Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Siviglia/Spagna
La Heineken España nacque nel 2000, dalla fusione del Grupo Cruzcampo e di El Águila. Con cinque stabilimenti, a Siviglia, Madrid, Jaén, Valencia e Arano, si portò subito al primo posto tra i produttori del Paese.
Di recente però, con circa 11 milioni di ettolitri annui, ha dovuto cedere la leadership alla Mahou-San Miguel, che ha raggiunto i 12 milioni e mezzo.
Oltre a produrre e commercializzare i propri marchi nazionali e quelli internazionali del gruppo di appartenenza, l’azienda distribuisce in Spagna anche le birre Paulaner e Guinness.
El Águila/Madrid
El Águila fu fondata nel 1900 da Augusto Comas y Blanco, che aveva studiato diritto, per volere del padre (professore universitario di diritto civile), e, insieme, belle arti, essendo un appassionato di architettura. All’epoca le tabernas offrivano soprattutto vino; ma Augusto Comas credeva nella potenzialità della birra, tanto da investire un capitale di 2 milioni di pesetas per l’acquisto di 95 mila metri quadrati di terreno e per la parcella di due grandi nomi dell’architettura dell’epoca, l’ingegnere tedesco Langeloth e l’architetto Eugenio Jiménez Correa.
Nel 1903 la fabbrica di Calle General de Lacy elaborò la prima birra spagnola, El Águila, lager leggera di colore oro pallido (g.a. 4,5%), tipica birra standard destinata al consumo quotidiano. Ciononostante, poteva vantare un’apprezzabile pienezza di corpo e il piacevole gusto dolce del granturco. C’è da ricordare anche che fu Augusto Comas a convincere il Municipio di Madrid a dare alla calle il nome del generale Luis de Lacy, cugino della madre, protagonista del levantamiento liberale in Cataluña e per questo fucilato nel 1817.
La birra conquistò presto il gusto dei madrileni, anche se abituati al vino. Dal 1915 il birrificio crebbe in superficie (opera dell’architetto Luis Sainz de los Tereros), macchinari e produzione, affiancata, quest’ultima, dal primo laboratorio spagnolo di controllo di qualità del prodotto.
La lungimiranza di Augusto Comas fu abbondantemente ripagata fino agli anni Trenta. Poi arrivarono le dure vicende politiche. Per la prima volta, nel 1932, calarono le vendite della birra, per le forti imposte e la carenza di materie prime. Nel 1936, allo scoppio della guerra civile, durante la difesa di Madrid, alcuni dirigenti della società furono uccisi e l’azienda stessa finì sotto sequestro per 32 mesi. Nel 1939 il birrificio fu restituito ai proprietari che, per riprendere la produzione, dovettero provvedere alla costosa riparazione dei danni subiti da vari silos e dalla zona di fermentazione.
Negli anni Sessanta avvenne la vera grande espansione dell’azienda, con l’acquisizione di piccole fabbriche in altre parti della Spagna; con la quota di maggioranza nella malteria Los Angeles; con la costruzione di una nuova malteria nei pressi di Cordoba e di una nuova fabbrica a Cuart de Poblet (Valencia).
Nel 1966 iniziò la costruzione di un’altra fabbrica a San Sebastián de los Reyes (Madrid), che entrò in funzione nel 1969. A queste espansioni, tennero dietro importanti innovazioni tecnologiche: la sostituzione delle botti in legno con quelle di alluminio, l’utilizzo di bottiglie da litro (le litronas), l’affiancamento alle fabbriche di laborati per il controllo della qualità. Nel 1967 l’azienda El Águila venne pertanto riconosciuta come “la fabbrica di birra più moderna dell’intera Spagna”.
Dal 1972 furono create nuove varietà di birra: prodotti preparati, come molte altre lager spagnole, con aggiunta dei fiocchi di mais e lasciati maturare per un periodo di tre settimane. Tra esse, si distinse in modo particolare El Águila Sin, la prima birra nera apparsa sul mercato spagnolo. Il suo successo attirò l’interessamento della Heineken che nel 1984 rilevò il 32% delle azioni societarie.
Nel 1985 la vecchia fabbrica di Madrid venne chiusa e la produzione trasferita a quelle moderne di San Sebastián de los Reyes e di Cuart de Poblet. Anche gli altri impianti furono chiusi o venduti.
Nel 2000 El Águila venne fusa con il Grupo Cruzcampo. Per un certo periodo lo storico marchio El Águila sopravvisse insieme a quello della Heineken, Amstel; ma, alla fine, scomparve.
Cruzcampo/Siviglia
La Cruzcampo, la prima azienda di birra in Spagna in termini di volume di vendita e una delle più antiche, fu fondata nel 1904 dai fratelli Robert e Thomas Osborne Guezala, originari di El Puerto de Santa Maria.
Aprire un birrificio in Andalusia, a forte vocazione vinicola, presupponeva un intento ben preciso: creare un’alternativa alla comune bevanda alcolica e ridurre, nello stesso tempo, l’elevata disoccupazione nella regione. Pertanto i due fratelli, prima di compiere il “grande passo” erano andati a imparare il mestiere in Germania e nel Benelux.
La scelta del luogo, Siviglia, era stata determinata dalle caratteristiche ottimali dell’acqua per il processo di fermentazione. Il nome invece, Cruzcampo, si riferiva al vicino humilladero medievale chiamato la Cruz del Campo.
Nel corso del tempo l’azienda si espanse acquistando altre birrerie: 1969, la Henninger Española; 1975, la Industrial Cervecera Sevillana; 1985, la Cervezas El Alcázar de Jaén; 1986, la compagnia Juan y Teodoro Kutz. Ma, per potersi affermare a livello nazionale, nel gennaio 1991, la Cruzcampo cedette alla Guinness il 98% del proprio pacchetto azionario.
Nel giugno, sempre del 1991, la Cruzcampo comprò dalla danese United Breweries la filiale spagnola Unión Cervecera che, fino al 1985, era stata di proprietà della banca Santander e che produceva la Carlsberg e la Skol. Pertanto la Cruzcampo fece propri i tre stabilimenti di Valencia, Málaga e Bilbao che continuarono a produrre la Carlsberg e la Skol conservando la loro quota di mercato spagnolo del 6%.
Nel 1993, con la fusione in un unico consorzio di tutte le imprese facenti parte della Cruzcampo, fu creato il Grupo Cruzcampo, la più grande azienda birraria del Paese, con una quota di mercato del 25%.
Nel 1997 il Grupo Cruzcampo entrò a far parte della Diageo.
Nel 1999 la Heineken International acquistò l’88,2% del Grupo Cruzcampo; ma, previo accordo col Consiglio dei Ministri, dovette vendere e lasciare la commercializzazione dei marchi Oro, Keler, Skol, Calatrava e Victoria y Estrella del Sur (quest’ultimo, acquistato dal gruppo Damm).
Nel 2000 integrò tutta la logistica di El Águila (nella quale aveva comprato la maggioranza delle azioni) in Cruzcampo e quindi cambiò la denominazione sociale del Grupo Cruzcampo in Heineken España.
La sede sociale e fiscale della Heineken España rimase a Siviglia, presso la Cruzcampo; mentre la sede centrale venne trasferita a Madrid, presso la storica area produttiva di El Águila, sede anche della Escuela de Hostelería Gambrinus e della Fundación Cruzcampo.
Infine, nel 2008, venne inaugurato un modernissimo impianto fuori Siviglia; e, nel 2009, chiuso lo stabilimento di Arano, in Navarra.
Cruzcampo Cerveza Pilsen/Pilsner, lager tipo pilsner di colore oro pallido (g.a. 4,8%). È la birra più venduta della casa, realizzata in base alla ricetta originale del 1904. L’effervescenza è decisa; e la schiuma può emergere fine, densa, persistente. All’olfatto, spirano gli allettanti profumi del cedro. Il corpo piuttosto sottile, ha una consistenza acquosa. Il gusto defluisce fresco, leggermente abboccato, con morbide note di caramello, cereali, malto, erbe aromatiche; e non senza un tocco di acidità in prossimità del traguardo. Il finale, aspro e secco, prelude a un sufficiente e piacevole retrolfatto di luppolo amarognolo.
Cruzcampo Premium Lager, premium lager di colore dorato (g.a. 5%). Con una carbonazione abbastanza vivace, la spuma bianca emerge sottile e di buona tenuta. L’aroma si libera alquanto dolce, con sentori di malto, fieno, mais, lievito, luppolo floreale. Il corpo è leggero e di trama acquosa. Il gusto scorre pressoché ruvido, aspro, leggermente impresso dal malto e con una punta acidula. Il corto finale sa tanto di agrumi. Il retrolfatto, quasi evanescente, è improntato a suggestioni asciutte dall’accento metallico.
Recentemente il Grupo Cruzcampo ha orientato la produzione verso tipologie da esportazione, cercando di uscire dai confini del mercato nazionale.
Di sicuro interesse si è rivelata:
Legado de Yuste, belgian ale di colore ambrato (g.a. 6,5%); di tipo abbaziale. Si sostiene che la ricetta provenga dal monastero di Yuste, dove si ritirò negli ultimi anni Carlo V, grande estimatore della birra. Con un’effervescenza non così moderata, la schiuma erompe minuta, cremosa, con sufficiente allacciatura. L’aroma si diffonde con sentori dolciastri stemperati dal lievito belga alquanto piccante. Il corpo appare molto ben strutturato nella sua tessitura acquosa. Un prelibato gusto di malto, con note di caramello e zucchero di canna, sfocia presto in un morbido amarore di luppolo speziato. A chiudere la corsa, abbastanza lunga, arriva un vivace finale aromatico e piccante. La discreta persistenza retrolfattiva è un interessante mix di asciutte suggestioni agrodolci, di fumo, di frutta secca.