Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Amsterdam/Paesi Bassi
Brewpub con raffinata cucina alla birra nel centro della città. Fu impiantato nel 1992 da Albert Hoffmann, ex homebrewer, nel vecchio convento di Maria Maddalena van Bethanien. Il nome invece era un omaggio all’imperatore austriaco che concesse ad Amsterdam il diritto di esibire la corona reale. Dall’impianto di produzione a vista uscivano interessanti birre in stile tedesco, anche speciali di stagione.
Purtroppo, a distanza di 10 anni, l’attività andò in malora. Nel 2003 il gruppo Beiaard riaprì il brewpub col nome di Amsterdamsche Stoombierbrouwerij De Bekeerde Suster. De Bekeerde Suster (“La Sorella Redenta”), sempre in memoria di Maria Maddalena van Bethanien, una prostituta medievale convertita.
L’anno dopo Harrie Vermeer, proveniente dalla Koningshoeven, mise a punto la prima birra, Beiaard Blonde Ros, seguita nel tempo da tante altre.
De Bekeerde Suster De Blonde Barbier, belgian ale non filtrata, di colore dorato sfumato e dall’aspetto leggermente torbido (g.a. 6,2%); conosciuta anche come Beiaard Blonde Ros. Con una carbonazione tra media e bassa, la spuma bianca si leva sottile, cremosa, di buona tenuta e aderenza. Una miriade di sentori, tenui ma espressivi, si rincorrono, si fondono, si sbrigliano, e animano un’elevata intensità olfattiva di gradevole finezza: dal malto al caramello, dal grano al mais, dal fieno alla paglia, dal pompelmo alla pesca, dal miele al lievito, dalla vaniglia ai fiori di sambuco. Il corpo, tra sottile e medio, ha una tessitura piuttosto grassa. Il gusto di malto, con delicate note di caramello e frutta, nonché di lievito belga e luppolo erbaceo, sa essere asciutto, equilibrato… piacevolmente dolceamaro; e scivola in un lungo finale speziato e di frutta tropicale. L’alcol sembra rimanere alla finestra; eppure il suo calore si sente, eccome, nelle corte impressioni retrolfattive ispirate dal lievito e da un vago carattere vegetale.