Brouwerij Kees

Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Middelburg/PaesiBassi
Birrificio, nella provincia della Zelanda, aperto nel 2015.
Kees Bubberman, birraio dal 2007 presso la Brouwerij Emelisse di Kamperlande, nel 2014 decise di mettersi in proprio. Acquistò il vecchio impianto dell’inglese Magic Rock Brewing di Huddersfield, nonché sei fermentatori, e, a febbraio 2015, “sfornò” il primo lotto di East India Porter.
Con un potenziale produttivo annuo di circa 1800 ettolitri, la Brouwerij Kees ha già in catalogo oltre 50 birre. Dalle regolari, è passata pian piano agli invecchiamenti in botte, alle offerte one-shot e stagionali e, ultimamente, addirittura alle birre aromatizzate, tra cui la Kees Caramel Fudge Stout.
Kees Caramel Fudge Stout, imperial stout di colore ebano con riflessi rossastri (g.a. 11,5%); lanciata nel 2015. Utilizza caramello, cioccolato e luppoli Summit e Cascade. Con una carbonazione piuttosto contenuta, la schiuma color caffè viene fuori abbondante, cremosa e di buona durata. L’olfatto emana sentori persistenti, ma per nulla stucchevoli, di caramella mou, cioccolato al latte, gianduia, caramello, nocciola, sciroppo d’acero, zucchero candito, vaniglia, cannella. Il corpo, medio-pesante, ha una trama cremosa tendente all’acquosa. Il gusto ripropone le sensazioni avvertite al naso che però, in prossimità del traguardo, prendono una consistenza amara, di luppolo e di resina. Il finale sembra voglia prolungare a oltranza l’amarore, ma non ha lunga durata. Il retrolfatto invece si esibisce in lunghe suggestioni cioccolatose e di vaniglia, avvolte in un denso, cordiale, alone alcolico.
Kees American Barley Wine, barley wine di colore ambra scuro/rosso rubino e dall’aspetto leggermente velato (g.a. 11,5%). Con un’effervescenza quasi piana, la spuma beige chiaro esce bassa, cremosa e di rapida dissoluzione. Luppolo e malto si equilibrano nella fragranza dell’olfatto, non soffocando comunque i tenui sentori di caramello, pane dolce, toffee, agrumi, resina di pino. Il corpo consistente, e di trama grassa tendente all’acquosa, imbriglia bene la scalpitante forza alcolica che accarezza il palato languidamente. Nel gusto, l’accento deciso del luppolo cozza contro la struttura asciutta e succosa del malto; ma riemerge alla fine della lunga corsa, tra note floreali. Le persistenti impressioni retrolfattive sono dominate dall’alcol intriso di un seducente amarognolo resinoso.