, caffè tostato, prugne, zucchero di canna. Il corpo, medio-leggero, ha una tessitura tra acquosa e grassa. Il gusto, segnato dal malto tostato, con vibranti note di cioccolato, caffè, caramello e liquirizia, si rivela robusto, cremoso e molto morbido; mentre spetta al luppolo il compito di tagliare “sapientemente” il livello di amabilità, a scongiurare il minimo pericolo di stucchevolezza. Il finale, moderatamente luppolizzato, chiude la lunga corsa asciugando compiutamente il palato. Il retrolfatto si esprime con ruvide, amarognole, impressioni di lievito.
Mendocino Blue Heron Pale Ale, american pale ale di colore giallo dorato e dall’aspetto intorbidato dai sedimenti di lievito (g.a. 6,1%); rifermentata in bottiglia. Una proposta del 1985. La carbonazione media, a malapena astringente, origina una schiuma bianchiccia a grana minuta, ricca, cremosa, di notevole durata e aderenza. L’aroma si sprigiona fresco, delicato, con sentori di malto tostato, buccia di limone, frutta, erbe, luppolo floreale, abete rosso, e qualche accenno metallico. Il corpo è rotondo, pieno, armonioso, in una trama fra grassa e acquosa. Il gusto, dolce di malto con suggerimenti fruttati all’attacco, si evolve molto presto in una consistenza asciutta e amara che prende, verso la fine della lunga corsa, una lieve e fresca punta di acidità proprio dalla frutta. Un bel finale croccante di malto biscotto si prepara a equilibrare le persistenti impressioni secche e resinose del retrolfatto. Si consiglia il consumo del prodotto entro quattro mesi dalla data di fabbricazione.
Mendocino Eye of the Hawk Select Ale, american strong ale di colore oro ambrato e dall’aspetto pressoché intorbidito (g.a. 8%); condizionata in bottiglia. È una stagionale, prodotta tra luglio e ottobre. Con una carbonazione alquanto sostenuta, la schiuma, di un bianco sporco, emerge sottile, non così generosa e tanto meno duratura. L’aroma fruttato esala caldi sentori di liquore che infervorano suggerimenti di malto tostato, lievito, caramello bruciato, frutta scura, luppolo terroso. Il corpo medio ha una tessitura piuttosto sciropposa, anche un po’ appiccicosa. Il gusto di malto, soffice, delicato, non riesce a reprimere l’energica venatura di luppolo, e accusa una lieve forma di sbilanciamento. Il finale, asciutto, erbaceo e amaro, si perde in suggestioni fruttate della lunga persistenza retrolfattiva.