Tratto da La birra nel mondo, Volume I, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Faxe/Danimarca
Nel 1856 nacque a Århus, col nome dell’antica dea romana del grano, Cerere, la Ceres Bryggerierne appunto, la prima fabbrica di birra cittadina ispirata alla produzione bavarese degli ultimi anni. Fu opera di un droghiere, Malthe Conrad Lottrup, e di due farmacisti, Niels Schack Aagaard e Knud Rescue Lien. L’anno successivo i farmacisti si ritirarono e Lottrup, rimasto solo, dovette vendere la drogheria in Vestergade, strada nel centro di Copenaghen.
La Ceres partì alla grande. Lottrup divenne presto una delle persone più importanti della città, ampliò la fabbrica e vi costruì accanto un grande edificio come sua residenza privata.
Nel 1870, a soli 55 anni, Lottrup morì; ma lasciò l’azienda in buone mani. Lars Christian Meulengracht, marito della figlia (Ingeborg Christiane), oltre che su uno straordinario talento commerciale e due lauree (conseguite a Copenaghen e a Londra), poteva contare su un lungo apprendistato proprio nella fabbrica del suocero. Pertanto la Ceres si guadagnò presto la fama di industria modello adottando, nel 1872, i primi motori a vapore e, nel 1878, un innovativo impianto per l’imbottigliamento.
Sono senz’altro da lodare anche le attenzioni rivolte, in tempi così precoci, allo status dei dipendenti: la concessione di orari elastici; l’istituzione della mensa, di ampi spazi verdi intorno alla fabbrica. E, nel 1888, all’Esposizione Nazionale di Copenaghen, la Ceres ottenne il primo importante riconoscimento, l’elogio con medaglia per la doppio malto.
Nel 1898, cinque anni prima della sua morte, non avendo figli, Meulengracht, per garantire il futuro della società, tramite la fusione di varie birrerie danesi, creò una nuova grande azienda, la Østjyske Bryggerier che, nel 1914, ebbe la nomina di “fornitore della corte reale”.
Nel 1976 problemi economici dovuti alla diminuzione delle vendite portò alla fusione con altre due fabbriche dello Jutland, la Thor e la Urban. Nacque una vera e propria holding, la Jyske Bryggerier.
Nel 1850 a Randers (a 35 chilometri da Århus) lo svedese Johan Peter Lindahl fondò la Synnestvedts Bayerske Olbryggeri che, nel 1873 prese il nome di Thor Bryggerierne.
Originariamente erano due fabbriche di birra concorrenti di Ålborg: Hvidtølsbryggeriet Urban, fondata nel 1860 da Chr. W. Christensen, e Bajerskølbryggeriet Limfjorden del 1880. Nel 1889 si fusero col nome di Urban-Ålborg Aktie-Bryggerier.
Seguì, nel 1989, l’integrazione con la Faxe, da cui il nome Faxe Jyske. L’anno dopo il quartiere generale venne fissato a Faxe.
Nel 1901 Conrad e Nikoline Nielsen fondarono, a Fakse, la Faxe Dampbryggeri. Alla morte del marito, nel 1914, Nikoline prese in mano le redini dell’azienda con insospettabile professionalità. Dopo aver cambiato il nome in Faxe Bryggeri, dal 1920 iniziò a produrre ale leggere e bibite gassate.
Col crescente successo di vendite, cominciò a scarseggiare l’acqua. Nel 1930 fu scavato un pozzo a 80 metri di profondità. L’acqua era eccellente: subito Nikoline prese a sfruttarla come acqua minerale e per la produzione di forti lager.
Nel 1945 Nikoline andò in pensione. Subentrarono i tre figli che, nel 1956, trasformarono l’azienda in società per azioni. Nel giro di tre anni, morirono tutti e tre i fratelli. Nel 1960 divenne capo della Faxe Bryggeri il nipote di Nikoline, Bent Bryde-Nielsen, che, non solo lanciò nuovi prodotti, introdusse anche nuovi principi di marketing e distribuzione.
Nel 1990 Faxe Jyske comprò dalla Whitbread l’inattiva Higsons (ex Robert Cains Brewery) di Liverpool, che, nonostante avesse ripreso il nome originario, non riuscì a conquistare il mercato del Regno Unito. Pertanto nel 2002 la vendette ai fratelli asiatici Ajmail e Sudarghara Dusanj che addirittura, nel 2013, fecero bancarotta.
Nel 1992 Faxe Jyske cambiò il nome in Bryggerigruppen. Intanto, nel 1986, aveva chiuso la fabbrica di Ålborg, sul cui sito sorse il Parco Urbano.
Il Bryggerigruppen, nel 1998, fu quotato alla borsa di Copenaghen. Nel 2000 si fuse con la Albani Bryggerierne. Nel 2001 acquistò due grandi fabbriche di birra in Lituania, Tauras e Kalnapilis.
Nel 2003 chiuse la fabbrica della Thor, trasferendo la produzione a Århus. Nello stesso anno un accordo con la Heineken gli consentì di produrre e commercializzare in Danimarca la birra del colosso olandese.
Nel 2004, di fronte allo strapotere della Carlsberg, stipulò con la svedese Spendrup’s e la norvegese Hansa un’alleanza strategica destinata a investire, dopo l’iniziale cooperazione nell’ambito del marketing e degli acquisti, gli assetti azionari. Acquistò, in Lettonia, CIDO Grupa, il più grande produttore di bevande analcoliche, e le birrerie Lacplesa e Livu.
Alla fine, nel 2005, il Bryggerigruppen, per conferire una maggiore internazionalità al proprio nome, si ribattezzò Royal Unibrew. Nello stesso anno comprò la fabbriche di birra polacche Brok e Strzelec e, nel 2007, sempre in Polonia, la birreria Łomża.
Poi la crisi finanziaria internazionale mise in difficoltà anche la Royal Unibrew che, nel 2008, fu costretta a chiudere la fabbrica di Århus e vendere il sito a una società di costruzione per la realizzazione di un nuovo quartiere cittadino. La produzione della Ceres fu quindi trasferita presso la Albani e la Faxe.
Nel 2013 fu rilevata la finlandese Hartwall.
Oggi la Royal Unibrew è la seconda più grande azienza birraria in Danimarca. La produzione annua è di 4,8 milioni di ettolitri, con una quota di mercato di circa il 25%.
Quanto alle partecipazioni, mantiene quelle che aveva in precedenza nei due gruppi minori danesi Bryggerigruppen e Albani Bryggerierne. Ha poi il 25% nella norvegese Hansa Borg Bryggerier e un’altra partecipazione nella polacca Perla Browary Lubelskie.
Suo marchio strategico di esportazione è Royal, creato dalla Ceres. Seguono i marchi Ceres di birre forti (alcune con influsso inglese, come la Stout; altre, in particolare le lager, ispirate chiaramente alla tradizione tedesca) e Faxe, anche quest’ultimo conosciuto all’estero per le sue forti birre.
Royal Stout, stout di colore marrone scuro, quasi nero (g.a. 7,7%); dall’evidente influsso britannico, anche se realizzata a bassa fermentazione. L’effervescenza è piuttoso bassa; la schiuma, di un invitante color nocciola, fitta, cremosa, e sufficientemente durevole. La tostatura del malto si fa presto notare dai toni caldi dell’aroma, non senza qualche accenno di uvetta, noci, zucchero di canna, liquirizia. Il corpo ricco, generoso, di consistenza un po’ appiccicosa, alimenta un gradevole gusto amaro e secco, che sfocia tra note di torrefazione. La stessa gradevolezza, si riscontra nel retrolfatto, qui però con impressioni di caffè.
Ceres Bering Bryg Havskum, miscela di stout e lager color mogano (g.a. 5,5%). Birra già pronta, per venire incontro ai gestori dei pub danesi assillati dalla domanda diffusa della “cinquanta e cinquanta”, metà stout e metà lager con aggiunta di limone e rum. È dedicata all’esploratore danese Vitus Johansen Bering il quale nel 1728 dimostrò che Asia e America sono separate da uno stretto di mare a cui fu dato il suo nome. Con una morbida carbonazione media, la spuma beige emerge minuta, cremosa. L’aroma si libera fortemente fruttato e leggermente acido, con evidenti richiami di rum e di limone. Il corpo, molto sottile, presenta una tessitura oleosa. Il gusto si rivela abbastanza dolce, con note di malto, caramello, mais, confettura di frutta. La finitura è di un intenso agrodolce. Impressioni di rum e di limone indugiano nella persistenza del retrolfatto con un accento di frutta scura secca.
Royal Strong Ale, doppio malto di colore giallo oro carico (g.a. 7,7%); il prodotto di punta. In questo caso il termine ale ha il significato generico di “birra”. Infatti Strong Ale è la denominazione usata per l’export. Per il 150° anniversario della fondazione dell’azienda (2006) fu proposta in edizione limitata da collezione, con la bottiglia interamente ricoperta da un velo dorato. Di recente invece è stata creata, per il canale HoReCa, la versione Kiss, più morbida e delicata (g.a. 6,5%). Con un’effervescenza moderata, la schiuma media non ha tanta stabilità. Il delicato aroma di luppolo evidenzia deboli accenni di malto. Il corpo rotondo, e supportato dalla prorompente forza alcolica, può mettere in bella mostra tutto il proprio equilibrio. Il gusto pieno e morbido, subito dopo l’attacco di malto, prende note amarognole piuttosto pronunciate che permangono fino al retrolfatto, lungo e completamente asciutto.
Royal Export, export di colore biondo dorato e dall’aspetto limpido (g.a. 5,4%); elaborata secondo la tradizione tedesca. Quantunque moderata, l’effervescenza dà vita a una ricca schiuma di pregevole tenuta. L’aroma è netto di malto e di luppolo erbaceo, con qualche debole sentore di tostature. Il corpo, medio-leggero, ha una consistenza acquosa. Il gusto pieno si snoda maturo e amabile assumendo però, verso la fine della corsa, amare note di luppolo che conferiscono al prodotto una piacevole bevibilità. Il bilanciamento aromatico tra cereale e amaricante viene dai più definito “di ottima fattura”.
Royal X-Mas Hvid, lager di colore oro paglierino (g.a. 5,6%). È un’offerta natalizia. Presso i collezionisti, alcune annate raggiungono quotazioni vicine a quelle dei vini di gran pregio. Con una carbonazione media, la spuma emerge fine, densa e tenace. L’aroma si libera con un luppolo acuto, tra sentori meno intensi di caramello, malto dolce, cereali, foglie, tostature, liquirizia. Il corpo sottile presenta una trama fra oleosa e acquosa. Il gusto tende al dolce, ma è ben ammorbidito dall’amaro elegante del solito luppolo. Il finale asciuga il palato e introduce un breve retrolfatto cordialmente alcolico.
Ceres Red Erik, strong lager di colore ambrato con riflessi rubino (g.a. 6,5%); prodotto di gran successo. Viene offerta in bottiglia di vetro neutro per far risaltare le sfumature. Con allusione alla forza alcolica, prende il nome da Erik il Rosso, condottiero e navigatore normanno che, intorno al 985, si insediò per primo in Groenlandia battezzandola Grönland (cioè “terra verde”). Con una media effervescenza, la ricca spuma fuoriesce compatta e stabile. Nell’intensità olfattiva elevata sono percepibili anche lievi sentori di malto. Il corpo si rivela pieno e vigoroso, con il calore dell’etanolo che avvolge soavemente il palato in una tessitura da grassa a oleosa. Il gusto regala una miriade di sensazioni, dal dolciastro all’amaro. Il finale sa di caramello bruciato. La persistenza retrolfattiva è discreta, all’insegna di un piacevole amarognolo.
Ceres Top Pilsner, premium pils di colore giallo paglierino (g.a. 4,6%). L’effervescenza media esibisce subito un elegante perlage. L’aroma si sviluppa essenzialmente con freschi e pungenti sentori fruttati. Il corpo, da leggero a medio, rivela una particolare fluidità. L’abbondante luppolizzazione conferisce al gusto una “sapiente” mistura dolceamara. Il finale asciuga la bocca. Il retrolfatto sa di luppolo amaro, con una sfuggente sensazione metallica.
Royal Export, premium lager di colore oro pallido (g.a. 5,4%). L’effervescenza è moderata, con una spuma compatta e duratura. Al naso si espandono attraenti profumi di luppolo. Nel corpo rotondo, di consistenza oleosa, risalta un gusto asciutto e a malapena amaro. Terminata la corsa, compare una deliziosa consistenza di malto che permane nel discreto retrolfatto, lasciando la bocca perfettamente pulita.
Ceres Old 9, strong lager di un pallido giallo dorato (g.a. 9,1%); prodotta in base a un’antica ricetta danese. L’effervescenza moderata produce una spuma sottile e abbastanza aderente. La gradevole finezza olfattiva elargisce profumi erbacei e fruttati. Il corpo si propone consistente, nella sua trama grassa, e con tutto il calore dell’elevato tenore alcolico. Il gusto scorre ricco, intenso, di un amaro decisamente secco. Il retrolfatto, peraltro molto ben articolato, ha discreta persistenza.
Ceres Malt Øl, analcolica al malto di colore marrone scuro con sfumature rubino (g.a. 1,8%). Col suo elevato valore energetico, costituisce una risposta adeguata alle nuove esigenze di consumo. L’effervescenza è media; la schiuma beige, fine e cremosa. L’aroma si libera abbastanza dolce, con sentori di malto, caramello, pane di segale, zucchero, sciroppo, melassa, frutta secca, non senza qualche richiamo di cioccolato e vino rosso. Il corpo sottile presenta una consistenza acquosa e pressoché appiccicosa. Anche in bocca prevale la dolcezza, e le sensazioni sono le stesse che ha avvertito l’olfatto. Il finale apporta una ventata vagamente amara, che il corto retrolfatto ribadisce nelle sue impressioni di bruciato.
Royal Weiss, hefe weizen di scuola bavarese, di colore oro pallido e dal tipico aspetto velato (g.a. 4,8%). Chiaramente costituisce un prodotto di nicchia rispetto all’intera gamma dell’azienda. Presenta un’effervescenza piuttosto sostenuta; spuma bianca alta e di sufficiente durata; aroma dolce ed elegante nella sua acutezza, con sentori fruttati, di malto, lievito, grano, scorza d’arancia, banana matura, chiodi di garofano; corpo da sottile a medio e di trama molto acquosa; gusto di malto mediamente dolce e leggermente acido; breve finitura secca e morbida; retrolfatto che richiama una rinfrescante punta di acidità.
Royal Selection, strong lager di colore dorato limpido (g.a. 7,7%); in precedenza conosciuta come Ceres Dansk Dortmunder. La spuma bianca, di medie dimensioni e con qualche allacciatura, è gestita da una carbonazione alquanto piatta. L’aroma si libera con delicati sentori dolci di malto, cereali, mele, pane bianco, bacche. Il corpo palesa una solida struttura, supportata dalla forza travolgente dell’elevata alcolicità. Il sapore pieno, pastoso di malto scorre in giusto equilibrio con l’amarore del luppolo. Ed è quest’ultimo a marcare risolutamente il retrolfatto, dopo un evanescente finale fruttato con impressioni di zucchero d’orzo.
Faxe Premium, premium lager di colore paglierino chiaro quasi dorato (g.a. 5%). L’effervescenza presenta una morbida consistenza. La spuma viene fuori sottile, compatta, duratura. L’aroma è elegante nella sua “sapiente” luppolizzazione, con qualche accenno di orzo, agrumi, lievito. Il corpo, da medio a leggero e di una tessitura acquosa, si esprime con un gusto di malto ma piuttosto secco. La gradevole sensazione del cereale che compare anche a fine corsa permane nel sufficiente retrolfatto, quasi a tenere lontana la nota piccante e amara che fa capolino con insistenza.
Faxe Pilsner, pilsner di colore giallo dorato (g.a. 4,7%). Si pone a metà strada fra la lager e la pilsner: è il risultato evoluzionistico dell’antica tradizione brassicola danese, con maggiore secchezza della lager ma minore luppolizzazione della pilsner. Con una media effervescenza, la schiuma si alza fine e ostenta notevole stabilità. L’aroma è caratterizzato da penetranti sentori fruttati, col luppolo quasi alla finestra. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza un po’ acquosa. Il sapore si rivela pieno, vivace, però di un’asciuttezza che lascia la bocca completamente pulita e con una vaga impressione amarognola.
Faxe Fad, premium lager di colore dorato pallido (g.a. 4,6%). Versione alla spina (fad vuol dire appunto “alla spina”), non filtrata. Negli anni ‘70 del secolo XX si fece un enorme seguito di appassionati; e, in bottiglia, non veniva pastorizzata. La carbonazione è contenuta; la spuma, di medie dimensioni e di sufficiente durata. L’aroma si libera dolce e fruttato, con un tenue sentore di acidità. Il corpo sottile presenta una trama acquosa. Il gusto defluisce mediamente dolce e leggermente amaro, nonché con una punta di frutta acida verso la fine della corsa. Nel retrolfatto rimangono labili suggestioni di un amarore erbaceo.