Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Auckland/Nuova Zelanda
Nel 1929 il commerciante e distributore di liquori Henry Kelliher e il birraio William Coutts fondarono, nell’Isola del Nord, la Waitemata Brewery. Ma, all’apertura, fu subito scontro con l’intransigente proibizionismo d’inizio secolo. Il Movimento cristiano delle donne per la temperanza organizzò una marcia fino alla fabbrica chiedendo che questa venisse trasformata in azienda alimentare.
La Waitemata cercò di indorare la pillola cominciando a esaltare le virtù benefiche della sua birra con slogan tipo “Il segreto della buona salute e della lunga vita” oppure “Nutriente come il pane o il latte”.
Proprio niente da fare! Con il mercato stagnante, per salvarsi la birreria dovette ricorrere alla fusione con la Levers and Co., una ditta che imbottigliava e distribuiva birra. Nacque così, nel 1930, la Dominion Breweries.
Poi le cose cambiarono e la nuova società poté addirittura rilevare altre imprese: la Taranaki Brewery di New Plymouth (nel Taranaki), acquistata e poi chiusa negli anni Sessanta; la Tui Brewery di Mangatainoka (nella parte meridionale dell’Isola); la Mainland Brewery di Timaru (nell’Isola del Sud).
Un cenno a parte merita la Westland di Greymouth, fondata nel 1868 in una zona mineraria sulla costa occidentale dell’Isola del Sud con una notevole comunità di irlandesi. Comprata nel 1969 e nel 1995 ribattezzata con il nome di Monteith’s Brewing Co., continua a utilizzare recipienti di fermentazione aperti, bollitori scaldati a carbone e il tradizionale sistema dei blocchi di produzione. È la fabbrica più piccola del gruppo e fin dall’acquisto fu destinata alla produzione di birre di alta qualità, definite appunto “di lusso” e che i neozelandesi chiamano “boutique beers”. Queste lager vengono elaborate artigianalmente e vendute, con il marchio Monteith’s appunto, in negozi per intenditori.
Per creare poi sbocchi alla propria birra, nel 1980 la DB acquistò alberghi a Auckland e Hamilton. Mentre una joint venture con la Heineken le consentiva di produrre su licenza e commercializzare nel proprio Paese il marchio olandese.
Infine, nel 2004, fu rilevata dalla Asia Pacific Breweries di Singapore che, a sua volta, nel 2012, fu acquistata dalla Heineken con la creazione della Heineken Asia Pacific.
Oggi la Dominion Breweries è il secondo grande produttore birrario in Nuova Zelanda, dopo la Lion, e copre il 44% del mercato. Oltre al moderno stabilimento Waitemata di Auckland, possiede quelli di Mangatainoka, Greymouth e Timaru. A proposito di quest’ultimo, nel 2012, come riconoscimento per l’importanza assunta dal marchio nell’Isola del Sud, il nome di Mainland Brewery fu cambiato in DB Draught Brewery.
La DB è sempre stata orgogliosa delle sue innovazioni tecnologiche, in particolare dell’introduzione, negli anni Cinquanta, degli impianti di fermentazione continua da cui deriva una singolare nota alcolica. Fu opera del figlio di Coutts, Morton, diventato direttore nel 1946.
La produzione comune verte su birre di media gradazione e con sapore leggermente dolce.
Il marchio Tui è uno dei più noti in Nuova Zelanda, in parte a causa della campagna pubblicitaria divertente che usa gli stereotipi, pesante ironia e la frase Yeah right (“Sì, come no”). Nel 2010 lo slogan “Gli atei non hanno nulla di cui preoccuparsi – Yeah right” arrivò a urtare la sensibilità della Chiesa che minacciò un’azione legale. L’azienda fu fondata nel 1889 da Henry Wagstaff e Edward Russell.
La DB Breweries controlla inoltre interamente la Liquorland, una catena di liquori all’ingrosso costituita in Nuova Zelanda nel 1981.
DB Bitter, lager di colore ambra scuro (g.a. 3,5%). La carbonazione è media; la spuma, non così abbondante ma di sufficiente durata. L’aroma si schiude debole di malto, con qualche accenno di caramello. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza acquosa. Il luppolo, quantunque in evidenza, non invade nel gusto, fresco e scorrevole; si fa invece ben valere nel retrolfatto, con la propria asciuttezza. Il finale reca delicate note di spezie leggere. Si tratta di un prodotto che si beve con facilità e disseta piacevolmente.
DB Double Brown, lager di colore, nonostante il nome, oro ramato (g.a. 4%); commercializzata solo in lattina. La vivace effervescenza origina una schiuma molto sottile e di scarsa stabilità. L’olfatto libera deboli profumi di malto. Dal corpo, piuttosto scarno e di trama acquosa, emerge un gusto pieno, fruttato, sempre di malto. Solo nel retrolfatto fa la sua comparsa il luppolo, con suggestioni secche e amare, dopo un breve finale pulito e un po’ dolce.
DB Draught, premium lager di colore ambrato (g.a. 4%); una delle birre più vendute nel Paese. L’etichetta riporta l’immagine dei famosi cavalli Clydesdale. Con una carbonazione piuttosto piatta, la schiuma risulta scarsa ed evanescente. Eleganti profumi di luppolo marcano l’olfatto. Il corpo tende, pur nella sua leggerezza, al medio. Al palato il malto può solo far da base, con una luppolizzazione piuttosto consistente. Il retrolfatto, dopo un finale alquanto anonimo, si rivela nettamente secco e suggestionato dal rampicante.
DB Export Dry, export di colore biondo pallido (g.a. 4%). La schiuma, bassa e piuttosto grossolana, è gestita da un’effervescenza poco sostenuta. Il malto caratterizza sottilmente sia l’aroma che il sapore. Il corpo appare abbastanza leggero, nella sua trama acquosa. Per un tempo di fermentazione e un periodo di maturazione più lunghi rispetto a quelli della maggior parte dei prodotti neozelandesi, il gusto si rivela aspro, quasi pungente, con in sottofondo un’amabile secchezza che si protrae sino alla fine, lasciando la bocca asciutta e pulita.
DB Export Gold, export di colore biondo dorato (g.a. 4%); di larga diffusione nel Paese. La forte effervescenza genera una schiuma vaporosa ma di rapida dissoluzione. L’aroma è lievemente segnato dal malto, che compare anche nel gusto, ma in maniera così delicata da conferire una freschezza quasi neutra al palato. Al finale secco e amaro, tiene dietro un discreto retrolfatto alquanto astringente con le sue note di luppolo erbaceo.
Taranaki Draught, lager di colore ambra scuro (g.a. 4%). Conserva il nome dell’azienda scomparsa. La carbonazione appare medioalta; la schiuma, alquanto scarsa. All’olfatto si distinguono profumi fruttati di luppolo che convivono con meno intensi sentori di malto. Il corpo, medio-leggero, possiede una consistenza pressoché acquosa. Il gusto rivela un carattere amabile di malto su base perfettamente secca. Nel finale spunta un debole luppolo di cui resta il segno nella sufficiente persistenza retrolfattiva. Siamo in presennza di un prodotto fresco e particolarmente dissetante.
Tui East India Pale Ale, a dispetto della denominazione, è una lager di colore biondo rossiccio (g.a. 4%). Continua a essere prodotta nello stabilimento di Mangatainoka. È molto diffusa nella zona di Hawke Bay e altrettanto gradita dagli aborigeni. La carbonazione è superiore alla media; la spuma, non così abbondante, tanto meno stabile. L’aroma si schiude distintamente maltato, con qualche accenno di caramello e agrumi. Il corpo, molto leggero, presenta una consistenza tra oleosa e acquosa. Nel gusto, delicato e pulito, il cereale tende a sopraffare il rampicante. Anche il retrolfatto porta l’impronta del malto, dopo il breve finale segnato da un certo amarore da luppolo.
Monteiths Black, schwarzbier di colore nero (g.a. 5,2%); realizzata con cinque tipi di malto, sia in cristalli che di varietà scura. La schiuma, sostenuta, cremosa, è gestita da una buona effervescenza. Nell’aroma domina il malto torrefatto. Il corpo, piuttosto sottile, ha una trama leggermente scivolosa. Il gusto appare gradevolmente orientato al dolce, tra note contrastanti di malto scuro e orzo tostato. Il finale propone un delicato amarognolo che, nel retrolfatto, diventa persistente sensazione asciutta di caffè.
Monteiths Original Ale, amber ale di colore ambrato scuro (g.a. 4%); fabbricata in base a una ricetta originale degli anni ‘60 del secolo XIX. La scarsa carbonazione genera una spuma altrettanto scarsa che si dissolve in poco tempo. L’aroma si apre con un luppolo fresco e persistente, concedendo ampio spazio a sentori di fieno, caramello, nocciola, malto tostato, avena. Il corpo, da leggero a medio e di trama piuttosto granulosa, sostiene un gusto dolce di malto dai richiami speziati su fondo asciutto. Il finale risulta abbastanza lungo, e amarognolo. Il retrolfatto accenna vagamente al luppolo.
Mako Special Bitter, lager di colore bruno (g.a. 2,5%); la più popolare nel suo genere sul mercato interno. L’aroma si diffonde con tenui ma duraturi profumi fruttati e di malto. Il corpo, molto sottile e di consistenza acquosa, asseconda un gusto fresco e vivace di cereali dalla delicata dolcezza e con un accento di fumo. Il finale apporta una certa secchezza da cui emerge, nel retrolfatto, una punta di amaro.