Irseer Klosterbräu

Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Irsee/Germania
Birrificio ubicato nella foresteria di un monastero sconsacrato. Il paese di Irsee si trova invece appena fuori Monaco. Sono annessi al locale di produzione: un piccolo museo della birra, una cantina dal soffitto a volta, albergo e ristorante.
Il monastero benedettino di Irsee fu fondato nel 1182. Distrutto durante la guerra dei Trent’anni, fu ricostruito nel 1695; ma nel 1802 fu secolarizzato e finì in mano a privati. Soltanto nel 1970 fu ripristinata la fabbrica di birra e, in occasione dell’800° anniversario della fondazione del monastero, fu lanciata una doppelbock, Abt’s Trunk (g.a. 11.5%), condizionata e commercializzata in fiaschi di terracotta fatti a mano e talora servita in boccali di ceramica. Nonostante l’altissimo tenore alcolico, che la rendeva robusta e potente, si presentava di corpo leggero e con gusto abboccato di malto denso da cui esalavano sentori di vaniglia e di quercia, anche di whisky. Ci siamo soffermati su questa specialità estinta per il fatto che essa suscitò molto scalpore, risultando per lungo tempo la birra tedesca più costosa.
I prodotti della Irseer Klosterbräu, non filtrati e alcuni lasciati maturare per più di sei mesi, seguono antiche ricette d’abbazia.
Irseer Koster-Urweisse, hefe weizen di colore giallo arancio e dall’aspetto molto torbido (g.a. 5,6%). Con una carbonazione non così vivace, la spuma bianca emerge generosa, alta e di ottima ritenzione. L’olfatto propone piacevoli profumi di malto, caramello, frutta, luppolo, grano, agrumi, lievito, chiodi di garofano e altre spezie indistinte. Il corpo medio tende al sottile, in una consistenza da acquosa a cremosa. Il gusto defluisce piuttosto blando, ma asciutto e pulito, tra note di malto, banana, mela acerba, grano acidulo, lievito fruttato, scorza di arancia amara, delicati chiodi di garofano. All’aspro finale rinfrescante, tiene dietro un discreto retrolfatto agrodolce, di malto e di lievito.