Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Reykjavík/Islanda
La storia di questa azienda ebbe origine nel 1913, quando Tómas Tómasson prese in affitto un seminterrato per produrre estratto di malto.
Per imparare a fare il birraio invece, Tómas nel 1915 si recò a Copenaghen; quindi rimase due anni in Germania.
Tornato a casa nel 1917, comprò un edificio e aprì la fabbrica di birra che, tra il 1924 e il 1928, ampliò notevolmente, dotandola anche di un impianto per l’imbottigliamento.
Intanto, dal 1915, in Islanda era entrato in vigore il divieto di produrre birra con più del 2,5% di alcol. Sicché la fabbrica dovette limitarsi ai soft drink e alle birre a basso contenuto alcolico.
Nel 1978, alla veneranda età di 90 anni, Tómas morì. Subentrarono i figli, Jóhannes e Tómas Agnar, che, con l’abrogazione delle severe norme restrittive sulle bevande alcoliche, nel 1989, ampliarono notevolmente la gamma e presero a sbizzarrirsi con l’etanolo, fino a toccare i 13 gradi con una delle loro imperial stout.
Infine, nel 2002, l’azienda fu venduta alla LIND EHF, una filiale di Danól EHF.
Oggi la Ölgerðin Egill Skallagrímsson produce 100 mila ettolitri di birra all’anno e 35 mila ettolitri di altre bevande.
Egils Pilsner, pilsner di colore biondo pallido (g.a. 4,5%). Con una morbida carbonazione, la spuma si alza fine, densa e stabile. L’aroma esala piuttosto debolmente, a base di cereali, paglia, erbe, frutta, luppolo floreale. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza decisamente acquosa. Nel gusto, il luppolo, che per l’intera corsa peraltro breve ha accettato la collaborazione equilibratice del malto, alla fine si sbriglia e marca il retrolfatto con un amarore secco.
Egils Gull, premium lager di colore giallo dorato (g.a. 5%); la birra più diffusa nel Paese. La schiuma bianca, alta e soffice, è gestita da una moderata effervescenza. L’aroma si libera con un luppolo speziato, che lascia comunque emergere, sia pure fievolmente, sentori di malto dolce, mele, erbe, esteri fruttati. Il corpo medio presenta una trama piuttosto acquosa. L’equilibrio gustativo si rivela del tutto particolare: cereale e amaricante quasi si annullano a vicenda, sicché il sapore non esprime note decise né dell’uno né dell’altro, e volge verso un finale parecchio asciutto. Il retrolfatto esala evanescenti sensazioni burrose, con un richiamo invece minerale abbastanza intenso.