Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Tadcaster/Inghilterra
Stephen Hartley cominciò a produrre birra a Tadcaster (North Yorkshire) nel 1758. Nel 1845 Jane Hartley ipotecò il birrificio a David Backhouse e John Hartley. Nel 1847 Samuel Smith, ricco commerciante di bestiame e macellaio di Meanwood (Leeds), finanziò suo figlio John per farlo entrare nel business della Backhouse & Hartley.
Nel 1852 Jane Hartley morì. John Smith acquistò l’azienda, che prese il nome di John Smith’s Brewery, e vi fece entrare il fratello William.
Era il periodo in cui la porter stava prendendo il sopravvento, e l’acqua dura di Tadcaster era particolarmente adatta per la nuova tipologia. Non solo. La prosperità del decennio 1850-60 e l’arrivo della ferrovia offrivano maggiori opportunità per i birrifici. Fatto sta che, nell’ultimo quarto del secolo, l’industria della birra a Tadcaster andava a gonfie vele.
Nel 1879 John Smith morì, lasciando un’immensa eredità ai fratelli William e Samuel (un conciatore).
William rilevò la quota del fratello e, tra il 1883 e il 1884, costruì, accanto al vecchio, un moderno birrificio che però sarà registrato soltanto nel 1923.
Nel 1886 William morì e la società, per sua volontà, passò come Riley-Smith ai due nipoti Henry Herbert e Frank Riley.
L’azienda si espanse per tutto il 1880 creando una rete di agenzie e stabilendo 16 uffici negli insediamenti vicini. Nel 1892 la partnership divenne una società a responsabilità limitata col nome di John Smith’s Tadcaster Brewery Company Limited, con Henry Herbert Riley-Smith presidente.
Nel 1899 la società acquisì Simpson & Co di Market Weighton, con 51 public houses, e trasformò il birrificio in malteria.
All’inizio del secolo il birrificio era considerato uno dei migliori in Gran Bretagna. Nel 1907 iniziò a imbottigliare la propria birra e, nel 1948, a esportarla in Belgio.
Nel 1953 l’azienda divenne una società pubblica. Nel 1958 rilevò la Whitworth, Son & Nephew di Wath-on-Dearne, con 165 licensed houses, e chiuse il birrificio. Acquisì quindi, nel 1961, la Barnsley Brewery Company, con 250 licensed houses; nel 1962, la Warwicks & Richardsons di Newark-on-Trent, con 474 pub. Sicché, nel 1967, la John Smith’s risultava il terzo birrificio regionale più grande del Paese, dopo la Courage e la Scottish & Newcastle.
Ma ecco che, nel 1970, la John Smith’s veniva acquisita dalla Courage, a sua volta, rilevata nel 1995 dalla Scottish & Newcastle, finendo, quest’ultima, nel 2008 alla Heineken UK.
Intanto, nel 1974, il birrificio di Tadcaster era stato sostanzialmente ristrutturato e ampliato, per essere trasformato, nel 1984, in un museo della birreria; mentre l’anno dopo veniva aperto un nuovo birrificio. Nel 2004 fu installato un nuovo impianto d’imbottigliamento, considerato il più moderno d’Europa.
Quanto alle vasche in ardesia, tipiche dello Yorkshire, negli anni ’80 furono sostituite da serbatoi conici.
Oggi, con una capacità di 380 milioni di ettolitri, il birrificio risulta uno dei più grandi del Paese. La produzione annua della propria birra è di 1,8 milioni di ettolitri; ma arriva a 3,8 milioni di ettolitri se si aggiungono le birre della Heineken.
John Smith’s Cask, ordinary bitter ale di colore ambrato intenso (g.a. 3,8%); disponibile su tutto il territorio nazionale. La carbonazione è praticamente piatta; la schiuma bianchiccia, sottile, densa, cremosa, con discreta persistenza e allacciatura. Al naso si liberano diversi aromi: in particolare evidenza, un morbido malto e un delicato quanto incisivo luppolo floreale; in secondo piano, sentori di caramello, pane di segale tostato, butterscotch, mou, lievito, nocciola; mentre qualche sfumatura di acidità deriva dai frutti di bosco. Il corpo medio tende al sottile, in una consistenza alquanto grassa e untuosa. Nel gusto, a un inizio leggermente dolce, tiene subito dietro un amarore piacevole e ben bilanciato con sapori di frutta secca. Nel finale, l’amaro si fa aspro, con qualche nota metallica. Le impressioni del retrolfatto si rivelano vegetali e terrose, tostate e resinose.
John Smith’s Original Bitter/Extra Smooth, ordinary bitter ale di colore rossastro scuro, quasi granata (g.a. 3,6%); azotata e pastorizzata. Lanciata nel 1995, tre anni dopo risultava la quarta birra più venduta nel Regno Unito. Nel 2013 fu leggermente ridotto il contenuto alcolico del 3,8% per portare il prodotto in linea con la forza dei suoi principali concorrenti, Tetley’s, Boddingtons, Worthington’s. La carbonazione è molto bassa; la schiuma beige, densa, cremosa, non abbondante ma persistente. L’aroma si esprime tenue e dolce di malto, con un secondario sentore di luppolo e una sfumatura legnosa. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza piuttosto acquosa. Il gusto presenta un carattere distintivo di cereali, con note di malto e caramello rivestire di un lieve fruttato; ciò che emerge dal sottofondo è un delicato amarore, più floreale che erbaceo. La luppolizzazione si avverte più distintamente nel corto finale, secco e aspro. Dallo sfuggente retrolfatto esala qualche rinfrescante impressione acidula.