Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Bend, Oregon/USA
Nel 1988 Gary Fish aprì un piccolo brewpub. Deschutes è il nome del fiume lungo il quale sorge la città e della contea cui essa appartiene.
Nello stesso anno le sue birre alla spina, interamente prodotte a mano, raggiunsero una distribuzione su larga scala. La domanda sembrava inarrestabile, e venne installata anche una linea d’imbottigliamento per i prodotti più prestigiosi. Nel 2008 invece fu aperto un secondo brewpub, a Pearl District di Portland.
Oggi la Deschutes, con una produzione di 290 mila ettolitri annui, figura tra le più importanti microunità del Nord-Ovest. Ciononostante, mantiene un profilo molto legato al territorio: quasi tutte le birre riportano in etichetta nome e immagine di luoghi adiacenti.
La vasta gamma comprende in prevalenza ale con rifermentazione in bottiglia. Sono variazioni, condizionate a freddo, delle classiche ale di stile inglese che recano, insieme, l’inconfondibile accento tradizionale della costa nordoccidentale del Pacifico.
Deschutes Black Butte Porter, porter di colore bruno cupo dai riflessi ambrati (g.a. 5,2%); il prodotto più noto, che portò anche, inaspettatamente, l’azienda in auge. La carbonazione è alquanto pungente; la spuma, copiosa e densa, ha un colore tetro. L’aroma si libera con una certa complessità, mettendo in particolare evidenza sentori di frutta secca, vaniglia, foglie verdi, pepe nero, fiocchi di avena. Il corpo medio presenta una consistenza molto liscia e cremosa. Il gusto, asciutto e pastoso, propone con disinvoltura note di torrefazione che rievocano il malto scuro con un accento piccante. Il finale apporta un leggero amarore da tostature. In bocca rimane una lunga impressione caramellata e aspra.
Deschutes Obsidian Stout, stout di colore bruno scuro dai riflessi rubino (g.a. 6.4%); offerta stagionale, col nome del vetro vulcanico effusivo di un nero lucente. Presenta più spiccate note fruttate e amabili rispetto alla Black Butte Porter. Con una piacevole carbonazione media, la ricca spuma cremosa ostenta notevole tenuta. L’aroma si apre decisamente fruttato, con sentori, in secondo piano, di liquirizia, zucchero di canna, cioccolato fondente, caffè, malto tostato, caramello. Il corpo denso, rotondo, di trama molto liscia e cremosa, alimenta un fresco gusto di malto che, verso il finale, prende un’asciutta consistenza di tostature. Il retrolfatto si propone di un accattivante amarognolo.
Deschutes Cascade Ale, blond ale di colore dorato (g.a. 4,6%). Prende il nome dall’unico luppolo utilizzato; mentre si definisce una “birra di transizione”, rivolta ovvero a chi intende entrare nel mondo dell’artigianalità brassicola. La carbonazione è piuttosto bassa; la spuma biancastra, abbondante e cremosa. L’aroma esala intensi profumi floreali di luppolo, lasciando poco spazio a sentori di malto, caramello, erbe. Il corpo ostenta una fresca leggerezza nella sua trama liscia. Il gusto, impresso dal malto, si snoda morbido, cremoso, prendendo verso il traguardo un tocco di erbe aromatiche e una punta di acidità. Il finale è segnato dal luppolo, con un amaro resinoso. Il palaro timane asciutto, pulito, in trepida attesa del bis.
Deschutes Bachelor Bitter, ESB di colore ramato (g.a. 5%). La schiuma biancastra, non ricca tanto meno tenace, è gestita da un’effervescenza piuttosto contenuta. La luppolizzazione a secco con l’amaro e fortemente aromatico Golding, prima, determina una vera e propria esplosione di luppolo all’olfatto e, poi, costituisce la base amara di un gusto pieno di malto che volge in fretta verso l’asciuttezza del finale. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza liscia, quasi cremosa. Dalla discreta persistenza retrolfattiva spuntano piacevoli suggestioni amarognole di nocciole tostate avvolte in un alone a malapena speziato.
Deschutes Mirror Pond Pale Ale, american pale ale di colore oro ramato (g.a. 5%). Il nome è quello del lago artificiale creato nel 1910. Si tratta di un prodotto stagionale, ottenuto con aggiunta di luppolo a secco. Con una moderata effervescenza, si forma una bella spuma cremosa, fine e persistente. L’aroma, non così intenso, ma elegante e pulito, emana sentori di luppolo, agrumi, aghi di pino; come non manca qualche richiamo floreale, di caramello, crosta di pane. Il corpo medio ha una trama piuttosto acquosa. Nel gusto si esalta l’equilibrio tra cereale e amaricante: sottile spina dorsale di malto, da una parte e dall’altra, resina, erbe aromatiche, scorza di pompelmo. Il finale trova appena il tempo di esprimere il suo apporto floreale, amarognolo, piccante. Il retrolfatto, più lungo, ma non di tanto, propone sensazioni asciutte di legno.
Deschutes Jubelale, english strong ale di un mogano scuro dai riflessi aranciati (g.a. 6,7%). È un’offerta aromatica invernale. La schiuma, di un singolare quanto attraente color miele, è gestita da una morbida effervescenza media. Al naso si libera un intenso e tenace profumo di luppolo pregiato, che lascia comunque ampio spazio a sentori di malto dolce, caramello, zucchero bruciato, prugna secca, pane scuro; non senza qualche accenno di cicoria, liquirizia, noce moscata. Il corpo rivela una solida struttura, in una consistenza leggermente oleosa. Il gusto, morbido e pieno, risente il malto tostato, il luppolo, il fruttato; ma, verso la fine della corsa, assume una netta connotazione luppolizzata. Nella lunga persistenza retrolfattiva si esaltano impressioni di cioccolato fondente, con un richiamo di luppolo floreale.