Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Cincinnati, Ohio/USA
Nel 1853 l’immigrato bavarese Christian Moerlein fondò nel quartiere di Cincinnati Over-the-Rhine, densamente popolato da tedeschi e tedeschi-americani, la Christian Moerlein Brewing Co. appunto. Questa azienda era arrivata a rientrare tra i 10 più grandi produttori di birra americani; ma nel 1919, col proibizionismo, dovette chiudere i battenti.
Nel 1981 il marchio Moerlein fu rilanciato dalla Hudepohl Brewing Company, fondata, sempre a Cincinnati, nel 1885 da Ludwig Hudepohl, figlio di immigrati anche loro di origine bavarese.
Nel 1986, in difficoltà, la Hudepohl Brewing Company si fuse con la Schoenling Brewing Company, sorta nel 1934, con la fine del proibizionismo. L’anno successivo, tutta la produzione fu trasferita nello stabilimento di Schoenling, mentre veniva chiuso quello di Cincinnati.
Alla fine del 1997 la società fu venduta alla Boston Beer Company che, due anni dopo, decise di limitare le sue attività alla produzione di sidro e tè freddo vendendo quindi la Hudepohl-Schoenlin Brewing Co. alla Crooked River Brewing Company di Cleveland, diventata successivamente Snyder International Brewing Group.
Nel 2004 un veterano di successo nel settore delle bevande, Gregory Hardman di Cincinnati, acquistò da Snyder International Brewing Group i marchi e le ricette di Christian Moerlein, riportando nella propria città la Christian Moerlein Brewing Co.
Nel 2006 la Christian Moerlein Brewing Co., insieme a un gruppo di investimento privato, comprò tutte le marche rimanenti e ricette della Hudepohl-Schoenling Brewing Co., nonché tanti altri marchi storici di Cincinnati.
Nel 2010, con l’acquisto dell’ex fabbrica di birra e casa del malto John Kauffman, a pochi isolati dal sito originale della Christian Moerlein Brewing Co., sorse la nuova Hudepohl-Schoenlin Brewing Co., che divenne una consociata interamente controllata da Christian Moerlein Brewing Co. E, per la vigilia di Capodanno, vide la luce la prima birra (oggi fuori produzione), Christian Moerlein 1861 Arnold’s Porter, elaborata in onore di Anold’s Bar and Grill di Cincinnati per il suo 150° anniversario.
Little Kings Cream Ale, tradizionale cream ale americana, di colore dorato chiaro e dall’aspetto nebuloso (g.a. 5,5%); realizzata a bassa fermentazione. La carbonazione è piuttosto pesante; la corona di spuma, di un bianco abbagliante, non dura tanto, ma lascia i segni di una buona allacciatura al bicchere. L’aroma, fresco, intenso, pulito, evidenzia piacevoli odori di malto granuloso, panna, biscotti, pane dolce, luppolo floreale, mais, lievito fruttato, fieno bagnato. Il corpo, medio-leggero, ha una morbida trama cremosa che avvolge deliziosamente il palato. Il gusto possiede la corposità di una birra inglese e l’amabile facilità di beva di una birra chiara: il malto biscotto, che funge da base completamente secca, spiana la strada a note, prima, dolcemente fruttate, poi, aspre e amarognole di luppolo terroso. Nella quasi neutralità del corto finale aleggia una remota suggestione floreale. Il retrolfatto, addirittura sfuggente, sa solo regalare un pizzico di lievito fruttato in una consistenza burrosa.
Hudepohl Classic Porter, brown porter di colore marrone scuro con riflessi rossastri e dall’aspertto opaco (g.a. 5%). Con una carbonazione da leggera a moderata, la spuma beige, sottile e cremosa, non dura a lungo e lascia un minimo pizzo lungo il vetro. Malto tostato e caramello bruciato, uvetta e zucchero di canna, noci e nocciole, cioccolato al latte e caffè torrefatto, tabacco secco e foglie morte, nonché un tenue erbaceo, allestiscono un bouquet olfattivo di elevata intensità e finezza attraente. Non sono però all’altezza dello stile il corpo piuttosto scarno e la sua consistenza molto acquosa. Il gusto mostra buona corrispondenza con l’aroma, aggiungendovi note forti di caffè, dolci di pera, acri di pane, e semi di zucca tostati; in particolare, si avverte un luppolo terroso, del tutto assente al naso ma che avvolge completamente il palato. Il finale si presenta con una media dolcezza e una durata modesta. Abbastanza lungo risulta invece il retrolfatto, con suggestioni alquanto piccanti, prima, e di un amarissimo cioccolato fondente, poi.