Hatz-Moninger Brauhaus

Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Karlsruhe/Germania
Nel 1856 Stephan Moninger fondò la Brauerei Moninger nel quartiere Weststadt. Nel 1980 si trasferì nel quartiere Grünwinkel, dove si trova tuttora il nuovo stabilimento costruito sul sito della Sinner AG (fabbrica fondata nel 1885 da George Sinner), acquistata nel 1974.
Nel 2010 la Brauerei Moninger si fuse con la Hofbrauhaus Hatz di Rastatt (a 22 chilometri da Karlsruhe), fondata nel 1863 da August Hatz. Nacque così la Hatz-Moninger Brauhaus, mentre veniva smantellato lo stabilimento di Rastatt.
Seguì invece l’apertura della Brauhaus Moninger, a Durmersheimer Str., e della Braustübl Hatz-Moninger, a Zeppelinstraße.
Oggi la Hatz-Moninger Brauhaus è detenuta a maggioranza da STINAG (Stuttgart Invest AG, una holding che gestisce i propri investimenti immobiliari, finanziari e azionari in unità giuridicamente indipendenti).
Oltre un terzo dei 120 mila ettolitri di birra prodotti all’anno è appannaggio del marchio Hatz.
Moninger Export, export di colore giallo dorato (g.a. 5,2%). Con una media effervescenza, la spuma bianca si alza sottile, fitta e tenace. L’aroma appare un po’ aspro, nei suoi odori di malto fruttato e granuloso, con qualche accenno vegetale, floreale, di caramello, grano, pane, luppolo erbaceo. Il corpo, da leggero a medio, ha una tessitura parecchio acquosa. Il gusto si snoda con delicatezza, tra “belle” note, all’inizio, luppolizzate e moderatamente asciutte, poi, abbastanza piccanti e ruvide. Il resto della media corsa è all’insegna di lievi tostature che sfociano in una consistenza acidula. Nel finale, l’equilibrio tra la dolcezza del cereale e l’amarore del rampicante regge abbastanza; quindi si dissolve nelle prevaricanti suggestioni amarognole, peraltro molto gradevoli, del discreto retrolfatto.
Hatz Pils, pilsener di colore giallo paglierino chiaro (g.a. 4,9%). Con una carbonazione decisa, la schiuma bianca si riversa fine, generosa, duratura. Nell’aroma, luppolo speziato, agrumi e resina di pino apportano un lieve amarore che, senza impegnarsi più di tanto, riescono a bilanciare i sentori di grano, paglia, frutta, miele, malto biscotto. Il corpo, da medio a leggero, presenta una trama abbastanza acquosa. Il gusto, granuloso, un po’ asciutto, allestisce un fondo non proprio solido di malto su cui defluisce il sottile luppolo erbaceo con soli tenui accenni di amaro; e, in nome e per conto della delicatezza, sia il cereale che il rampicante si tengono nei limiti del rispetto reciproco. Sembra, anzi, che i due protagonisti del sapore abbiano raggiunto un compromesso, accaparrandosi, il primo, la mordida dolcezza del finale, il secondo, l’asciutto amarore del retrolfatto.