Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Braunschweig/Germania
Importante birrificio regionale della Bassa Sassonia. La sua nascita risale al 1627, allorché il sindaco e capo di guerra della città di Braunschweig, Zacharias Boiling, sposò la vedova di Hans Haberland (Haverland), proprietaria della locanda Haus zur Hans, nella Güldenstraße.
Morto Boiling, nel 1664, il birrificio fu rilevato da Peter Warnecke e alla sua morte, nel 1687, passò al figlio Hans.
Nel 1734, Heinrich Levin Wolters sposò la figlia di Hans Warnecke e diede il proprio nome al birrificio, Brauhaus Wolters, che, nel 1739 veniva menzionato per la prima volta negli annali della città. Mentre fu il figlio, Johann Heinrich, a registrare l’impresa come Wolters & Co. nel 1763.
Sotto la guida di Carl Christian Julius Wolters, nipote di Johann Heinrich, il birrificio ebbe una crescita costante. Nel 1870, con la produzione arrivata a 30 mila ettolitri annui, diventò indispensabile pensare a una più ampia location.
Nel 1876, col nome di Hofbrauhaus Carl Wolters, il birrificio si trasferì lungo la Wolfenbütteler Straße, al margine meridionale della città. Mentre la Haus zur Hans fu convertita in ristorante che, venduto più volte, ritornò poco dopo ai Volters.
Sempre nel 1876, il birrificio ottenne dal duca Wilhelm di Braunschwig il titolo di Hofbierbrauerei, seguito, nel 1882, da quello di Ducal Hofbrauhaus. E il nome cambiava in Herzogliches Hofbrauhaus Carl Wolters.
Nel 1886 Carl Christian Julius Wolters morì: subentrano i due figli, Carl Alwin e Carl August. Con la morte, nel 1894, di Carl Alwin, divenne unico proprietario dell’azienda il fratello.
Nel 1920 la Herzogliches Hofbrauhaus Carl Wolters & Co. e la Balhornsche Bierbrauerei AG si unirono formando la Hofbrauhaus Wolters and Balhorn AG. Il secondo birrificio, menzionato la prima volta per scritto nel 1692, nel 1830, con l’allora proprietario August Balhorn, aveva ricevuto il titolo di Hofbierbrauerei.
Nel 1940 la società prese il nome di Hofbrauhaus Wolters AG. Tre anni dopo invece, con la morte di Carl August, della sesta generazione, usciva di scena la famiglia Wolters.
Nel 1947 una comunità di eredi di Carl Wolters prese in mano la gestione del birrificio distrutto, durante la guerra, per più di terzo dai bombardamenti aerei e rimasto anche senza il mercato della Germania centrale.
Nel 1976 il birrifizio, ricostruito, ampliato e modernizzato, disponeva di un impianto d’imbottigliamento il più silenzioso al mondo.
Nel 1985 la quota di maggioranza (l’83,28%) della Hofbrauhaus Wolters AG fu rilevata dalla Gilde Brauerei di Hannover. E, col passaggio, nel 2003, della Gilde alla Interbrew Germania, quest’ultima acquistò un ulteriore 6,68%.
Nel 2005 la InBev Germania annunciò la chiusura del birrificio e la liquidazione della società per azioni per l’impossibilità di operare economicamente all’interno della rete globale del Gruppo.
Si levarono numerose azioni in tutta la regione per salvare il birrificio. Alla fine, nel 2006, la Hofbrauhaus Wolters AG fu rilevata da quattro ex manager (Thomas Renneke, Wilhelm Koch, Hans-Peter Lehna e Hanns-Bernd de Wall), e nasceva così la Hofbrauhaus Wolters GmbH. Da parte sua, la città di Braunschweig acquistò il sito del birrificio dalla InBev dandolo in affitto alla nuova società. E, nello stesso 2006, le operazioni commerciali passarono al nuovo team di gestione, compresi i marchi Wolters e Schwarzer Herzog e la produzione della Oranjeboom Premium Lager per United Dutch Breweries di Breda.
Addirittura, nel 2013, fu rilevato il birrificio Colbitzer Heide e venivano stanziati 3 milioni di euro per un nuovo birrifio sulla Wolfenbütteler Straße.
Wolters Pilsener, pilsner di un brillante colore dorato (g.a. 4,9%). Con una vivace effervescenza, la schiuma bianca sbotta voluminosa, minuta, soffice, cremosa, durevole e aderente. Malto biscotto e luppolo erbaceo, con qualche sentore floreale, di grano, lievito, pane, fieno, miele di trifoglio, allestiscono un intenso bouquet olfattivo di attraente finezza. Il corpo medio tende decisamente alla leggerezza, in una squisita consistenza acquosa. Nel gusto, morbido e granuloso, paglia, luppolo nobile e una lieve terrosità si esibiscono con un bel profilo pulito, rinfrescante, gradevole, a malapena toccato da delicatissime spezie. Un buon amaro compare nel lungo finale luppolizzato. Amaro, che s’intensifica nelle asciutte, persistenti, suggestioni retrolfattive.
Wolters Schwarzer Herzog Black, schwarzbier di colore marrone molto scuro, vicino al nero, e dall’aspetto semiopaco (g.a. 5%); conosciuta anche come Wolters Black Beer 5.0. La carbonazione è abbastanza sostenuta; la schiuma marrone chiaro, vaporosa, soffice, cremosa, sufficientemente stabile e aderente. L’aroma esprime tutta la sua delicatezza in una complessità di elementi che vanno dal biscotto al malto caramellato, dal caffè al cioccolato, dalle noci alle mandorle, dall’avena alla liquirizia, dalla resina all’abete rosso, dall’acredine delle tostature al luppolo terroso. Il corpo medio tende al leggero, in una consistenza abbastanza acquosa con qualche accenno di sciropposità. Con il supporto di una buona acidità da granella scura, nel gusto caffè tostato, cioccolato fondente, tabacco e legno equilibrano la dolcezza del malto, del caramello, della crosta di pane, dello zucchero di canna. Di breve durata, il persorso sfocia in una chiusura agrodolce. Secco e amaro, il retrolfatto esala invece impressioni minerali e di verdure, di liquirizia e cioccolato bruciato.
Wolters Weizen, hefe weizen di colore arancione scuro sfumato e dall’aspetto torbido (g.a. 5,3%). Con una vivace effervescenza, la schiuma, di un bianco sporco, prorompe generosa, fine, compatta, cremosa, abbastanza durevole e aderente. L’aroma si libera intenso e persistente, a base di banana, mele troppo mature, grano, caramella mou, pane bianco, lievito; e infervorato dalla noce moscata, dai chiodi di garofano, dai semi di coriandolo. Il corpo, da medio a pieno, ha una consistenza leggermente acquosa con qualche accenno all’oleosa. Il gusto si snoda fruttato e floreale con note di banana, lievito, agrumi dolci e alcune erbe speziate. Una lieve sensazione aspra derivante dal grano chiude un percorso più che regolare. Nel finale salgono alla ribalta i chiodi di garofano con un certo piccantino. Asciutto, dolce e acidulo, il retrolfatto reca qualche impressione metallica.
Wolters Märzen (Festbier), märzen/oktoberfest bier di colore bronzo chiaro (g.a, 6%). Con una media effervescenza, la schiuma, di un bianco sporco, fuoriesce abbastanza ricca, fine, soffice, cremosa, di ottima tenuta e allacciatura. Malti granulosi, in testa e a seguire, caramello, vaniglia, cereali tostati, pane integrale, miele, paglia, grano, esteri fruttati, luppolo floreale e una finissima speziatura, sono gli elementi compositivi di un aroma intensamente elevato e di gradevole finezza. Il corpo, da leggero a medio, ha una tessitura abbastanza acquosa. Il malto domina anche nel gusto, fondendosi a meraviglia con note erbacee e di luppolo speziato, in una consistenza delicatamente secca e amara. Non opera diversamente l’alcol, dal fondo e con discrezione, apportando quel minimo di calore indispensabile per un prodotto tipicamenjte di festa. Il finale si rivela lievemente più amaro, secco, acidulo e anche un po’ vegetale. Un retrolfatto piuttosto aspro e polveroso vira presto verso piacevoli sensazioni caramellate.