Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Jever/Germania
Birreria della Frisia, fondata nel 1848 da Dietrich König come piccola impresa artigianale. Alla morte di Dietrich, nel 1867, il figlio vendette l’attività a Theodor Fetköter. Fu l’inizio dello sviluppo di un’azienda familiare. Cominciarono a essere utilizzate attrezzature d’avanguardia. Comparvero, opportunamente pubblicizzate, bottiglie speciali. Nel 1848 venne installato il primo sistema di approvvigionamento idrico a Jever.
Poi arrivò il disastro della prima guerra mondiale. Al fronte, ci rimise addirittura la vita il figlio di Theodor Fetköter, che aveva assunto la conduzione dell’azienda. Nel 1922 l’impresa fu venduta alla Bavaria St Pauli di Amburgo che, cosciente della sua potenzialità, ne fece una fabbrica moderna.
Dopo la seconda guerra mondiale, la Jever venne a trovarsi di nuovo in difficoltà. Per mancanza di carburante, dovette limitare la vendita della sua Jever Pilsener (nome assunto dal 1934, quando ormai la birra era diventata nota fuori della Sassonia) in fabbrica. Per reperire un po’ di malto, era costretta a setacciare tutte le aziende agricole della regione.
Poi, pian piano, le cose migliorarono e, con l’aumento della richiesta di mercato, la Jever dovette ampliare la fabbrica, dotandola delle attrezzature più sofisticate.
Nel 1994 il gruppo nazionale Brau und Brunnen comprò la Bavaria St Pauli con l’intento preciso di mettere le mani sulla Jever. Nel 1997 infatti dichiarò che non intendeva più tenere la Bavaria St Pauli. Oggi la Jever, tramite la Brau und Brunnen, fa parte del Radeberger Gruppe.
Tra le prime 10 birrerie tedesche, con uno dei più moderni impianti di produzione in tutto il mondo, la Jever fabbrica una delle poche birre di rilievo nazionale molto conosciute all’estero; mentre molti marchi noti fuori della Germania provengono da birrifici regionali.
Distribuita quasi ovunque in patria e famosa in tutto il mondo, la birra Jever si caratterizza per il suo amaro. A parte la regola generale che, in Germiana, più si sale verso il nord più la birra diventa secca; la maggior parte del merito va all’acqua di pozzo impiegata, pura e morbida, che esalta il luppolo e, di conseguenza, contribuisce a un amarore eccezionalmente fresco e pulito.
Già con il passaggio dell’azienda al gruppo Brau und Brunnen, il prodotto aveva evidenziato un leggero scadimento nel carattere; comunque, per le indiscutibili doti qualitative, la sua popolarità non ha mai accusato segni di cedimento, anzi si è notevolmente accresciuta negli ultimi tempi. La conferma viene dalla produzione annua, che supera un milione di ettolitri.
Da non dimenticare, infine, il suo museo della birra che può essere visitato, insieme alle moderne attrezzature di produzione, in un tour con degustazione dei prodotti.
Jever Pilsener, pilsener di colore giallo paglierino (g.a. 4,9%); la più amara della Germania (ben 40 unità di amaro). Con una media effervescenza, la schiuma si versa abbondante, fitta e resistente. L’olfatto è di finezza gradevole, e normale intensità, con spiccati profumi di luppolo tra sentori floreali e vegetali. Il corpo, medio-leggero, presenta una consistenza decisamente acquosa. Il gusto si sviluppa secco e ruvido, con orientamento all’amaro: una non sgradevole astringenza offerta dalla delicata acqua di fonte il cui impiego accresce il tasso di luppolo. L’intenso, fresco, esuberante, finale preannunzia il trionfo dell’amaricante che regala una lunga persistenza retrolfattiva balsamica.
Jever Light, light pilsner di colore dorato chiaro (g.a. 2,5%). Costituisce la versione leggera della Jever Pilsener, col 40% in meno di alcol e calorie. Il cedimento delle proprietà organolettiche è comunque ridotto ai minimi termini: gusto meno impegnativo e più brillante, meno amaro e più sottile. Con una carbonazione vivace, la spuma bianca erompe minuta, soffice, abbastanza durevole. L’aroma di luppolo si libera con intensità, piuttosto granuloso, un po’ acido, anche solforico. Il corpo è decisamente leggero e di trama acquosa. Il gusto sa di mais, luppolo erbaceo, malto, fieno. Il finale è di una secchezza quasi opprimente. Rimedia alla grande il retrolfatto, con le sue fresche, piacevolissime, impressioni amarognole.