Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Amherst, Wisconsin/USA
Microbirrificio nato nel 1997, ma a Junction City. Fu opera degli amici Mike McElwain e Jerome Ebel che, per mancanza di mezzi, dovettero adattare il vechio impianto di un caseificio in uno stabile che, nel 1920, era stato la sede di una concessionaria Ford. Addirittura distribuivano personalmente i loro prodotti nel Wisconsin.
Paul Graham, all’epoca ancora un homebrewer, fu chiamaro inizialmente a dare una mano part-time. Ma, in capo a sei mesi era lui a gestire tutta la fase produttiva.
Nel 2003 Paul Graham e il socio Anello Mollica, ottenuto credito dalle banche, poterono rilevare il birrificio.
Nel 2007 avvenne addirittura il trasferimento a Amherst, con un nuovo impianto da 17 ettolitri che, nel 2016, fu sostituito da un altro da 60.
Oggi la produzione viaggia sui 18 mila ettolitri l’anno; mentre il 35% è costituito dalla gamma delle birre barricate, chiamata Brewer’s Reserve. Basta considerare che la Central Waters possiede oltre 5 mila botti usate. Le imperial stout invecchiate in botti di bourbon, il fiore all’occhiello della casa, sono birre stagionali per i mesi più freddi dell’anno che vanno ogni volta a ruba.
C’è invece da sottolineare gli sforzi ambientali compiuti dal birrifico, come l’approvvigionamento di ingredienti locali, l’utilizzo dell’energia solare per riscaldare l’acqua nel processo produttivo, il confezionamento con materiali riciclati. Infatti la Central Waters fu il primo birrificio del programma Green Tier del Wisconsin per le imprese ed è l’unico birrificio a far parte del programma Green Masters dello Stato, riservato solo alle imprese più attente all’ambiente.
Central Waters Rift, americam IPA di un intenso colore dorato e dall’aspetto fosco (g.a. 6,5%); luppolizzata con Simcoe, Citra e Amarillo. Il nome è un omaggio alla Great Rift Valley keniana nella quale vivono almeno cinque specie di aironi, animale presente su tutte le etichette del birrificio. La carbonazione è moderata; la schiuma bianca, di modeste dimensioni, comunque fine, soffice, pannosa, di buona durata e minima allacciatura al vetro. L’olfatto non è certo esplosivo, ma regge bene con i suoi profumi erbacei e floreali, nonché di malto biscotto, agrumi, frutta tropicale (papaia, melone, mango), caramello, pane vecchio, aghi di pino, luppolo fresco. Il corpo medio ha una tessitura tra acquosa e oleosa. Morbido, gradevole e con l’alcol ben integrato, il gusto propone, a sua volta, malti caramellati, frutta tropicale, zucchero, albicocche, crosta di pane bianco e, a contrasto, pino, resina, scorza di agrumi, luppolo floreale e resinoso. Il finale si destreggia tra uno speziato erbaceo e un secco amarore; vi aggiunge, nella sua discreta persistenza, qualche impressione terrosa il retrolfatto.
Stagionali
Central Waters Rye Barrel Chocolate Porter, imperial porter di colore nero ebano e dall’aspetto opaco (g.a. 9,5%); una speciale. Realizzata con farina d’avena e fave di cacao, invecchia in botti che hanno in precedenza contenuto whisky di segale. La carbonazione è quasi piana; la schiuma color talpa, piuttosto ricca e compatta, ma non così tenace e aderente. L’aroma è dominato dal bourbon, dalla quercia e dalla frutta sotto spirito, con qualche spunto di vaniglia; mentre gli elementi caratteristici della porter, il cacao e il torrefatto, proprio non riescono a emergere dal sottofondo. Il corpo medio tende al pieno, in una densa consistenza tra grassa e oleosa. Anche nel gusto si notano chiaramente gli effetti del passaggio in botte, con le note tipiche della porter relegate in secondo piano. E il sapore si snoda moderatamente dolce e amaro in una stupefacente morbidezza, con l’alcol che riscalda passo per passo la bevuta nella sua lunga durata. Il finale si propone con malti caramellati leggermente tostati. Segale e bourbon irretiscono abbastanza l’etanolo nella discreta persistenza retrolfattiva.
Central Waters Brewer’s Reserve Bourbon Barrel Stout, imperial stout di un intenso nero impenetrabile (g.a. 9,5%). È una birra, invecchiata in botti di bourbon, per i mesi più freddi dell’anno. La carbonazione è abbastanza contenuta; la schiuma, color caffè, non così generosa, ma sottile, compatta, cremosa, stabile e aderente. Di massima pulizia, e sotto l’egida di un fervido bourbon, l’olfatto regala eleganti profumi di prugna e uva passa, fruit cake e frutti di bosco; un po’ più nascosti, ma non men continui, sentori di malti tostati, quercia bagnata, lievito, vaniglia, cioccolato, caffè espresso, melassa, cocco arrostito. Il corpo medio tende decisamente al leggero, in una consistenza alquanto oleosa. La pulizia non manca neanche nel gusto, dove però il ritorno degli elementi olfattivi si svolge con un’intensità più spiccata, soprattutto per l’appoggio che riceve il bourbon dalla frutta sotto spirito. La secchezza del finale appare più legnosa che croccante, con un agrodolce fruttato. Malto tostato, liquirizia, cioccolato e noci animano le lunghe sensazione del retrolfatto in un mix di calore alcolico e di un lieve speziato.