Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Oostvleteren/Belgio
Birrificio delle Fiandre Occidentali.
Urbain Coutteau, Peter Braem e Philippe Driessens cominciarono a produrre, da homebrewer, birre regionali per gli ospiti dell’agriturismo, dove venivano allevati anche struzzi (in fiammingo, struise). Nel 2001, con l’aiuto del produttore di vino Carlo Grootaert, decisero di aprire una vera e propria attività commerciale, dandole il nome De Struise Brouwers appunto.
Non avendo un impianto proprio, si servirono, da beer firm ovvero, della Caulier fino al 2005, poi passarono alla Deca Services. Infine, nel 2010, ristrutturando i locali di una vecchia scuola, a Oostvleteren, misero su un vero e proprio birrificio con annesso beershop. E, dalle birre leggere e di facile beva, passarono pian piano a quelle di prestigio e molto alcoliche, avventurandosi infine, e con successo, anche nell’invecchiamento in botte.
Oggi la produzione annovera centinaia di birre, tra fisse, stagionali, speciali e sperimentali. Mentre le grosse partite continuano a uscire dallo stabilimento della Deca Services.
Tante le collaborazioni con altri birrifici, in particolare Monk’s Café & Brewery di Stoccolma. Insieme, realizzarono, nel 2015, la Struise Aestatis; ma per questo birrificio già nel 2013 gli Struise avevano creato la Struise Svea IPA, in occasione dell’inaugurazione, sempre a Stoccolma, del loro bar all’interno del Monks Whisky Paradise.
Struise Svea IPA, india pale ale di colore ambra e dall’aspetto leggermente velato (g.a. 7%); con aggiunta di avena, frumento, segale, zucchero. La schiuma di un bianco sporco, cremosa e duratura, è gestita da un’effervescenza piuttosto vivace. L’aroma si libera con una certa dolcezza, a base di malto, caramello, frutta, cereali, fieno, luppolo speziato, e con un pizzico di lievito. Il corpo medio ha una trama alquanto cremosa. Anche il gusto sa tanto di malto e caramello, ma solo fino a metà corsa, perché poi arrivano le intense note amare di un luppolo erbaceo che portano al breve finale decisamente asciutto e pulito. Non sgradevoli note amarognole vegetali indugiano abbastanza nel retrolfatto.
Struise Aestatis, imperial saison di colore ambra con riflessi aranciati e dall’aspetto opaco (g.a. 11%). Con la carbonazione abbastanza sostenuta, si forma una spuma color crema minuta e compatta. L’aroma è carico di frutta tropicale con, in secondo piano, sentori floreali, speziati, di lievito, malto, luppolo, caramello; non senza una dolce ventata di alcol. Il corpo medio presenta una consistenza pressoché viscosa. Il gusto è fortemente segnato dall’etanolo, che robuste note di caramello, frutta scura, lievito, luppolo, a stento riescono a tenere in equilibrio. Equilibrio, che sembra raggiungere la perfezione a fine corsa, grazie a una certa secchezza di spezie e a un “sofisticato” amarore vegetale. La lunga persistenza retrolfattiva propone invece, tanto per cambiare, frutta sotto spirito, con una morbidezza però che sa farsi accettare, anzi desiderare.