Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Biyagama/Sri Lanka
Nel 1849 l’esploratore londinese sir Samuel Baker fondò a Ceylon, in un rifugio di montagna, l’insediamento agricolo Nuwara Eliya per la coltivazione del tè. Il clima fresco e l’ottima acqua sorgiva portarono presto alla produzione di birra. Ma soltanto nel 1881 iniziò la fabbricazione su base commerciale, con la costituzione della Ceylon Brewery Company, gestita da Bremer e Pa Bavary.
Nel 1884 il birrificio fu rilevato dalla Mohan Meakin Brewery of India che, a sua volta, lo vendette alla Ceylon Brewery, un’impresa locale di Biyagama gestita da John Bagshawe Hampson. Con la successiva vendita, nel 1911, a GW Lindsay White, l’azienda divenne una società a responsabilità limitata, Ceylon Brewery Limited.
Nel 1921 la birreria ebbe una più ampia ricostruzione con diversi nuovi impianti di produzione.
Nel 1993 la Ceylon Brewery divenne una filiale di Carson Cumberbatch & Co Ltd, un gruppo diversificato di attivià dello Sri Lanka.
Nel 1996 la Carlsberg acquistò una quota del 25% della Ceylon Brewery che successivamente fu denominata Lion Brewery.
Nel 1998 fu costruita una nuova birreria a Biyagama; e, nel 2001, fu chiusa la fabbrica di Nuwara Eliya.
Nel 2014 la Lion Brewery acquistò la Millers Brewery di Meegoda (un sobborgo di Colombo), trasferendo la sua produzione a Biyagama.
Col successivo aumento della capacità produttiva (750 mila ettolitri annui), la Lion Brewery è diventata leader di mercato nel suo Paese, con una quota dell’82%.
Lion Stout, strong stout di tipo asiatico (g.a. 8,8%). Ha un colore marrone scuro, quasi nero, e l’aspetto opaco. Viene il più delle volte mescolata con l’arrak. Lavorata con malto britannico, ceco e danese, luppolo della Stiria e un particolare tipo di lievito inglese, non viene più condizionata in bottiglia; ma pastorizzata, anche se non filtrata. È stato anche aumentato l’originario contenuto alcolico del 7,5%. Con una media effervescenza, la schiuma beige si riversa spessa, cremosa, aderente. Al naso spirano profumi acuti e persistenti, a base di malto torrefatto, cioccolato fondente, caffè, liquirizia, caramello, bacche, vaniglia, zucchero di canna, frutta scura. Il corpo, medio-pesante, ha una consistenza piuttosto grassa. Nel gusto, si mettono bene in mostra note dolci e rotonde di miele, cioccolato, pane tostato, caffè, frutta secca; a sua volta, l’alcol fa senire la sua presenza senza però mostrarsi invadente. Il finale è lungo, pulito, asciutto, pressoché terroso. Il retrolfatto, piacevolmente caldo, lascia in bocca impressioni di cioccolato amaro, tabacco, liquore, malto bruciato alquanto fumoso.
Lion Lager, premium lager di colore dorato pallido e dall’aspetto intorbidato dai sedimenti di lievito in sospensione (g.a. 4,8%); non sottoposta a filtraggio. La sua produzione risale al 1881. Con un’effervescenza abbastanza alta, la spuma bianca erompe fine, cremosa, ma di rapida dissoluzione. L’aroma, dolce e granuloso, sa tanto di mais, erbe, pane, fieno, malto biscotto, caramello, riso, melassa. Il corpo appare sottile, e di trama decisamente acquosa. Note di luppolo dal moderato amaro e una sommessa acidità non riescono a equilibrare opportunamente la dolcezza del malto, della frutta, del caramello, del miele, della pasta di pane. Un finale quasi caramellato introduce il corto retrolfatto secco, erbaceo, di uno strano amarore neutro.