Green Flash Brewing Company

Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

San Diego, California/USA
Mike e Lisa Hinkley avevano gestito un pub, ma ignoravano compiutamente l’arte brassicola. Ciononostante, la loro ambizione li portò, nel 2002, ad aprire un birrificio artigianale a Vista (nella contea di San Diego).
La fortuna arrivò due anni dopo, col mastro birraio Chuck Silva, che creò una serie importante di birre. Nel 2001 la produzione fu spostata in un impianto molto più grande, nel quartiere Mira Mesa di San Diego. Nel 2013 venne annunciata l’apertura, per l’autunno del 2016, di una seconda fabbrica a Virginia Beach, dalla capacità di 100 mila barili l’anno e con la tasting room e un beer garden: cosa che avrebbe reso la Green Flash il terzo più grande birrificio della Virginia. Nel 2014 veniva invece rilevata la Alpine Beer Company (di Alpine appunto, California), fondata nel 1999 da Pat Mcilhenney e risultata, nel 2006, il quinto miglior birrificio degli Stati Uniti, con alcuni prodotti dall’elevato contenuto alcolico.
Fu proprio questa ossessione espansionistica che portò, nel settembre del 2015, Chuck Silva a lasciare la Green Flash per andare ad aprire un proprio modesto birrificio (Silva Brewing) a Paso Robles. Lo sostituì Erik Jensen, suo collaboratore da quattro anni.
Ovviamente, con l’espansione, scomparvero tante birre impegnative che si rifacevano alla tradizione belga, sostituite da prodotti di più facile e meno costosa produzione ispirate alla mania “luppolocentrica” americana.
E, come tanti altri produttori minori americani infine, la Green Flash volle affacciarsi anche nel mercato europeo, col “gioiello” creato nel 2005 da Chuck Silva, ovvero la West Coast IPA. Ma facendola produrre in loco, per non compromettere la freschezza e far lievitare il prezzo.
La scelta cadde sulla Brasserie St-Feuillien, con la quale aveva già collaborato per la realizzazione, nel 2010, della Bière de l’Amitié e, nel 2012, della Black Saison. Ed ecco arrivare, nel 2014, in Belgio Chuck Silva per svelare a Alexis Briol i segreti della più importante birra di Green Flash.
Green Flash Double Stout, imperial stout di colore nero profondo (g.a. 8,8%); ispirata alle robuste stout prodotte in Inghilterra nel secolo XIX. L’effervescenza appare abbastanza contenuta; la spuma, color cappuccino, cremosa e tenace. Malto tostato, cioccolato fondente, caffè espresso, zucchero di canna, vaniglia, liquirizia, frutti scuri, allestiscono un bouquet di elevata intensità che va oltre la finezza attraente. Il corpo medio presenta una tessitura tra oleosa e acquosa. Il gusto ripete le sensazioni avvertite al naso, con l’aggiunta di una leggera acidità conferita dai malti scuri. Il finale, adeguatamente luppolizzato, introduce un discreto retrolfatto di malto bruciato.
Green Flash West Coast IPA (European Edition), double IPA di colore giallo oro tendente all’arancio e dall’aspetto alquanto velato (g.a. 8,1%). È la produzione belga, realizzata con malti europei, dalla Brasserie St-Feuillien. Rispetto alla capostipite, con tenore alcolico del 7,3%, presenta la dizione “Double” in etichetta e l’aggiunta del Citra ai soliti quattro luppoli (Simcoe, Columbus, Centennial e Cascade). Con una morbida carbonazione, la schiuma emerge minuta, cremosa, persistente. L’olfatto è dominato da sentori floreali, di malto biscotto, luppolo, frutta tropicale, pino, erbe. Il corpo medio ha una trama fra grassa e acquosa. Il gusto si snoda pulito, avvolgente, con note di agrumi che, verso il termine di una corsa media, sfociano in una consistenza amara di natura vegetale. Il finale si rivela particolarmente intenso, secco e pungente. Il retrolfatto propone lunghe suggestioni resinose, quasi balsamiche.